Il mensile di informazione e approfondimento che
intende riunire culturalmente il nostro Paese nel pieno rispetto di tutte le sue tradizioni, vocazioni e ispirazioni ideologiche e politiche.
diretto da Vittorio Lussana
Area Riservata
26 Aprile 2024

1966: vince l'Inghilterra grazie a 'sviste' e aiuti sospetti

di Gaetano Massimo Macrì
Condividi
1966: vince l'Inghilterra grazie a 'sviste' e aiuti sospetti

L’ottava edizione della Coppa viene assegnata, tra mille polemiche, all’Inghilterra, che organizza il torneo. La storica precisione britannica viene scalfita da due differenti episodi: la 'Vittoria alata' risulta prima smarrita, poi ritrovata grazie al cane Pickels; i 'maestri' vincono grazie a sviste sospette in alcune partite. Emblematico il gol 'fantasma' nella finale. L’Italia, sicura di sé, viene eliminata al primo turno da un ‘dentista’ coreano

"Vinceremo i mondiali del 1966", dichiara convinto il ct inglese Ramsey. Un impegno gravoso per quelli che, autoproclamatisi i maestri del calcio, finora hanno sempre rimediato figuracce ‘mondiali’. Questa volta, però, la Coppa si gioca in casa e, quindi, come consuetudine, si può sperare in qualche ‘aiuto’ esterno. Il designatore degli arbitri è quell’Aston che 4 anni prima ha diretto Cile-Italia pessimamente, dimostrandosi un fischietto molto ‘malleabile’. Ed è tutto dire. Il capo della Fifa è l’inglese Stanley Rous, ex arbitro della contea di Suffolk. E, guarda caso, il sorteggio tenutosi nell’epifania del ’66 per la formazione dei gironi viene ‘pilotato’ in modo che i 'leoni' inglesi non debbano scontrarsi subito col Brasile e che la possibile finale possa giocarsi, come poi sarà, tra Inghilterra e Germania. L’imperativo, quindi, è vincere. Inizialmente, le certezze di Ramsey sembrano ambiziose, visti i risultati di gioco nelle ultime sfide premondiali dei 'bianchi'. Il passaggio al più moderno schema 4-2-4 non è stato ancora assimilato, come testimonia l' 1-5 contro il Brasile. Un cambio di uomini in corsa, tuttavia, imprimerà nuova linfa  e vigore alla squadra. Le giacchette 'nere' faranno il resto. Il mondiale di Inghilterra ’66 non è soltanto quello della doppia ‘prima volta’ inglese (prima volta come organizzazione e prima e unica come vincitrice), ma passa alla Storia anche per altri avvenimenti. È la manifestazione del gol 'fantasma' di Hurst nella finale contro la Germania; quella della rete del ‘dentista’ coreano che manda a casa i nostri; o, ancora, è l'edizione della prima 'mascotte', il leoncino Willie. Non da ultimo, ė pure il mondiale della Rimet rubata e poi ritrovata dal cagnolino Pickels. Nel Paese famoso per la precisione si svolge un torneo contornato da molti episodi ‘irrituali’.


