Un romanziere già autore di pubblicazioni di grande successo negli Stati Uniti che ha voluto raccontarci una realtà ancora troppo rinchiusa tra disumani silenzi e imperdonabili dimenticanze, soprattutto in Italia
Emiliano Reali, autore di romanzi sulla discriminazione e i diritti civili, ha pubblicato la trilogia di ‘Bambi’, che oggi propone per la prima volta in un unico volume, curato da Avagliano Editore. E’ un testo incentrato sull’identità di genere e l’orientamento sessuale: il primo volume della saga è già stato tradotto in spagnolo per il Messico, la Spagna e l’Argentina. In seguito, ha pubblicato una raccolta di racconti dal titolo ‘Sul ciglio del dirupo’ (Edizioni DEd'a) dove sono protagoniste le minoranze (etniche, religiose e persone diversamente abili). Si trattò di un lavoro di successo, ripubblicato anche in America. La sua produzione letteraria comprende, inoltre, testi per ragazzi utilizzati nelle scuole. Emiliano ha anche un sito, www.emilianoreali.it, molto seguito da lettori e appassionati al suo stile romanzesco, indubbiamente pregevole, con pagine toccanti. Tornando alla sua ultima creazione, ‘Bambi’, è la storia di una transessuale seducente, misteriosa, bellissima, che si muove come una pantera nella notte romana in cerca delle sue prede. Le attira, le soddisfa e svanisce nel buio, per poi tornare a indossare, alla luce del giorno, i panni di Giacomo. Chi sia veramente ‘Bambi’ è ciò che il lettore dovrà scoprire nella prima parte dell’opera. Nella seconda parte, Bambi/Giacomo decide di iniziare un tormentato percorso per la rettifica del sesso biologico: un passo decisivo verso una nuova vita. Ma il passato non si annienta così, con un colpo di spugna e, nella terza parte del libro, Bambi si ritroverà alle prese con l’amore, quello con la A maiuscola. Ricco di personaggi festosi, eccentrici, tormentati e pieno di colpi di scena, di pagine di seduzione e lacrime, questo libro è stato definito da Edmund White: “Uno dei primi e migliori romanzi a tematica transessuale”. L'impegnato Emiliano Reali porta così a galla l’emisfero sommerso delle realtà transessuali, che sino a oggi era stato solamente sfiorato dalla narrativa. Una trilogia estremamente realistica e, al contempo, poetica, per raccontare la trasformazione di Bambi, il suo coraggio, il cambiamento. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore, in questa intervista che gentilmente ci ha rilasciato.
Emiliano Reali, perché scrivere la storia di un transessuale che decide di cambiare sesso?
“Innanzitutto, vorrei spendere qualche parola per una precisazione: quando si parla di persone trans è giusto usare una desinenza che si riferisca all’identità di genere verso la quale tendono. Quindi, nel caso di Bambi, bisogna dire che si tratta di ‘una’ trans. Per tornare alla tua domanda, mi verrebbe da dire: e perché no? Perché non dare voce alla sofferenza di esseri umani che vengono troppo spesso incasellati in stereotipi e che non sono liberi di vivere serenamente quello che sono? Il mio romanzo traccia una parabola ampia, che comprende non solo le vicende di Bambi: parla anche di persone omosessuali, eterosessuali, di dinamiche familiari. Ho provato a disegnare non solo la storia di Bambi, piuttosto la società all’interno della quale lei e tutti noi ci troviamo a vivere”.
Hai cercato la polemica in favore della cosiddetta ‘ideologia gender’, che poi un’ideologia non è?
“Non c’era alcun intento polemico, quando ho iniziato a raccontare le vicende di Bambi. ‘Bambi. Storia di una metamorfosi’ (Avagliano, 2022) racchiude un’intera trilogia che ho scritto nel corso di anni. Quando iniziai a dar voce a questa storia era il 2009. E ancora non ci si era spinti al limite del ridicolo, ipotizzando pericolose, insensate e inesistenti ideologie gender”.
Comunque, la nostra impressione è che si sia creato un nuovo ‘filone’ di indagine, in merito a questo tema: donne prigioniere in un corpo da uomo e viceversa. Volevi forse sollevare questo problema, che all’estero ha già vissuto qualche complessità giuridica?
“Da noi se ne parla ancora troppo poco: è un tema sottovalutato e affrontato marginalmente, sia a livello culturale, sia giuridico. Fortunatamente, di recente serie televisive e qualche film stanno dando un pochino più di spazio a queste realtà, che per molto tempo si è tentato di rinchiudere in disumani silenzi e imperdonabili dimenticanze. A livello giuridico, uno dei punti sui quali si è fatto leva per far cadere il civile e necessario ddl Zan è stato proprio il voler escludere le persone trans da una tutela auspicabile e urgente. Quegli applausi in aula, dopo l’affossamento del ddl, sono tra le pagine più tristi della politica italiana degli ultimi anni. Dare maggiori diritti a qualcuno non vuol dire toglierne a altri. E una società con più tutele e diritti per tutti è di certo una realtà più civile e vivibile”.
L’Italia è matura per lo stile di vita ‘gender fluid’, a suo parere? A noi sembra ancora no…
“Credo che non si tratti di uno stile di vita: quello lo si sceglie. Accettare - e già questo termine non mi piace - che alcune persone non si riconoscano nel ‘binarismo’ imperante (uomo/donna) o che rifiutino il machismo tossico che infetta ancora troppi, credo dovrebbe essere naturale, in una società civile e inclusiva. C’è ancora molto lavoro da fare, per evitare che ci si nasconda, che si vivano esistenze spezzate per mascherare chi si è. Ma noto con piacere che le nuove generazioni sono più avanti di molti adulti e della nostra classe politica”.
La cultura media italiana è troppo giudicante? Oppure, abbiamo un problema di moralismo?
“Viviamo in un Paese fortemente cattolico, avvelenato dalla presenza del Vaticano. Il senso di colpa, il giudizio, il doversi pentire, una falsa morale, che ha lo scopo di tenere in catene le persone, limitando la libertà individuale, sono alla base della diseducazione che ancora troppi di noi subiscono o hanno subito. Dall’educazione e dal rispetto dell’alterità si dovrebbe ripartire, per tentare di depurare l’Italia dall’odio, dalla discriminazione e dalla paura”.
Gli italiani e la diversità: siamo ancora omologati, secondo lei, anche quando crediamo di essere trasgressivi?
“C’è chi dice che la vera trasgressione, oggi, sia la normalità. Ma cosa è la normalità? Io non amo questo termine, perché presuppone che ci sia un modello dal quale differire. Mi piace sperare che un giorno si riuscirà a guardarsi e a guardare l’altro da sé scevri da condizionamenti e stereotipi. Quella sarebbe una trasgressione pazzesca, che sarebbe auspicabile diventi usuale”.
E dopo ‘Bambi’? Scriverai ancora libri coraggiosi e di ‘frontiera’, oppure proverai a inoltrarti in qualche territorio diverso?
“Ho già pronti dei nuovi romanzi che affrontano temi diversi, testi che con coraggio tentano di raccontare delle verità più o meno, a seconda dei casi, di frontiera”.
QUI SOPRA: EMILIANO REALI A NAPOLI DURANTE LA PRESENTAZIONE DELLA SUA TRILOGIA
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