Flessibilità, benessere mentale e un equilibrio netto tra vita privata e lavorativa: sono questi i capisaldi che gli appartenenti alla Generazione Z (coloro nati tra la seconda metà degli anni ’90 e il 2012) pongono come ‘requisiti-chiave’ nella ricerca del proprio impiego
Una staffetta generazionale impetuosa e dirompente, per certi versi, che mira a scardinare le regole di un mercato (soprattutto quello italiano) decisamente reazionario, che non ha mai accettato di buon grado cambi di rotta, ma ha sempre proposto i medesimi modelli rodati, caratterizzati da un impegno lavorativo basato su norme, stipendi puntuali e le canoniche 8 ore in ufficio (più due di tragitto, ndr). Certezze che i nuovi 'nativi digitali' rifiutano energicamente, definendole un’eredità sgradita, appartenente a un vecchio sistema, colpevole di drenare la creatività e l’espressione individuale, nonché d’incentivare una silenziosa e mansueta esistenza routinaria e incolore.
La Ge
nerazione Z pone domande scomode, a tratti sacrileghe: “Ha senso lavorare 8 ore per soddisfare meri bisogni primari, senza badare alla propria felicità”? E’ la ricerca della realizzazione personale, infatti, a guidare questi nuovi giovani, coscienti e attenti verso un contesto che non considerano più come uno sfondo asettico, ma come un’estensione del proprio sé. Un 'mind setting' inedito, plasmato da eventi infausti come la pandemia da Covid 19 e le recenti tensioni belliche, che hanno spinto i giovani lavoratori a ripensare strutturalmente la propria vita e la propria carriera in modo diverso da come è stata proposta finora, declinando le limitate proposte di un territorio che ha poco da offrire e volgendo lo sguardo verso lidi più appetibili, raggiungibili anche virtualmente: è questa l’essenza del nomadismo digitale, una forma di lavoro da remoto, molto ambita dai nuovi lavoratori, attratti dalla possibilità di vivere esperienze all’estero mentre si lavora, possibilmente da 'freelance'.
Cambiare lavoro per trovarne un altro, in una girandola professionale che punta alla ricerca della migliore offerta in circolazione: è una tendenza denominata 'Job hopping', letteralmente traducibile come la possibilità di saltare da un posto di lavoro all’altro, accumulando esperienze da poter reinvestire in nuovi progetti. Secondo alcuni dati forniti dal portale Linkedin, la percentuale di coloro che lasciano la propria occupazione dopo una media di un anno di lavoro è aumentata del 134% rispetto al 2019. Una prerogativa che riguarda anche i 'boomers' e i 'millenials', seppur con percentuali ridotte. Rispetto ai predecessori, la Generazione Z pone molta attenzione verso l’azienda presso cui candidarsi: è fondamentale per i nuovi giovani Z assicurarsi che l’etica aziendale ponga una particolare attenzione verso la valorizzazione della diversità e del rispetto ambientale.
La realtà, tuttavia, costituisce un muro granitico, contro il quale si scontrano le numerose aspettative dei giovani: un report diffuso dalla società Randstad, uno dei principali riferimenti nell’ambito delle risorse umane, rileva la crescente difficoltà di accesso in ruoli 'entry level' per i neolaureati a causa della competizione aggressiva, della contrazione economica e dall’utilizzo, sempre più capillare, di 'bot' istruiti attraverso l’intelligenza artificiale.
Dati e statistiche confermano, dunque, come la Generazione Z desideri riversare nel mercato del lavoro i propri valori, puntando a carriere che non siano solo una fonte di reddito, ma anche un’opportunità per contribuire positivamente al cambiamento della società, sebbene le difficoltà economiche e le incertezze globali possano scoraggiare anche i più ottimisti. In questo contesto, la Generazione Z dovrà imparare a navigare tra le sue aspettative ideali e la realtà di un mercato che non sempre offre la flessibilità o le opportunità sperate. Tuttavia, se entrambe le parti riusciranno a trovare un terreno comune, il futuro potrebbe riservare un’evoluzione positiva per il mercato del lavoro, che potrebbe e dovrebbe diventare più inclusivo, più dinamico, più in grado di rispondere alle sfide globali, mediando tra valore umano e avanzamento tecnologico.
