Intervista alla vincitrice del Premio internazionale ‘Giglio Blu’, prestigioso riconoscimento fiorentino che si è celebrato nelle scorse settimane nel capoluogo toscano, in piazza Duomo
Lo scorso 6 aprile si è tenuta in piazza Duomo, a Firenze, la celebrazione del Premio di narrativa e arti culinarie ‘Giglio Blu’. La sala era gremita e il vasto pubblico attento dinanzi alla pregevole giuria. Tra i vincitori ha attirato la nostra attenzione colei che ha riportato il primo premio: la ex docente, scrittrice e poeta, Anna Gianfelici di Montorio, in provincia di Teramo, con l'opera: ‘Il cassetto di Piera’ (Duende Editore). La Gianfelici è stata insignita del premio con la seguente motivazione: “Il libro ‘Il cassetto di Piera’ di Anna Gianfelici riporta, con fantasia narrativa, un insieme di ricette della cucina marchigiana, provenienti dalla realtà, in quanto un’ava della protagonista aveva lasciato in un cassetto testi di ricette scritte a mano, preziose e quanto mai sapide e artistiche dal punto di vista della preparazione, cosicché il libro, oltre che avere un valore letterario autentico, diviene documento storico d’arte culinaria, da comunicare anche ai migliori cuochi e cuoche della civiltà contemporanea. Per questo motivo, la Giuria assegna il Primo Premio di Narrativa e Arte Culinaria Giglio Blu di Firenze – VI Edizione 2024”. Ecco cosa ci ha raccontato, a margine della premiazione, quest'autrice di opere letterarie di notevole valore.
Professoressa Anna Gianfelici, cos’ha provato nel ricevere un premio prestigioso proprio a Firenze, patria della lingua italiana?
“Per me è stato un grandissimo onore partecipare al concorso ed essere poi premiata, sia perché il Premio internazionale ‘Giglio blu’ di Firenze ha visto la partecipazione di autori importanti, sia perché esso era presieduto da persone di spessore pregevole, come il presidente Enrico Taddei della casa editrice Setteponti, oltre che dalla presidente, Lia Bronzi e da tutto il resto della Giuria, di tutto rispetto. Essere premiata proprio a Firenze, patria della lingua italiana, rappresenta un fiore all’occhiello per la carriera di ciascun autore. Tanto più per me, che per la prima volta mi sono vista attribuire un primo premio. In realtà, infatti, io non partecipo a molti concorsi: mi accontento di pubblicare e condividere sui social i miei lavori, perché mi basta avere dalla scrittura quel valore catartico che ritengo essa possieda, soprattutto se accompagnata da un inarrestabile processo spirituale dell’autore”.
Di cosa tratta, nello specifico, ‘Il cassetto di Piera’? Chi è Piera?
“Piera è una ragazza solare, colta e ambiziosa. Ecco perché, quando l’azienda di famiglia è costretta a chiudere i battenti, non si perde d’animo e decide di rimettere in gioco la sua vita, inventandosi un nuovo mestiere: un catering ‘su misura’, con menù che rispecchiano i gusti e il carattere dei clienti. Gli inizi sono difficili, ma Piera non si arrende: un giorno, nel cassetto di un vecchio comò della casa dei nonni, disabitata da anni, trova un libricino scritto a mano pieno di antiche e rare ricette. Da quel momento, il suo destino s’intreccia con quello di altri personaggi, in un susseguirsi di eventi sempre più rapido e incalzante, culminando in un finale inaspettato”.
Lei ama, nel suo quotidiano, dedicarsi all’arte culinaria? E quale regione italiana possiede la cucina migliore, secondo lei?
“Lei mi chiede se io ami dedicarmi quotidianamente all’arte culinaria. Ebbene, sì: cerco di cucinare con amore e, in questo caso, se il tempo manca, anche un semplice piatto di spaghetti aglio e olio può diventare un’opera d’arte. Per ciò che concerne la cucina regionale, ritengo che ciascuna regione abbia le sue prelibatezze e le sue tipicità: basta solo saperle scoprire. Certo, in Abruzzo e nelle Marche, in cucina ci difendiamo bene”.
Lei ha scritto diversi libri: ce ne vuole parlare?
“In realtà, ci sono diversi libri nel cassetto che non ho mai pubblicato. Come per esempio, ‘Violini d’Autunno’. Tra le opere edite, oltre a ‘Il cassetto di Piera’, ho pubblicato con Aletti Editore in molte riviste e antologie; con Artemia Nova editrice, ho fatto uscire il romanzo: ‘Giurò a Ippocrate’; e con Setteponti Editore, la silloge poetica: ‘Voli d’angelo, pietre di fuoco’. Ora andrà in ristampa ‘Il cassetto di Piera’ e, a breve, uscirà un’altra silloge poetica”.
Oggi non si è lascata tradire dall’emozione, quindi lei è avvezza a essere premiata: quali altri riconoscimenti ha ricevuto in passato?
“Proprio perché partecipo a pochi concorsi, forse, non sono poi così avvezza a essere premiata, anche se mi sono tolta diverse soddisfazioni: molte menzioni di merito da Aletti Editore, terza classificata al Premio internazionale ‘Maria Cumani Quasimodo’, il Diploma d’Onore al concorso l’Azalea di Roma (con Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone) e questo premio di oggi, forse il più importante”.
Cosa direbbe ai giovani per incentivarli a scrivere, anche di tradizioni popolari?
“Amo molto i giovani e credo di conoscerli, per il mio trascorso da docente. Ebbene, essi non amano troppi consigli e sermoni, ma hanno bisogno di essere valorizzati e incoraggiati. Perciò, mi rivolgerei a essi dicendo che crediamo in loro, che rappresentano il nostro futuro e quello della loro terra di appartenenza e che, dunque, scrivere significa consegnare alla Storia tutta la bellezza interiore e gli spunti di originalità che possiedono. Di queste cose, in una società ‘liquida’ come la nostra, per dirla con Bauman, senza il mezzo della scrittura, soltanto uno sparuto gruppo di amici ne verrebbe a conoscenza. Perciò, se volete che il mondo cambi, dovete leggere e scrivere. E scrivere molto! Mi ha fatto molto piacere questa mattina intrattenermi con voi e ringrazio lei e il direttore della vostra rivista per l’opportunità che mi avete concesso intervistandomi”.