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10 Novembre 2024

Monologo per uomo e katana

di Annalisa Civitelli
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Monologo per uomo e katana

Presentato e prodotto dalla ‘Compagnia della Mola’ al Roma Fringe Festival 2016, questa rappresentazione ci mette di fronte a un buon esempio di comicità a mezza strada tra la ‘stand up comedy’ e l’improvvisazione teatrale. Manuele Laghi, diretto da Dario Del Vecchio, nella prima mezzora di recitazione riesce a essere frizzante e a manifestare energia, perdendosi un poco nella parte finale della sua performance. Il ragazzo è stato finalista di ‘Facce da palco 2016’ e vincitore del premio 'Earthink Festival 2016'. Dunque, la professionalità e la simpatia non sono in discussione. L’apertura, infatti, risulta buona: un ragazzo dietro a una scrivania e un pc aperto, sommerso dai famosi suoni che ogni giorno segnalano l’arrivo di messaggi su ‘whatsapp’, ‘skype’ ed e-mail varie. Alzandosi in piedi, nello spazio circostante, lo vediamo chiudere virtualmente le numerose 'finestre' aperte sullo schermo del suo computer. E qui inizia un elenco di applicazioni e comportamenti interattivi che, in effetti, il mondo giovanile utilizza in maniera piuttosto disordinata e contraddittoria: dal deep web, in cui “le vie della seta si delineano” e che comprende il 90% del mondo di internet, ai ‘dialogatori’ che ci fermano per strada; dal modo di mangiare sempre più rapido, alla ribellione della natura per la ‘tombinatura’ del Seveso; dal desiderio di possedere tutte le applicazioni gratuite a Youtube, in cui musica e pubblicità convivono. Un uso scorretto delle nuove tecnologie che afferma il senso di sfida e di ‘sfogo’ delle molteplici repressioni che ‘coviamo’ dentro di noi. Una denuncia opportuna circa il qualunquismo del cosiddetto ‘Fb cafè’, da cui sfocia un dilagante allarmismo in quanto derivazione di un caos anarchico, in cui hacker, siti di offerte di lavoro, siti di mercati on-line e di compra-vendita di bambini sono all’ordine del giorno. Quello che perdiamo, però, è il nostro tempo, il quale non risulta ottimizzato e viene altresì sprecato in brandelli di vita personale, divulgati sui ‘social’ alla mercé di tutti i contatti. Interessanti i dati statistici, che ci mettono di fronte a una realtà terrificante, informandoci sulla moltitudine di persone che frequentano il web, sul numero di messaggi che si inviano e si ricevono ogni giorno e, soprattutto, sulla quantità di ‘pollici alzati’ che identificano i 50 mila like al secondo. Dove sono le regole? Esistono? Dov’è quel limite di civiltà che possiamo imporci per non disturbare ‘l’altro’ ed essere più corretti? Qualcosa ci ‘sfugge’. Di certo, vivere con un dispositivo in mano ogni minuto non sempre ha senso. Ma la contrapposizione tra umanità e utilizzo ‘felice’ dei mezzi tecnologici o dei ‘social’ viene a ‘galla’ se considerato come un viaggio, il quale, se vissuto bene, comporterebbe una buona comunicazione di massa. L’attore vuole, con il suo spettacolo, comunicarci come il mondo virtuale intacchi le nostre esistenze e come, prepotentemente, ne stiamo abusando, in ogni luogo e in ogni dove. Una sovraesposizione sui social network dalla quale non riusciamo a liberarci, se non sfoderando una spada, in questo caso la ‘katana’, per colpire tutto ciò che che di incivile troviamo nei comportamenti umani. Micromondi raccontati e concatenati in modo lineare, sebbene l’attore, un po’ acerbo, talvolta abbia ‘incespicato’. Ironico e leggero.


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