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25 Aprile 2024

Ancora proteste a Hong Kong: occupato l'aeroporto e cancellati 180 voli

di Stefania Catallo
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Ancora proteste a Hong Kong: occupato l'aeroporto e cancellati 180 voli

Un’ondata di giovani ha occupato lo scalo aeroportuale asiatico, al fine di rendere impossibile il transito dei passeggeri provocando, di fatto, la cancellazione di arrivi e partenze previste

Questa volta, l’aeroporto ha chiuso. Cancellati tutti i 180 voli previsti a causa dell’occupazione pacifica dello scalo di Hong Kong da parte di 5 mila dimostranti. La protesta, che si è sviluppata con un andamento antigovernativo e ‘anti-Pechino’, è cominciata in opposizione alla legge sull’estradizione, elaborata dal capo dell’esecutivo cinese, Carrie Lam. A causa delle ripetute violazioni dei diritti umani da parte del Paese asiatico, i manifestanti sono convinti che non ci sarebbero garanzie sufficienti circa l’equità dei dibattimenti. L’occupazione di ieri chiede anche le dimissioni della Lam, considerata l’esecutrice degli ordini del governo centrale.
A seguito delle manifestazioni che si stanno svolgendo quasi quotidianamente e degli scontri con la polizia, la governatrice Lam, lo scorso mese di luglio, ha dichiarato decaduta la proposta di legge. Tuttavia, le proteste sono continuate per opera di una parte del movimento giovanile, che nonostante l’uso dei lacrimogeni, delle pallottole di gomma e della violenza, non intende porre fine alle manifestazioni. La parte più moderata dei dimostranti, invece, chiede di avviare un’inchiesta sulla violenza da parte delle forze dell’ordine.
L’aeroporto di Hong Kong è il terzo scalo mondiale, con 75 milioni di passeggeri all’anno, che possono viaggiare verso 220 destinazioni, avvalendosi delle 120 compagnie aeree presenti. L’efficienza e la puntualità dell’aeroporto sono i punti di forza, dei quali Hong Kong si avvale per attirare spostamenti d’affari da tutto il mondo. I manifestanti, che il 1° luglio scorso avevano occupato il parlamento, si stanno muovendo in maniera fluida, cambiando man mano gli obiettivi e disperdendosi poco dopo le azioni dimostrative. Nella giornata di ieri, un’ondata di giovani ha occupato il terminal principale dell’aeroporto, in modo da rendere impossibile il transito dei passeggeri provocando, di fatto, la cancellazione di tutti i voli. Per protestare contro il ferimento di una donna, colpita nei giorni scorsi da un proiettile di gomma sparato dalla polizia sulla folla, in una stazione della metropolitana i dimostranti hanno aggiunto una benda rosso sangue sull’occhio destro, che si è unita alla maglietta nera e alla mascherina sul volto, simboli della protesta. Ovviamente, la risposta di Pechino non si è fatta attendere: il governo ha parlato dei dimostranti come di “germogli del terrorismo”, aggiungendo che “Hong Kong scivoleràXi_Jinping.jpg in un abisso senza fondo se le atrocità criminali continueranno”. Il notiziario della sera ha messo in guardia i cittadini, avvisandoli circa probabili segnali di terrorismo nelle strade. Tuttavia, Pechino sembra non avere soluzioni praticabili per gestire la crisi: oltre a minacciare l’intervento della guarnigione militare di Hong Kong, ha accusato gli Stati Uniti di alimentare i disordini, dichiarando che “chi gioca con il fuoco brucia tra le fiamme”. Inoltre, ha invitato la Gran Bretagna, che si era dichiarata solidale con i manifestanti, a tacere. Ieri il portavoce del governo cinese ha dichiarato che “si sono visti segnali di terrorismo emergente”. Occorre ricordare che il primo ottobre prossimo, Xi Jinping, segretario generale del Pcc, celebrerà i 70 anni della Repubblica popolare cinese e, in quel giorno, i carri armati sfileranno in piazza Tienanmen. Nessuno osa prevedere che cosa succederà nelle strade di Hong Kong, come risposta al governo centrale a quella che i manifestanti considerano una manifestazione di forza.


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