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29 Marzo 2024

Non esiste laico impossibile!

di Vittorio Lussana
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Non esiste laico impossibile!

La laicità è un concetto filosofico tendente a generare punti di riferimento di ‘area’, non semplicemente politici o di Partito, poiché discende da elaborazioni che cercano di unire, non di dividere. Ciò comporta il dato che, nell’attuale fase politica, una posizione precisa un laico non possa neanche prenderla, poiché finirebbe col trovare punti di contatto con ogni tradizione culturale, ma anche precisi e netti luoghi di divisione, se non di vera e propria incomprensione. La laicità non è solamente una connotazione utile, come spesso accade, a darsi un contegno nel corso di un dibattito. Al contrario, essa rappresenta la più pericolosa, scomoda e insinuante accusa nei confronti del mondo politico, sociale e culturale preso nel suo complesso, il quale continua a rifiutarsi di osservare in profondità numerose problematiche rinunciando a quei ‘paraocchi ideologici’ che impediscono di vedere ogni cosa con un più elevato grado di razionalità e di obiettività. Una questione di indagine fondamentale, per esempio, è proprio quella relativa alla grave crisi psicologica che attraversa la società italiana. Una difficoltà che deriva dalla mancata analisi della relazione esistente tra la morale cattolica e uno sviluppo tecnologico dotato di un altissimo grado di scientificità. Si tratta di un terreno scarsamente indagato, in quanto viene spesso sottostimato il grado di percezione della natura intrinsecamente culturale della rivoluzione scientifica in atto, la quale non è altro che una nuova razionalità produttrice di valori. Limitarsi a osservarne gli effetti sotto il mero profilo dei cambiamenti di costume rappresenta poca cosa: un mero esercizio di ‘colorazione’ della realtà la quale, invece, possiede un proprio ‘scheletro’ di sistema niente affatto ‘neutrale’. E ciò non solamente dal punto di vista dei consumi, ma anche da quello delle nuove regole, dei nuovi comportamenti, dei nuovi bisogni che tecnologia e scienza richiedono o sono in grado di stimolare. La morale, in genere, è dominata dalla questione del ‘controllo etico’ sull’uso degli strumenti tecnologici e scientifici, un approccio che le impedisce di interrogarsi sui nuovi problemi che proprio il dinamismo culturale espresso dallo sviluppo scientifico finisce con l’imporre alla morale stessa e alla sua organizzazione. Gli atteggiamenti più comuni che si possono riscontrare nei singoli individui continuano a dar luogo a risposte contraddittorie, in cui trova posto tutto e il contrario di tutto, dalla deprecazione apocalittica all’esaltazione degli aspetti miracolistici del progresso tecnologico, senza naturalmente dimenticarsi di passare attraverso il trasalimento mistico, la deriva apologetica o le preoccupazioni censorie. Ma tutto questo dimostra, semplicemente, come non solo la morale cattolica, ma quella di tutte le religioni dell’intero pianeta siano da tempo ‘a rimorchio’ rispetto all’avanzata tecnologica in atto. La qual cosa si traduce in un sensibile, anche se da molti non percepito, allontanamento tra prescrizione e vissuto, tra norma e prassi. Questo fenomeno avviene perché il processo di secolarizzazione delle moderne società non è affatto un ‘principio’, bensì un fine, non rappresenta assolutamente l’inizio di un nuovo mondo o di una nuova era, ma la conclusione definitiva di una ‘lacerazione etica’ già avvenuta da tempo. In termini puramente sociologici, la società si è ormai laicizzata, anche se essa non sembra esserne consapevole o non lo vuole ammettere per motivazioni di carattere meramente ideologico o di forzato ‘allineamento’ politico. Si tratta di un distacco tra dimensione laica e dimensione sacrale da cui deriva un sempre più forte senso di schizofrenia, di cui sono avvertibili i sintomi nell’ambito stesso del nostro ‘ethos collettivo’, il cui prodotto finale è divenuta la prevalenza di un’etica ‘soggettiva’, o viceversa meramente corporativa, di una società ormai composta solamente da ‘frammenti’ isolati dal proprio contesto. Non accorgersi di tutto questo, non riuscire a cogliere l’errore delle continue derive culturali che stanno avvenendo nel nostro Paese, da quella prettamente tradizionalista a quella più tristemente provinciale e ‘localista’, non può far altro che generare un quadro sociale sempre più depresso e sconcertante, che rischia veramente di ‘tagliarci fuori’ dal resto del mondo, poiché tende a trasformare il nostro Paese in un ‘cortile’. Un atteggiamento politico modernamente laico non può non sottostare a una presa d’atto obiettiva nei confronti di una gestione della cosa pubblica di matrice progressista o, viceversa, di natura moderata e conservatrice. Perché ciò è un dato che non entra affatto in relazione con il reale contesto di una società che proprio non riesce a trovare un grado normale di felicità, di appagamento, di realizzazione psicologica e pratica della propria vita. Le cause del nostro attuale malessere sono altre, derivano da fattori diversi e ben distinti, che non sono stati analizzati per tempo, sia sul terreno strettamente economico, sia su quello politico-culturale. Una questione che non può essere affrontata attraverso desuete schematizzazioni ideologiche, né tantomeno con il semplicismo paternalistico della nostra attuale classe politica.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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