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25 Aprile 2024

Emiliano Reali: "La letteratura è denuncia e deve gridare il più forte possibile"

di Pietro Pisano
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Emiliano Reali: "La letteratura è denuncia e deve gridare il più forte possibile"

Secondo lo scrittore romano, collaboratore culturale de ‘Il Mattino’ e dell’HuffPost, scrivere è una missione e non solo un’urgenza individuale, per seminare nuove speranze di cui il Paese ha ormai estremo bisogno

Con ‘Il seme della speranza’ (edizioni Watson, maggio 2020), lo scrittore romano Emiliano Reali riesce a proporre al lettore un ‘fantasy’ di sicuro impatto, affrontando nello stesso tempo temi importanti, che appartengono al mondo in cui viviamo: il disastro ecologico causato dall’insano sfruttamento del pianeta Terra da parte dell’essere umano; la brama di potere e il desiderio insaziabile di arricchirsi senza alcuna considerazione per il prossimo; il crimine e la prostituzione. Un universo, quello del romanzo, basato sul dualismo, il quale vede contrapporre un ‘Mondo degli spiriti e delle divinità’ a quello corrotto e imperfetto degli uomini; l’armonia e il vivere sano con la natura contro il disordine, il caos e l’irrazionalità che domina sul nostro pianeta. Conosceremo, in questo viaggio al confine dei mondi, la divinità Spirya, creatrice di tutto l’universo e regina del ‘Mondo degli spiriti e delle divinità’, il giovane Eres, spirito del sottobosco ed eroe giunto sotto sembianze umane per salvare la Terra, insieme a molti altri personaggi che sapranno di sicuro affascinare e coinvolgere il lettore. Abbiamo avuto l’occasione di parlare con l’autore, Emiliano Reali, collaboratore della pagina 'Cultura' de ‘Il Mattino’, che ha al suo attivo numerose pubblicazioni, come la ‘Trilogia di Bambi’, edita da Meridiano Zero (2015) e la raccolta di racconti ‘Sul ciglio del dirupo’ (Ded'A edizioni 2012), pubblicata in America col titolo: ‘On the edge’.

Emiliano Reali, come nasce la sua passione per la scrittura e la letteratura?

“Fin da piccolo scrivevo diari in cui mi rifugiavo. Quando mio fratello ne scoprì uno e lo fece leggere ai suoi amici creai dei codici per difendere i miei sentimenti. Mia madre dice che le insegnanti, a scuola, elogiavano i miei temi. Di ciò io non ho memoria, ma sono certo che non pensavo minimamente che sarei diventato uno scrittore: volevo giocare a pallavolo o fare il veterinario. Una mia amica, avevo ventitré anni, mi fece leggere un racconto col quale intendeva partecipare a un concorso e mi balenò in testa l’idea di scriverne uno a mia volta. Vinsi e la scintilla pian piano divampò in un incendio. Oggi, la scrittura è parte di me e non potrei vivere senza. Anche l’amore per la letteratura è scoccato da adulto: prima, leggere era una sorta di obbligo per diplomarsi o per laurearsi, un dovere più che un piacere”.

C’è qualche esperienza particolare che l’ha influenzata nella composizione del romanzo, escludendo il discorso letterario?
“Beh, fin da piccolo ho viaggiato con la fantasia con giochi di ruolo come ‘Dungeons & Dragons’. Quindi, vivevo avventure incredibili, col mago Mercurius o il druido Zibetex. Da adolescente, mi sono lanciato nel ‘fantasy dal vivo’: mi agghindavo e combattevo realmente contro orchi e banditi. Vien da sé, che nella stesura de ‘Il seme della speranza’ ho fatto rivivere quella parte di me e l’ho intrecciata con la realtà della società nella quale viviamo”.

