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18 Aprile 2024

L’eterna questione palestinese

di Carla De Leo – cdeleo@periodicoitalianomagazine.it
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L’eterna questione palestinese

Presentata a Roma la terza pubblicazione dell’economista Ernesto Marzano presso la libreria ‘Griot’ di Roma: un tentativo di scavare nelle ragioni storiche, politiche e ideologiche alla base dei conflitti che da quasi settant’anni accendono l’odio tra palestinesi e israeliani

Potranno mai, palestinesi e israeliani, vivere in pace nella stessa terra? È nel tentativo di dare risposta a questa domanda che nasce la terza fatica dell’economista romano Ernesto Marzano, dal titolo ‘Israele, il killer che piange’, edito da Aracne editrice. Dall’analisi delle principali questioni storiche, religiose e ideologiche alla base delle periodiche ‘fiammate’ in Medio Oriente, l’autore rintraccia nella cultura e nella Storia ebraica, anche nelle pagine della Bibbia, le motivazioni che impediscono la costruzione della pace. Perché qualsiasi tentativo risulta vano quando ci si confronta con un popolo che si considera per sua natura superiore, in quanto ‘eletto da Dio’. Diverse le opinioni degli ospiti intervenuti in occasione della presentazione presso la libreria ‘Griot’ del quartiere Trastevere in Roma, i quali hanno tentato di offrire un contributo quanto più ampio e aperto ad altri punti di vista. Per Vittorio Lussana, giornalista e direttore responsabile del settimanale di approfondimento ‘Laici.it’, la questione è resa più complicata dal fatto che per gli israeliani non esiste distinzione tra la sfera statuale e quella spirituale: “Israele non è un Paese culturalmente così moderno. E la mancanza di distinzione tra i vari settori della società acquista un ‘piglio’ che è molto simile a una ideologia. La sovrastruttura ideologica indubbiamente pesa molto e ha contribuito, infatti, a complicare le cose, con il suo continuo fornire pretesti per la continuazione degli scontri”. Il giornalista ha ricordato, inoltre, come in Israele la destra attualmente al potere stia creando da anni un “clima di terrore”, che certamente non favorisce la costruzione di un dialogo aperto, soprattutto se il fenomeno viene messo in relazione, sull’altro fronte, con la vittoria di Hamas, “che a sua volta ha portato sul teatro di crisi interlocutori che non hanno voluto fare alcun passo in avanti verso il dialogo”. Ovvio che, all’interno delle parti in causa non esistano solamente gli estremisti e che in molti non ne possano più di sangue e violenza, auspicando la pace. Eppure, quella tra israeliani e palestinesi è una guerra sanguinaria, che miete ogni anno centinaia di vittime, tra le quali molti bambini. Ed è per questo che l’insolubilità della crisi ha portato a ipotizzare la costruzione di un terzo Stato “dove gli ebrei fanatici e i fondamentalisti islamici possano ‘scannarsi’ definitivamente tra loro”. Secondo il docente di Storia e Filosofia, Mario Canino, i germi del ‘collasso’ nei rapporti tra palestinesi e israeliani sono da rintracciare sin dai tempi della ‘Dichiarazione di Balfur’ del 1917, quando al termine della prima guerra mondiale furono le grandi potenze a decidere il destino dei due popoli: “Nella dichiarazione di Balfur, Italia, Francia e Inghilterra stabilirono che gli Ebrei avevano diritto a un territorio e indicarono la Palestina come futura sede del popolo ebraico. Quindi, non decisero né gli ebrei e né i palestinesi”. Il professor Canino ha inoltre spiegato come gli ebrei avessero ricevuto l’obbligo di rispettare le leggi già presenti in Palestina e che la situazione si sia complicata nel momento in cui essi non hanno rispettato i patti: “Dal 1948 in poi, la Palestina è stata sostanzialmente colonizzata. E nessun Paese al mondo può accettare una colonizzazione”. Ai tanti problemi già esistenti, dal 1995 in poi si affaccia un altro nemico, quello della sicurezza: iniziano gli attentati e, per fronteggiare l’emergenza, le frontiere si chiudono. Ma chiuse le frontiere, i palestinesi non possono andare nemmeno a lavorare in Israele: “Il problema della sicurezza”, ha chiarito il docente, “apre una questione che nemmeno l’Onu riesce a fronteggiare: far rispettare gli accordi e i vincoli internazionali, che sono riconosciuti da tutti tranne che da Israele. E ciò accade principalmente perché gli ebrei sono convinti di non dover sottostare alle leggi di nessuno, se non da quelle stabilite dal loro Dio. E il loro Dio li ha dichiarati popolo ‘eletto’, dunque al di sopra delle parti”. Questo intenso e acceso ‘focus’ sulla crisi in Medio Oriente è stato inframezzato con delle letture di alcuni versi della Bibbia. Versi che l’autore del volume, Ernesto Marzano, ritiene ‘responsabili’ della concezione di superiorità da parte di Israele. L’incontro si è concluso con l’intervento di Salameh Ashour, presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio, il quale ha riportato l’attenzione sul lato umano di quella che è una terribile vicenda. Ribadendo come la colpa primordiale, ma anche l’inasprirsi della crisi, sia da addebitare alle grandi potenze, responsabili della colonizzazione della Palestina “lo scenario che siamo costretti a vedere quotidianamente”, ha sottolineato l’esponente arabo, “racconta di interi villaggi palestinesi espulsi e usurpati dagli israeliani. Ma la gente non vuole abbandonare le proprie case e in molti continuano a vivere con la paura costante di morire”. È un attacco diretto alla comunità internazionale, quello di Salameh Ashour, accusata di cecità e di un qualche ‘favoritismo’ verso Israele: “Molte volte, gli attentati in Israele sono inscenati dagli ebrei stessi travestiti da palestinesi, affinché accresca il senso di acredine e di livore nei confronti del popolo palestinese”.


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Ernesto Marzano è nato a Roma nel 1936. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza e aver conseguito un master in Business presso l’Università della California, ha maturato una lunga esperienza come economista. Nel 1966 è stato nominato dirigente e poi direttore della Uve-Italsider di Napoli, successivamente vicedirettore della Finsider e, infine, amministratore delegato della Sidercomit. Insignito nel 1967 dal presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, dell’onorificenza di commendatore ha maturato, tra la fine degli anni ‘70 e i primi anni ’90 del secolo scorso, importanti esperienze di lavoro in Madagascar e alle Isole Vergini (Usa).Nel 2013 ha pubblicato ‘Dialisi: la ‘non vita’ in lista di attesa’, edito in versione e-book sulla piattaforma Amazone, un libro a sfondo biografico-familiare. Del 2014 è la sua autobiografia: ‘L’uomo senza platea’ (Edizioni Libreria Croce).

Israele, il killer che piange
di Ernesto Marzano
Aracne editrice
pagg. 272
prezzo di copertina: 14,00 euro


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