Seconda tappa romana di presentazione del nuovo lavoro della versatile arpista italo-americana dopo una prima serata estiva tenutasi in quel di Termoli (Cb) il 12 settembre scorso: un’occasione per scoprire le grandi potenzialità di uno strumento generalmente associato ad ambienti e periodi storici ormai superati
Poetico, dall’atmosfera sognante e ‘soulful’, intriso di profondità comunicativa e toccante trasporto emotivo. Questi i tratti distintivi di ‘A Ticket Home’, il nuovo album della cantante, arpista, compositrice e arrangiatrice, Giuseppina Ciarla. L’artista ha già presentato la sua nuova creatura discografica, totalmente autoprodotta, in una prima serata ‘live’ tenutasi a Termoli (Cb) lo scorso 12 settembre, a cui segue l’evento previsto per venerdì 17 settembre, alle ore 21.00, presso l’Officina Pasolini in Roma. Per poter partecipare in presenza al concerto, con posti limitati e previa prenotazione, sarà necessario esibire il Green Pass in corso di validità oppure, in alternativa, sarà possibile seguire l’evento in diretta sulla pagina Facebook ufficiale di Officina Pasolini. Disponibile in copia fisica e in formato digitale dal 3 settembre 2021, l’album ‘A Ticket Home’ consta di undici brani, tra i quali: Oblivion (Astor Piazzolla – solo strumentale); Que Sera, Sera (Ray Evans-Jay Livingston); In cerca di te (Gian Carlo Testoni-Eros Sciorilli); Maria Marì (Eduardo Di Capua-Vincenzo Russo); Nature Boy (Eden Ahbez); Bella Ciao (canzone popolare); The Ballad of Sacco and Vanzetti (Joan Baez-Ennio Morricone); Billie Jean (Michael Jackson) e Libertango (Astor Piazzolla – solo strumentale). Si tratta di nove intramontabili ‘perle’ compositive rilette ad hoc da Giuseppina Ciarla in modo strettamente personale, mentre Preghiera e L’invasione di farfalle sono due intense canzoni figlie della sua fervida creatività. La succulenta miscellanea di suoni voce-arpa, lodevolmente concepita da Giuseppina Ciarla, rende 'A Ticket Home' una raccolta estremamente singolare, impreziosita da sopraffini arrangiamenti ricchi di interessanti variazioni melodiche, intarsi armonici e sostituzioni armoniche tendenti al jazz. Inoltre, dall’ammaliante ed evocativa leggiadria vocale e dalla sobria comunicatività del suo timbro, emerge la componente sentimentale dell’eclettica personalità artistica di questa musicista, che attraverso le sue note descrive i suoi stati d’animo con naturalezza interpretativa e generosità. In merito a questa sua nuova opera discografica, l’artista dichiara: “Ho costruito questo repertorio nota per nota, visitando ogni volta il luogo della mia dimora creativa. Per un musicista classico non è un percorso consueto, ma per me è stata un’esigenza che ho coltivato tutta la vita, come si fa con una piantina sul davanzale. Amorevolmente proteggendola”, aggiunge, “dalle intemperie e dagli sguardi di tutti. Ma la piantina continuava a crescere, fino a chiedermi di cambiarle posto. Prima sul terrazzo, poi finalmente in giardino. Qui, con tutti voi. A Ticket Home è la casa, la dimora ideale, il rifugio perfetto, il luogo in cui ci si sente liberi, a proprio agio. Per alcuni di noi una ricerca costante, per altri una comoda certezza. Questo album vi porterà nella vostra casa preferita, quella dei sentimenti, dei ricordi, dell’amore e della speranza”. Il concerto di Giuseppina Ciarla è un appuntamento immaginifico, denso di toccanti sensazioni: un ‘live’ volto a scavare negli anfratti più reconditi dell’anima. Pertanto, profittando della sua apparizione qui a Roma, l’abbiamo raggiunta durante le prove per poter conoscere un’artista veramente particolare.
Giuseppina Ciarla, cominciamo da questa sua nuova creazione intitolata ‘A Ticket Home’, da lei totalmente autoprodotta: l’idea era quella di presentarlo con una certa prudenza per via delle regole, ancora piuttosto stringenti, previste dalla pandemia, oppure ha preferito puntare su poche ‘performance’ da eseguire in località e location scelte appositamente?
“Visto la mia limitata permanenza in Italia a causa dei miei impegni di lavoro negli Stati Uniti, ho scelto solo due date: una nella mia città a Termoli e l’altra a Roma, dalla meravigliosa Tosca Donati all’Officina Pasolini. Due luoghi al chiuso che, seppure con le restrizioni dovute alla pandemia, mi hanno concesso per presentare il mio strumento al meglio, in un luogo al chiuso e non sotto gli attacchi dell’umidita e del vento: un grande privilegio per me. Le località all’aperto sono suggestive, ma poco si sposano con le esigenze degli strumenti musicali. Arturo Toscanini diceva sempre: “All’aperto si gioca a bocce”.
L’impressione che si ha, quando si assiste alle sue esibizioni ‘live’, è più vicina a quella dei grandi virtuosi di uno strumento musicale, come nel caso del raffinatissimo chitarrista Pat Metheny: in quanto arpista, lei ritiene di essere posizionata in una categoria di musica colta?
“Vi ringrazio per questo accostamento. Io credo che l’elemento classico, nella mia formazione, sia molto presente. E ho scelto in maniera consapevole di rappresentare l’arpa come uno strumento solistico insieme alla mia voce, piuttosto che relegarlo al semplice accompagnamento”.
