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26 Aprile 2024

Bianco d'inchiostro

di Raffaella Ugolini - rugolini@periodicoitalianomagazine.it
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Bianco d'inchiostro

Una messa in scena di cui non resta quasi nulla, se non qualche bandiera rossa sventolata sul palco, una marcetta militare da regime totalitario e una recitazione che sembra quasi indirizzata verso uno spettatore ideale anziché reale

Uno spettacolo portato in scena da Giulio Bellotto e Alice Guarente che vorrebbe ricordare e omaggiare la poetessa russa Anna Achmatova, la quale fece circolare, tramite un ‘samizdat’ diffuso in tutta l’Unione sovietica del terrore staliniano, un proprio poema composto durante i 17 mesi di prigionia del figlio. Il problema è che la rappresentazione risulta talmente declamatoria e confusionaria da non far capire quasi nulla al pubblico, nonostante la circolazione del testo poetico in sala. Una messa in scena di cui non resta niente, se non qualche bandiera rossa sventolata sul palco, una marcetta militare da regime totalitario e una recitazione che sembra quasi indirizzata verso uno spettatore ideale anziché reale. Probabilmente, la riduzione a 50 minuti della piéce ha costretto a una sintesi che ha finito con l’amputare il copione. Tuttavia, riteniamo che un riassunto meno ‘bizzarro’, su una tematica così importante, fosse possibile. L’impressione di fondo è che si sia mal compreso lo spirito del Roma Fringe Festival, fino a spostare la rappresentazione su un terreno surreale. Ma il teatro Off non è affatto un mondo di artisti folli o ‘borderline’, bensì un difficile dosaggio tra elementi estetici e recitativi: forma e contenuto che finiscono col coincidere in maniera originale o innovativa. Un metodo diverso per raccontare una storia o la Storia stessa. Una poetessa in crisi esistenziale e un soldato dell’Armata Rossa, probabilmente un Commissario del popolo, che urla e fa casino: questo è quanto rimane nella testa del pubblico, totalmente schiacciato da musiche, rumori e declamazioni dirette verso gli orizzonti infiniti della poesia. Potrà forse apparire alquanto strano, ma per uno spettatore normale tutto ciò che è infinito, alla fine della ‘fiera’ finisce. Sempre e comunque. Narcotizzante.

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