Il nuovo sistema elettorale firmato Renzi-Berlusconi è al centro del dibattito politico. Ma fra voti di preferenza e premi di maggioranza la confusione è tanta. Cerchiamo di chiarirci le idee con l'aiuto di un noto docente di diritto costituzionale dell’Università di Roma 3
Dopo la 'brillante' manovra che l’ha portato a palazzo Chigi, adesso Renzi spera di poter aggiungere ai suoi successi anche l’approvazione della legge elettorale, così da presentarsi alle prossime elezioni con una freccia in più al suo arco.
La nuova proposta consiste in: liste elettorali corte e bloccate, soglia di sbarramento per l’accesso delle forze politiche in Parlamento (il 5% per i partiti coalizzati, l’8 per chi sceglierà di presentarsi singolarmente, il 12% per le coalizioni); premio di maggioranza per la lista che raggiungerà il 35% dei voti di preferenza e che assegnerà dal 53 al 55% del totale dei seggi; ballottaggio tra le due forze politiche più votate, singole o coalizzate, nel caso che nessuno al primo turno raggiunga la cifra stabilita per accedere al premio di maggioranza.
Il voto di approvazione, comprensivo di discussione sui 450 emendamenti presentati al testo di riforma, è già slittato due volte e con ogni probabilità assisteremo a un ulteriore rinvio della discussione parlamentare prevista per martedì 18 febbraio, in quanto ci si potrebbe impantanare nelle miriade di decreti in fase di approvazione, posponendo ogni altro discorso a marzo.
Non sono mancate le critiche al progetto Renzi-Berlusconi, in particolare da parte del leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, che non ci ha pensato due volte a definire la nuova legge elettorale uno spudorato tentativo di bloccare il Movimento, in particolare per quanto riguarda il sistema di ballottaggio: “ Noi saremo tagliati fuori. Immaginate il ballottaggio tra noi e il Pd: a chi indirizzerà il voto Berlusconi con le sue tv e i giornali?” ha tuonato l’ex comico in un incontro con la stampa estera.
Non solo da Grillo arrivano le polemiche, ma anche dal mondo accademico: moltissimi giuristi e costituzionalisti, tra i quali spicca il nome di Stefano Rodotà, hanno cercato di porre in evidenza le somiglianze del nuovo progetto con la precedente legge elettorale, il cosiddetto Porcellum; a destare perplessità, secondo gli esperti, sono il premio di maggioranza, considerato troppo grande, e la impossibilità di esprimere delle preferenze di voto, ritenuta incostituzionale.
Abbiamo chiesto l’opinione del professor Salvatore Bonfiglio, docente di diritto costituzionale italiano e comparato, di diritto pubblico comparato e di tutela dei diritti fondamentali nella comparazione giuridica presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Roma 3, per cercare di avere un quadro più chiaro ed esaustivo sulla questione.
Professore, come giudica l’Italicum rispetto al Porcellum?
"Le differenze tra i due sistemi sono almeno tre. Infatti, la proposta di riforma prevede che:
1) l’attribuzione del premio di maggioranza, come richiesto dalla Corte costituzionale, sia subordinata al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o seggi;
2) il premio di maggioranza sia alla Camera sia al Senato venga attribuito su base nazionale, per favorire la formazione di maggioranze parlamentari coincidenti nei due rami del Parlamento;
3) l’adozione di circoscrizioni elettorali di dimensioni territorialmente ridotte, può garantire, anche in presenza di liste bloccate, l’effettiva conoscibilità dei pochi candidati da eleggere (4/6)".
Esistono sistemi elettorali simili, in Europa e nel resto del mondo?
"Direi di no! Almeno negli Stati membri dell’Unione Europea".
Molti giuristi hanno accusato l’Italicum di essere solo una riscrittura del Porcellum. Pensa che ci si potesse discostare maggiormente dal precedente modello?
"La proposta di riforma è una soluzione inevitabilmente di compromesso, che ritengo accettabile con alcuni correttivi in grado di valorizzare la rappresentanza politica e favorire la governabilità".
Dato che in Italia si è sempre in bilico tra rappresentatività e governabilità, quale sistema elettorale sarebbe il più appropriato al nostro paese?
"Forse sarebbe stato meglio introdurre i collegi uninominali e un vero e proprio doppio turno (ricordo che nella proposta è soltanto eventuale!). Mentre non condivo il ritorno alle preferenze da molti auspicato. A questo punto, però, non conta più ragionare in astratto sul sistema elettorale migliore. Considero più utile, come dicevo, introdurre qualche correttivo: ad esempio prevedere un’unica soglia di sbarramento per l’accesso alla ripartizione dei seggi (4/5%) sia per le liste che intendono far parte di una coalizione, sia per quelle che vogliono concorrere alle elezioni senza essere “costrette” ad apparentamenti forzati. Infatti la soglia dell’ 8% per chi non intende coalizzarsi, non soltanto sacrifica la rappresentanza politica (e presenta profili di incostituzionalità), ma non è utile neppure alla governabilità, perché favorisce la formazione di coalizioni elettorali eterogenee".