Può spiegarci cocopertina_il_seme_della_speranza.jpgme è nato il titolo di questo suo ultimo lavoro: ‘Il seme della speranza’?
“Senza speranza, la vita sarebbe insostenibile. Aprire gli occhi e essere consapevoli di dover affrontare tutte le difficoltà che, ahimé, costellano le giornate senza il rifugio e l’ottimismo che regala un pizzico di positività non sarebbe possibile, almeno per me. Io spero, credo nei sogni e mi piace pensare che anche tante altre persone lo facciano. E con un pizzico di presunzione, basandomi sugli attestati di stima che sto ricevendo dai lettori credo che il mio libro stia seminando speranza per il Paese: oggi più che mai, se ne ha davvero bisogno...”.

Questo suo libro è stato anche adottato in molte scuole come testo per ragazzi: lei ritiene possa arrivare a un pubblico più vasto, come è il caso di molti romanzi ‘fantasy’ di grande successo?
“Il libro è stato assegnato come testo di lettura estiva da una serie di scuole e altre lo assegneranno con l’inizio del nuovo anno scolastico, ma sono rimasto sorpreso anch’io di questo risultato: scuole medie, bienni delle superiori e, addirittura, qualche quinta della scuola primaria. C’è da dire che anche molti adulti lo stanno leggendo, ridestando il ‘bambino’ che c’è in loro. Ma la sua è una domanda alla quale non so rispondere: io prendo quello che viene, impegnandomi per dare una vita splendida a questo figlio di carta e, aggiungo: i sogni sono fatti per essere sognati”.

C’è un personaggio che le sta a cuore, nel quale si identifica o, al contrario, uno che non ama per nulla?
“Sicuramente mi rivedo in Eres, nella sua sensibilità, ma anche nella sua fragilità, nel commettere errori, nel tradire le aspettative, nello sconforto che lo travolge. Lui trova comunque il coraggio di risollevarsi e di ricominciare: un po’ come me, che di certo non sono perfetto, che di errori ne faccio e che di delusioni ne prendo. Tento di rimanere fedele a me stesso, perdonandomi ‘scivoloni’ ai quali pongo rimedio ammettendo, in primis con me stesso, i miei limiti. Io e lui siamo molto simili. Lui, però, come noterete dalla copertina del libro, è molto più bello... Un personaggio che detesto, invece, è quello di Lussy, la regina del lusso. Per il suo guadagno ha sacrificato vite umane e distrutto la natura, ma se leggerete il libro scoprirete qual è la giusta fine che tocca alle persone spregevoli come lei”.

In una società così bulimica di informazioni e di immagini come la nostra, la letteratura può farsi efficacemente portavoce di una messaggio di denuncia sociale?
“Se non lo credessi, non scriverei. Scrivere per me non è solo un’urgenza personale, ma una vera missione. Con ‘Il seme della speranza’ denuncio la maniera in cui l’uomo tratta la natura e, spesso, i suoi simili. Ma in altri mie lavori, come per esempio la ‘Trilogia di Bambi’, ho dato visibilità alla questione dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale, oppure ho testimoniato la discriminazione di una serie di categorie di persone non necessariamente ‘allineate’. La letteratura è denuncia, deve esserlo e gridare il più forte possibile”.

Quali sono gli autori che ha apprezzato maggiormente e che torna a rileggere più spesso?
“Leggo molto, per piacere e per lavoro, curando la rubrica di libri ‘Nel giardino delle parole’ sull’HuffPost e collaborando con la pagina ‘Cultura’ de ‘Il Mattino’. Non sono uno che rilegge spesso lo stesso libro, però ho riservato una sezione della libreria dedicata a quelle opere che mi hanno segnato: sento un legame speciale con quei titoli e non li presterei per nulla al mondo”.

Di cosa si sta occupando, dopo la pubblicazione di questo suo ultimo romanzo?
“Sono occupato nella promozione de ‘Il seme della speranza’: mica posso abbandonarlo! Devo, infatti, pianificare le visite nelle scuole dove lo hanno assegnato come lettura. Ho già un paio di altri progetti letterari pronti e sono alla ricerca di un nuovo agente”.

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NELLA FOTO QUI SOPRA: EMILIANO REALI

AL CENTRO: LA COPERTINA DEL SUO ULTIMO LIBRO

IN APERTURA: LO SCRITTORE ROMANO MOSTRA LA PRIMA COPIA STAMPATA DEL SUO NUOVO LAVORO


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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