Ci spiega meglio quest’idea del ‘biglietto per casa’? Da quale viaggio sente il bisogno di tornare?
“Il viaggio per abbracciare in toto la mia dimora creativa, la mia essenza di artista al di là dei generi e delle restrizioni: un mondo libero, fatto di suoni, di ricordi, di sapori armonici. Come stare a casa propria: la casa dei miei desideri creativi. In questo titolo, inoltre, si cela anche l’augurio di poter condividere la mia musica anche nel mio Paese di origine, qui in Italia e in tutti gli altri Paesi che, come hanno fatto gli Stati Uniti, vorranno darmi il benvenuto”.
Per quanto consapevoli che uno strumento come l’arpa abbia una sua storica nobiltà e sia molto coinvolgente nell’ascolto, tanti la considerano uno strumento molto particolare, più adatto per gli intervalli televisivi, come faceva un tempo la Rai, ma poco utilizzabile negli arrangiamenti di molti album: è solo uno stereotipo da sfatare, questo?
“Assolutamente sì. La ‘ratio’ di questo stereotipo ha molteplici ragioni: una, la quasi completa ignoranza - e spesso l’arroganza - dei compositori, che non ne conoscono la tecnica e le potenzialità espressive. Poi, purtroppo, il mondo dei ‘salotti’ tra il XVIII e il XIX secolo, in cui l’arpa è entrata a far parte dell’educazione musicale di ‘gentili donzelle’ destinata, nella migliore delle ipotesi, a fare le mogli istruite e docili, diventando così, per sempre, l’icona di una femminilità a uso e consumo del patriarcato. Ancora oggi, io sento che l’arpa viene vista come uno strumento di serie B: noiosa, banale, senza mordente ritmico. Tutte idee da sfatare. La sua grazia è solo comparabile alla sua forza espressiva. Ricordiamoci che, nella cultura dei bardi, era uno strumento maschile, poetico e virile al tempo stesso. Lo stesso accade per la kora africana o per l’arpa sudamericana. Non che l’accostamento alla mascolinità le dia legittimità, ma purtroppo è sorto questo parallelismo poiché a lungo destinata al solo universo femminile. Ancora una volta, noi donne ci troviamo penalizzate e non apprezzate per i grandi valori di cui siamo portatrici. Quindi, mi auguro che i compositori imparino a conoscere finalmente l’arpa”.
Lo stile 'arpa e voce' da lei concepito è molto particolare e, probabilmente, le consente una maggior versatilità nell’affrontare anche brani molto diversi tra loro: è così?
“Secondo me, la musica deve cantare, anche se solo suonata. Quindi l’utilizzo della voce è stato spontaneo e inevitabile. Utilizzandola si può duettare con se stessi. E, sicuramente, aumentano le possibilità espressive e creative. Avrei potuto arrangiare gli stessi brani per “Arpa Sola”, ma mi piace tantissimo l’idea di una “one woman band”.
Biografia
Nativa di Bari e statunitense d’adozione dal 1996, Giuseppina Ciarla è una musicista di formazione classica, ma sempre desiderosa e animata da uno spirito di ricerca che le consente di spaziare fra svariati generi musicali, dal jazz alla world music, fino al pop più raffinato. Mossa da un autentico sentimento, rilegge brani storici della musica popolare, destrutturandoli, per dar vita a nuove possibilità espressive. Grazie alla sua ispirata vena compositiva firma numerosi brani che fanno vibrare le corde emozionali. Per essersi distinta come “Prima Arpa” dell’Opera di Sarasota in Florida, ruolo che ricopre dal 2002, le viene conferito (nel 2017) il prestigioso “Gunther & Ilse Kern Grant for Outstanding Opera Artist”. Nell’arco della sua brillante e proficua carriera stringe significative collaborazioni con una pletora di illustri direttori d’orchestra come Lorin Maazel, Yannick Nézet-Séguin, Victor DeRenzi, Daniel Oren, John Neschling, Stefan Anton Reck, Roberto Abbado, Larry Rachleff, solo per citarne alcuni. Come se non bastasse, annovera altre collaborazioni di altissimo profilo con artisti del calibro di Terry Riley, Nanni Moretti, Antony Hegarty, Daniel Binelli, Anthony Braxton, Carol Wincenc, Tara Helen O'Connor, Benny Kim, Eddie Daniels, Marc Neikrug. Durante il suo incarico come 'Prima Arpa' presso la Fondazione del Teatro Petruzzelli di Bari si è esibita con il Bolshoi Ballet. Ha calcato il prestigiosissimo palco del Lincoln Center di New York, oltre a suonare presso l’Ambasciata Italiana a Washington DC. Anche in piena pandemia la sua attività professionale non si è fermata, tanto da esibirsi (ovviamente online), voce e arpa, per la “Culture Saves” di Washington DC e per gli Istituti Italiani di Cultura in Libano, Grecia, Argentina e Turchia, concerti organizzati dalla Violipiano Music. In ambito discografico ha inciso per le etichette Bongiovanni e Koch, prima di approdare alla sua nuova realizzazione discografica (autoprodotta) dal titolo A Ticket Home, CD grazie al quale per i due suoi arrangiamenti di Oblivion e Libertango è stata finalista del concorso “Piazzolla Music Competition” (2021). Al concertismo affianca il suo impegno di didatta, accogliendo studenti di tutte le età nel suo studio di arpa attivo a Sarasota. In veste di docente, ha perfezionato la sua formazione certificandosi presso la Suzuki Association of the Americas.