FASE A GIRONI –
L’inizio è il solito, con i gironi all’italiana: 4 squadre, passano le prime due. In caso di parità si calcola la differenza reti. Edmondo Fabbri guida gli Azzurri circondati da una vena di ottimismo. Fabbri è colui che ha traghettato il Mantova in A con un gioco incantevole. Per proprietà transitiva, tutti ora si attendono una bella Nazionale. Oltretutto, in campo europeo e a livello di club stiamo dettando legge: due squadre italiane, Milan e Inter, hanno vinto le ultime tre Coppe dei Campioni. Quando sbarchiamo sull’isola britannica, nessuno sospetta che ci perderemo nella nebbia londinese. Il 13 luglio, ironia della sorte, inauguriamo il Roker Park a Sunderland contro il Cile, che 4 anni prima ci ha rispedito a casa a calci e pugni. Mazzola e Barison bastano a scacciare i brutti fantasmi, ma altri, forse peggiori, stanno per fare la loro apparizione. Tre giorni dopo perdiamo 1-0 contro l’URSS, che, comunque, era tra le favorite. Fabbri si fa i calcoli e pensa di schierare una formazione per non 'prenderle' dai forti sovietici. Il pareggio ci andrebbe bene. La matematica del risultato, ahinoi, ci mette in difficoltà. Il nostro passaggio ai quarti adesso dipende dall’esito contro la Corea del Nord: una squadra davvero modesta. Entrambe le squadre hanno 2 punti e, anche in caso di parità, la differenza reti agevola l’Italia. Questo ci risolleva il morale. Andiamo a giocare contro "una squadra di Ridolini", come scrive Valcareggi sulla stampa. E Gianni Brera si dice pronto a cambiare mestiere se non dovessimo vincere. Questo è il clima con cui ci accostiamo alla partita. A Middlesbrough, purtroppo, va invece in scena la giornata più 'nera' del calcio italiano. E dire che il mister coreano è stato profetico: “Siamo convinti di riuscire a qualificarci ai quarti di finale assieme all'URSS”, quindi “non sottovalutateci”. La stampa 'nostrana', invece, continua a scrivere pagine su pagine di ironia in salsa asiatica. Sul campo, gli azzurri sono spavaldi e sprecano almeno tre azioni propizie. Finché, arriva la punizione inaspettata: Pak Doo Ik, un istruttore di ginnastica e caporale di leva che per premio verrà diplomato come odontotecnico, approfitta di uno svazione difensivo italiano e infila la nostra porta al 42’. Finisce 1-0 e, ancora una volta, salutiamo anzitempo il mondiale. Per noi è il giorno più buio, esasperato dalla “notte dei pomodori” all'aeroporto di Genova. Per gli eroi coreani, il ritorno in patria riserverà una sorte ben peggiore: il lavoro nei campi e la segregazione nei Gulag. Sul fronte inglese, i 'leoni' si qualificano senza troppe difficoltà. Il successo dei padroni di casa, a parte qualche ‘aiutino’ che ormai sta diventando una consuetudine per chi organizza il mondiale, è merito dell’inflessibile Ramsey. Il ct è un sostenitore del gioco di squadra e, quando decide di prendere per mano la nazionale, tende a eliminare ogni velleità dei singoli. Lentamente riusce a plasmare un gruppo sulla base delle sue idee. A illuminare la squadra ci pensa Bobby Charlton. Tutto il resto è in mano ai muscoli e all'agonismo dei suoi compagni. Il cammino inizia con un pareggio contro l’ostico Uruguay. Le altre del girone, Francia e Messico, non sono all’altezza e lasciano il passo. Il lavoro di Ramsey si vede anche in difesa, l’unica a rimanere imbattuta in questa fase: è una vera e propria 'roccaforte', la porta inglese, che rimarrà tale sino alla semifinale. La Spagna, altra favorita, chiude il girone al penultimo posto, poco sopra la Svizzera. L’unica vittoria avviene proprio contro gli elvetici, ma deve arrendersi ai tedeschi del 'Kaiser', Franz Beckenbauer e all’Argentina. Contro quest’ultima segna solo per un autogol di Roma: si torna a casa con tanta delusione. Il Brasile gioca secondo le attese, rispetta il 'copione' e vince facile contro la Bulgaria, con i soliti Pelé e Garrincha. Poi avviene un imprevisto che nessuno si aspetta: si infortuna nuovamente 'O’Rey', quasi una maledizione legata alle sue partecipazioni ai mondiali. Questa volta non si trova nessun vero leader che lo sostituisca e le successive partite sono un tracollo: 3-1 contro l’Ungheria e il Portogallo. I cugini portoghesi, invece, si elevano a primi in classifica, sfoderando un campione come Eusebio, che qualcuno definisce il Pelé europeo. Il Portogallo è l’unico, insieme all’Urss, a chiudere a punteggio pieno nel proprio girone.

QUARTI/SEMIFINALE – I quarti si aprono con una sfida dall’importanza storica: Inghilterra vs Argentina, in cui gli inglesi passano in vantaggio con Hurst al 78’, segnando in offside. Prima del gol, era l’Argentina a intessere la trama di gioco. I bianchi compiono solo qualche sortita dalle parti della difesa biancoceleste. L’arbitro ci mette del suo espellendo il capitano Rattin, reo di averlo guardato in maniera irrispettosa. Gli ospiti si scaldano, nasce una rissa e l'atmosfera in campo diviene concitata. Al termine della gara, gli inglesi coniano per gli argentini l’appellativo “animals”, per il loro gioco troppo agonistico. Stampa e pubblico lo ripetono a ogni occasione. Da quel momento, tra i leoni inglesi e gli animals sudamericani il fuoco della rivalità non cesserà mai di spegnersi. Nel cammino dei padroni di casa, a questo punto, si trova il Portogallo di Eusebio, che ha ribaltato un pesante parziale di tre gol a zero contro la Corea, nel definitivo 5-3. Il poker di Eusebio spegne i sogni di gloria dei coreani e regalerà al bomber il titolo di capocannoniere. Contro l’Inghilterra, però, è un’altra musica: la 'stella' Bobby Charlton, prima al 30’ poi all’80’, chiude il cammino dei portoghesi. A nulla vale il rigore realizzato da Eusebio a 8 minuti dal termine. I 'maestri' arrivano in finale. Sulla parte bassa del tabellone, la Germania ha liquidato 4-0 l’Uruguay, ultima sudamericana rimasta e passa con un meno eclatante 2-1 sull’Urss. Il secondo gol di Beckenbauer è davvero spettacolare: un tiro da 20 metri che il 'Ragno nero' Jascin non vede, rendendo più manifesta la supremazia del 'Kaiser' tedesco. In entrambe le gare, è evidente che l’arbitro fischi con meno fervore i falli contro i tedeschi.

