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29 Marzo 2024

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di Giorgio Morino - gmorino@periodicoitalianomagazine.it
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In bilico tra reale e surreale, Matteo Paino accompagna lo spettatore nei meandri della personalità spezzata di un medico testimone dei peggiori casi di ‘malasanità’ italiana

Una persona, un medico, la cui personalità è scissa in due individui distinti: H1, preciso sicuro di sé e con una forte etica del lavoro; H2, vigliacco, spaventato della sua stessa ombra, ma comunque competente nel suo lavoro. Un giorno, queste due personalità si ritrovano a gestire l’archivio dell’ospedale per cui lavorano. Un luogo infernale, nascosto nei seminterrati, vicino ai locali delle caldaie, dove vengono nascosti i più scomodi segreti della clinica: casi di malasanità ai limiti dell’assurdo, medici assenteisti e incompetenti, pazienti bloccati per ore o per giorni in attesa di essere visitati. In questa dimensione onirica simile a un girone infernale, H1 e H2 lavorano senza sosta per nascondere le malefatte dei ‘capi’, figure invisibili, mai fisicamente presenti, ma la cui aura aleggia costantemente sulle spalle dei protagonisti. Con il passare degli anni, il peso delle malefatte occultate si fa sempre più gravoso per le due personalità di H. Inizia, quindi, un confronto alla fine del quale solo uno dei due rimarrà nell’ospedale. La compagnia ‘La Crisalyde’ porta sul palco del Roma Fringe Festival 2017 uno spettacolo estremamente valido, ricco di suggestioni sceniche capaci di proiettare lo spettatore nel surreale mondo della malasanità italiana. Un ambiente caratterizzato da segreti e servilismo, in cui non solo i diritti dei malati vengono calpestati, ma i medici stessi si ritrovano a dover scegliere tra il dovere e la certezza del proprio posto di lavoro. Matteo Paino, unico protagonista in scena, si è dimostrato un solido interprete, capace, con le proprie movenze e i convincenti mutamenti di registro vocale, di donare vita alle due personalità di H, rendendoli due esseri chiaramente distinti in un unico corpo. I capovolgimenti di fronte, con l’alternarsi da un protagonista all’altro, non risultano mai confusionari (rischio in cui incappano spesso gli attori che si cimentano ad interpretare personaggi multipli) e l’intera vicenda viene narrata con una passionalità ardente per la tematica trattata. Un riuscito ‘mix’ tra teatro sociale e dell’assurdo, che sicuramente merita una menzione speciale tra gli spettacoli di questa edizione del Roma Fringe Festival.

“Un famoso primario dalla florida carriera ospedaliera il cui vero nome non verrà mai pronunciato, all’improvviso viene declassato ad archivista. Spezzata la sua identità vengono alla luce le sue frustrazioni, dalle quali riesce a trovare un apparente sollievo costruendosi un amico fantoccio. Chi o cosa sta tenendo in mano le redini della sua vita ora”?

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NELLA FOTO: MICHELE PAINO IN SCENA


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