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26 Aprile 2024

L'autogol di Renzi con le partite iva

di Serena Di Giovanni
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L'autogol di Renzi con le partite iva

In una interrogazione parlamentare del 14 gennaio scorso, Tiziana Ciprini (M5S) ha evidenziato come esista in Italia una categoria di lavoratori abbandonata da tutti: gli autonomi, il popolo delle partite iva. Per questa categoria, il Governo Renzi, nonostante i tanti proclami, sarebbe riuscito a fare un disastro senza precedenti. Con la legge di stabilità, la pressione fiscale contributiva sulle partite iva è diventata infatti insostenibile, per una categoria che racchiude anche tantissimi giovani, molti dei quali precari. La nuova fiscalità, dallo stesso premier prontamente rinnegata, risulterebbe essere una durissima punizione per i giovani che vogliano intraprendere una carriera autonoma e indipendente, in proprio. La Ciprini ha ricordato come, nei mesi di novembre e dicembre 2014, si sia verificato un incremento di nuove partite iva, aperte per rimanere nel vecchio regime dei minimi. Una scelta, questa, che se da un lato è sicuramente indicativa del livello di fiducia riposto dall’italiano medio nei riguardi delle scelte operate dal Governo, dall’altro sembra essere particolarmente felice. Perché, in effetti, secondo i calcoli elaborati dalla Fondazione Hume, un giovane professionista che abbia aperto la partita iva nel 2015, a parità di reddito di un suo coetaneo nel vecchio regime si troverà a pagare più del doppio delle tasse, avendo come tetto massimo di fatturato 15 mila euro annui (e non più 30 mila), una soglia ‘da fame’, come molti esperti hanno fatto notare. Per non parlare delle altre storture: la cedolare secca triplicata, un sistema di calcolo dei costi iniquo, che favorisce la false partite Iva, aumento dei contributi previdenziali per gli iscritti alla gestione separata dell’Inps.
Il popolo delle partite Iva, ricorda la Ciprini, è stato tagliato fuori anche dai famosi 80 euro mensili prospettati da Renzi. Ed è considerato negativamente anche sotto il profilo pensionistico, in quanto costretto a versare cifre esorbitanti per coprire ‘buchi’ di bilancio causati da altre gestioni previdenziali. Una situazione, questa, che avrebbe finito per alimentare un altro fenomeno: quello del ‘dumping professionale’ e la conseguente fuga di cervelli all’estero.
Stando alle parole del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, il Governo, nel prendere atto che gli interventi previsti dalla legge di stabilità possano incidere negativamente su alcune categorie di lavoratori autonomi, in particolare sui giovani professionisti free lance, avrebbe deciso, come già pubblicamente dichiarato da Renzi, di intervenire rapidamente attraverso l’adozione di un testo correttivo. Secondo Poletti, il premier starebbe elaborando una sorta di miracolosa ‘via d’uscita’ al pasticcio normativo da lui generato, sulla quale tuttavia mancano ancora alcune specifiche di rilievo, come tempi e modalità di pubblicazione della stessa. Al ‘popolo delle partite Iva’ non resta, quindi, che attendere e sperare che non si tratti della solita ‘promessa renziana’.


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