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25 Aprile 2024

La cena delle verità

di Silvia Mattina
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La cena delle verità

La vicenda si svolge interamente in un interno che sembra un ristorante, ma non lo è. Un luogo dove è stata allestita quella che sembra essere una cena: una tavola apparecchiata, alcune sedie e dei vassoi. Tutto all'apparenza sembra presagire una tradizionale ‘pièce’ dal classico intreccio narrativo proprio della commedia all’italiana: un uomo e una donna stanchi della loro vita insieme decidono di ricorrere allo psichiatra per mettere in ordine i pezzi della loro esistenza. La convenzione della cena come rivelatore ed 'esplosivo innescante' fa emergere una coppia che appare in disaccordo su tutto e lascia frantumare l'intimità da una serie di litigi, accuse, minacce e silenzi. La vera ‘partita’ si gioca tutta nel binomio tra bugia e verità. E sorgono da subito interrogativi nei due personaggi: è meglio una bugiarda felicità, oppure una dolorosa sincerità? Apparentemente banale, la cena svela, in apertura, il dramma esistenziale dei due protagonisti: essi hanno deciso di affrontare le loro menzogne e, infatti, ognuno di loro deve ‘servire’ all'altro i propri segreti per un ultimo grande atto d'amore e di salvezza. Quando l'esperimento comincia, risulta chiara la difficoltà di ascoltare i ‘brividi della franchezza’, perché non si è abituati al fatto di vedersi servita la verità su un piatto d'argento, in una società irrimediabilmente distorta. L'uomo appare scettico e avanza alla donna una serie di scottanti questioni, che si canalizzano sull'inutilità di avere un perfetto sconosciuto a cena, invocando più volte l'abbandono della psicoanalisi come ennesima prova di un rapporto apatico, logorato dall'inesorabile scorrere del tempo. La donna non si cura dei possibili effetti negativi delle rivelazioni sulla relazione, ma pretende attenzioni e complimenti del marito da inserire in una sterile messa in scena, spiata dal dottore posto dietro il vetro. L'illusione femminile è tuttavia fragile e risponde a una convenzione teatrale tipica delle coppie ‘medio borghesi’, più attente all'apparire che all'essere, (in)consapevolmente protagoniste di un 'grande fratello psicologico'. "Tu pensi di sapere tutto su di me"? Questa è la domanda che introduce l'escalation di verità a cui il pubblico assiste con apprensione. Le sei portate svelano la storia della coppia, dall'ironia del peluche ‘Dumbo’ per le derise orecchie a ‘sventola’ di lei, passando per il danno alla macchina provocato per gelosia, fino alla messa in dubbio della storia stessa da un escamotage drammaturgico finale. Quel che resta è un intreccio fedele alla sua plausibilità e incalzante verosimiglianza, ma anche altamente provocatorio nell'insistente attenzione ai nodi problematici, alle ipocrisie e insofferenze comuni nell'essere umano. I piccoli momenti di silenzio che calano sulla coppia sono sintomatici di un'invincibile antipatia e rancore. I due attori sottolineano le loro posizioni antitetiche sulla vita attraverso un emblematico spostamento di sedie. Si fatica a sincronizzare le lancette dell'orologio sulla crucialità di una scelta risolutiva, basata sulla trasparenza del rapporto, privo di moralismi o costrizioni sociali. La cena delle verità riconduce sul palcoscenico la teatralità messa in scena in film nazionali e internazionali, dallo smascheramento del medio borghese nel 'Carnage' di Roman Polaski, alla paura di accettare il cambiamento nelle dinamiche interpersonali di 'Perfetti sconosciuti' di Paolo Genovese. Insomma, una performance attoriale convincente: Sandro Calabrese e Nora Godano riescono a mantenere fino alla fine l'equilibrio tra inquietudini interne e indefinite minacce esterne. Il delicato  filo di cinica ironia e di tensione drammatica mette in piena luce una scrittura teatrale incentrata su una buona analisi sociale mutuata dalla fusione ‘pinteriana’ fra farsesco e tragico. Un buon ‘pezzo’ di teatro ‘classico’.

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FOTO A CURA DI: ANNALISA CIVITELLI



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