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29 Marzo 2024

9841/Rukeli

di Giorgio Morino
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9841/Rukeli

Quanti possono sinceramente affermare di conoscere la storia di Johann ‘Rukeli’ Trollmann? Non si tratta di una vicenda molto nota al grande pubblico, neanche tra gli appassionati cultori della ‘nobile arte’ del pugilato. Rukeli è stato un giovane pugile tedesco di etnìa ‘sinti’. Dunque, con linguaggio poco ‘politically correct’, uno ‘zingaro’ che negli anni ’20 del secolo scorso seppe incantare il pubblico con il suo stile di combattimento innovativo, caratterizzato da finte e schivate che si susseguivano come in una ‘danza’, molti anni prima che il mondo pugilistico s’inginocchiasse ai piedi della ‘farfalla’, Mohammad Alì. Ma nel 1933, con l’ascesa al potere del nazionalsocialismo di Adolf Hitler, le cose cominciarono a cambiare. Per Rukeli, per la Germania e per il mondo intero. Non era possibile, nell’ideologia razzista del ‘Mein kampf’, imperniata attorno a una totalmente supposta ‘superiorità ariana’, accettare che uno ‘zingaro’ fosse il più forte campione tedesco di ‘boxe’. Qui inizia un vero e proprio ‘calvario’, che porterà alla tragica fine di questo atleta così anomalo, ma così forte da sfidare il ‘Terzo Reich’. La compagnia ‘Farmacia Zoo:E’ e il regista/attore Gianmarco Busetto, hanno portato sul palco del Fringe Festival capitolino un monologo toccante sulla vita di questo personaggio straordinario, scegliendo la via dell’immedesimazione del pubblico nella vicenda raccontata. “Tu sei Rukeli”: questo afferma sin dall’inizio Gianmarco Busetto al pubblico di Villa Ada, facendosi non solo attore, ma anche 'tramite' di una memoria dimenticata. L’accurata ricostruzione storica e l’appassionata interpretazione lasciano lo spettatore con un ‘nodo alla gola’ difficile da sciogliere, anche dopo la fine dello spettacolo. Un misto d’incredulità e sconforto, passione ed esaltazione che chiamano un lungo e sentito applauso non soltanto a chi questo monologo lo ha scritto, diretto e interpretato, ma anche a Johann Trollman: al suo coraggio e alla sua determinazione. E’ questo il modo che ha il teatro di proporre i propri ‘scoop’. Lodevolmente. Magnificamente.

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