La lucida disamina dell’ex sottosegretario agli Affari Esteri  sulla sconfitta dei socialisti della lista ‘Insieme’: una delusione  cocente, che testimonia, una volta di più, come la superficialità  ‘generalista’ del Pd a guida ‘renziana’ sia quasi riuscita a distruggere  le radici stesse della sinistra italiana
Tra i vari ‘disastri’ verificatisi nelle recenti elezioni politiche nazioanli, in molti si sono soffermati sul negativo esito del Partito democratico. Ma in realtà, il Pd non è affatto solo, nel mucchio degli sconfitti: anche i socialisti della lista ‘Insieme’ hanno per l’ennesima volta dimostrato di essere poco più che una ‘scatola vuota’. Un dato più volte segnalato da Bobo Craxi, che ha spesso criticato l’ondivaga e personalistica conduzione politica del Partito da parte di Riccardo Nencini. In un fortuito incontro di passaggio che la nostra redazione ha avuto con il figliolo di un grande politico di ‘razza’ come Bettino Craxi, abbiamo tratto questa intervista, che Bobo ci ha gentilmente rilasciato con spirito di amicizia e di vivo  interesse per il lavoro che stiamo svolgendo con le nostre  pubblicazioni.
Onorevole Craxi, come giudica l’esito elettorale dello scorso 4 marzo 2018? E cosa può succedere, adesso?
“Gli  errori politici del Partito democratico di questi anni hanno trascinato  nella sconfitta anche chi nella sinistra ha cercato di correggerli. Le  difficoltà delle sinistre sono una costante in tutto l'occidente e la  fragilitá delle loro risposte apre la strada ad avventurismi  'popolocratici', di destra e di sinistra. Lo stallo istituzionale, in  Italia, contribuirà al tempo della riflessione”.
Questo significa che il Psi può considerarsi ormai svincolato dal centrosinistra e cominciare a muoversi con maggior autonomia?
“No,  questo significa che il problema di organizzare una proposta politica  convincente nella sinistra italiana compete anche ai socialisti, perché  da una base di riferimento socialista, adeguata ai nostri tempi, può  ripartire un’iniziativa valida per tutto il centro-sinistra. So bene che  non è sul piano ideologico che è avvenuta la sconfitta. Tuttavia, se  non si riparte dai principi e dai valori di fondo diventa difficile  influenzare le scelte e le decisioni. La mancanza di una dottrina  comune, che faccia fronte ai processi di globalizza
zione,  apre la strada, inevitabilmente, a nuove destre popolari e  conservatrici. La sinistra può anche, in futuro, non essere  maggioritaria, ma deve continuare a svolgere una funzione essenziale,  per la tutela e la promozione dei diritti dell’uomo e dei lavoratori”.
Ma cosa succederà adesso? Nencini si dimetterà? E chi sarà il nuovo segretario?
“Un  ciclo si è chiuso. E’ durato dieci anni. Curioso, ma ampiamente  prevedibile, che in parlamento si sia ‘salvato’ solo Nencini. Non  mancano nuove energie, che vanno incoraggiate purché si tengano alla  larga da pulsioni ‘rottamatorie’. Solo riprendendo l’unità in una nuova  prospettiva si possono vincere le sfide del futuro. Penso che ci  saranno occasioni notevoli per una rivincita e per contribuire al  riscatto del centro-sinistra. Guai ad abbandonare l’identità socialista:  si commetterebbe un imperdonabile errore. Nencini è una persona  intelligente: capirà lui per primo che deve lasciare il timone”.
Come commenta il risultato di ‘Liberi e Uguali’?
“Hanno  intuito che andava cambiato qualcosa nel centrosinistra, ma la formula  da loro adottata non era, come si é visto, la migliore. Io me ne sono  accorto un minuto prima e non un minuto dopo. E così ho evitato di  commettere un errore politico. Ma tutte le sconfitte della nostra area  non sono una cosa per cui andare lieti”.
Negli altri Paesi si stanno rendendo conto della particolare situazione italiana che si è  venuta a creare, secondo lei? E ci potranno aiutare a uscire dalle  attuali 'sabbie mobili'?
“Al netto delle formali non ingerenze  è evidente che in Europa, segnatamente a Berlino e a Parigi, guardano  con preoccupazione alla crisi istituzionale italiana. Non temono di  esserne influenzati: anche loro hanno avuto contraccolpi dalla crisi  economica e dal cedimento dei Partiti tradizionali in favore di nuove  formazioni politiche non del tutto ortodosse. Credo che la Russia abbia  incoraggiato i ‘popolocratici’ e che così abbiano fatto anche alcuni  settori conservatori vicini a Trump. Sarà necessario una scomposizione e  ricomposizione del quadro politico, per adeguare le forze di  ispirazione europeista e multilaterale alla nuova situazione data. Come  nel caso della Brexit, é necessario che il tempo sedimenti le passioni e  faccia riflettere anche coloro che si sono rivolti a forze politiche  ‘anti-sistema’ più per rabbia che per convinzione. Quello che non si può  fare é impedire che il loro successo venga negato: se riescono a  mettere in piedi un governo, che governino pure, anche se mi sembra  assai problematico. I tedeschi e i francesi incoraggeranno una soluzione  temporanea, che garantisca la continuità dei nostri impegni e la nostra  stabilità”.
Un'ultima domanda di politica estera: la  questione coreana è in via di risoluzione, come sembrerebbe negli ultimi  tempi, oppure è destinata a riaccendersi improvvisamente?
“É una notizia confortante, che smentisce ciò che sovente crea la  violenza del dialogo attraverso i social. È ragionevole pensare che una  delle grandi conquiste di questi ultimi cinquant’anni sia dovuta ai  consessi multilaterali, dove i popoli anche più distanti possono  confrontarsi. Se gli Usa garantissero una distensione nel Pacifico  tornerebbero a essere nuovamente il ‘faro’ politico di tutta l’umanità e  Donald Trump riuscirebbe a cambiare cambierebbe di 360º la percezione  che il mondo ha di lui. É solo un auspicio, ma quando si cambia  l’inerzia in una parte del mondo tutti ne traggono b

NELLA FOTO: BOBO CRAXI ALL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU
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