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18 Aprile 2024

Tre once di lana nera

di Annalisa Civitelli
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Tre once di lana nera

Maria Grazia Tofone interpreta il ruolo di un’astronoma alla quale viene recapitata una lettera, in cui le viene comunicato che il suo lavoro presso l’osservatorio nel quale da anni svolge la propria professione è terminato. La ragazza cerca allora di riordinare gli studi scientifici da lei eseguiti, per passare le ‘consegne’ a chi verrà a sostituirla. Ma una passione così profonda per il proprio mestiere le ha fatto perdere di vista il proprio passato, che all’improvviso viene ‘riletto’ drammaticamente, poiché la solitudine ha isolato la ragazza sino a farle perdere il senso del tempo. Una presa di coscienza improvvisa nell'essere divenuta un 'corpo estraneo’ rispetto al resto del mondo, quasi a ricordarci che guardando sempre ‘col naso all’insù’ si può perdere il contatto con il pianeta sul quale viviamo, mentre sarebbe sempre meglio, ogni tanto, tornare con i piedi ‘per terra’, o sulla Terra (che poi è la stessa cosa…). Lo sviluppo del testo, non semplice, si dipana tra voli ‘pindarici’ e passaggi poetici che la Tofone recita con intensità, senza sbagliare neanche una battuta. Emerge, tuttavia, una sorta di ‘compressione concettuale’ dal sapore vagamente ‘punk’, come se la solitudine della ragazza esplodesse tutta insieme: una ‘polveriera’ la cui lettera di ‘fine incarico’ svolge la funzione di ‘miccia incendiaria’. Non si spiega molto come mai tutte le indicazioni che all’improvviso giungono alla protagonista arrivino in modo così radicale. E come mai non vi sia stata, invece, una graduale presa di coscienza, o di semplice consapevolezza, di un’immersione appassionata, ma eccessiva, nello studio degli astri. Possibile che una personalità così giovane, forte, sensibile e preparata non abbia mai sentito il bisogno, quanto meno, di scendere in paese, giù in fondo alla valle? Possibile un isolamento così assoluto e totale che esplode esattamente come il ‘collasso’ di una stella innanzi a quello che proprio gli astronomi definiscono: “Orizzonte degli eventi”? Tutto ciò ci è apparso alquanto ‘statico’. E anche un po’ strano. Fotografico.

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