FINALE
– Il 30 luglio, a Londra, nello stadio di Wembley, oltre 93 mila spettatori sono pronti ad assistere allo spettacolo della finale. Il tifo inglese sovrasta i 20 mila tedeschi giunti per sostenere la propria squadra. I giocatori teutonici però, si dimostrano all’altezza della loro fama di ‘ossi duri’ e non si lasciano intimidire dall’ambiente. Beckenbauer dovrebbe ispirare la loro manovra, ma sia lui, sia il fulcro della regia inglese, Bobby Charlton, si imbrigliano a vicenda, annullandosi. La partita, dunque, si svolge su un altro piano, meno spettacolare. Con un tiro dai 16 metri apre le danze Haller al 13’. Gelo tra il pubblico inglese, che riprende a incitare la squadra pochi minuti dopo: Hurst raccoglie un passaggio di Ball e batte Banks. “England, England” è la voce in coro sugli spalti. L’incontro, tuttavia, non si sblocca. Più i minuti passano, più le emozioni si caricano di significati: l’Inghilterra ormai detta legge nel campo musicale e del costume. Le manca la supremazia nel calcio. E se poi questo primato lo può ottenere battendo la Germania, tanto meglio. Solo vent’anni prima i tedeschi sono stati acerrimi nemici degli inglesi sui campi di battaglia della seconda guerra mondiale. Ora, li contrappone un gioco con regole diverse, che non sempre seguono la logica del più forte. La palla rotonda, a volte, rotolando può riservare strani 'scherzi'. Al 78’ un difensore tedesco la 'svirgola', consegnandola nei piedi di Peters. Il centrocampista col vizio del gol (20 reti in nazionale) supera con un piatto il portiere Tilkowski. Tutto Wembley guarda le lancette e attende il fischio finale col fiato sospeso. Al 90’ è ormai fatta, come pensa anche la Regina Elisabetta dalla tribuna. Ma un pallone attraversa l’area inglese, davanti allo specchio della porta. Nessuno riesce a domarlo nel salto. E così a Weber, piazzato sul secondo palo, non gli pare vero di poterlo spingere in rete con una scivolata. Il pareggio rimanda le squadre ai supplementari. La ripresa è 'macchiata' da un episodio di gol-non gol: un tiro di Hurst si stampa sulla traversa interna, rimbalzando sulla linea. Il guardalinee Bachramov, di origini russe, conferma all’arbitro Dienst la rete. Forse, come qualcuno ha pensato, aveva ancora l’amaro in bocca per la sconfitta della sua Urss contro i tedeschi, aiutati dall’arbitro. Si tratta della rete più discussa di sempre negli annali del calcio. Intanto, la Germania, attonita, non reagisce più e ancora Hurst, al 120’, sigla il 4-2. I 'maestri' hanno vinto: questo è quello che conta. E la Regina può finalmente scendere dalla tribuna per congratularsi con i suoi 'leoni'. Gli Inglesi si possono fregiare del titolo di 'maestri'. Alla fine, Sir Alf  Ramsey aveva ragione: “Vinceremo noi”. E chissà se. nel dirlo, pensava al designatore Aston: quella nazionale, per la cronaca, non vincerà più nulla. 

Vincitore: Inghilterra
Capocannoniere: Eusebio (Portogallo) 9 reti


Mondiali 1966: finale Inghilterra - Germania Ovest

 

Mondiali 1966: Corea – Italia, il video del gol del ‘dentista’


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
EDITORE: Compact edizioni divisione di Phoenix associazione culturale