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28 Aprile 2024

Roma si avvia verso la modernizzazione digitale tra molte fatiche e qualche difficoltà

di Valentina Ughetto
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Roma si avvia verso la modernizzazione digitale tra molte fatiche e qualche difficoltà

La vocazione culturale della capitale d’Italia è universale: essa deve tornare a dettare la sua missione politica e sociale, che può avvalersi anche dei progressi della tecnologia e dell’informatica


Da oltre un secolo e mezzo, la città di Roma è capitale d’Italia. Ma questi ultimi anni sono stati ricchi di idee e innovazioni, che stanno trasformando la metropoli in una città digitale. Il passo di accelerazione alla digitalizzazione capitolina era già avvenuto, innanzitutto, negli uffici demografici, con la consegna della nuova carta d’identità elettronica (Cie), che ha consentito la possibilità di accedere ai propri dati online, attraverso il comune e le altre anagrafi del territorio nazionale. La teoria di Javier Echeverrìa della 'Telepolis' o della “nuova città telematica” ha dunque preso piede come una nuova 'città-mondo', che poco sembra avere di luogo urbano 'fisico', poiché la sua struttura è formata dalle reti di telecomunicazioni connesse tra loro. Queste nuove opportunità hanno disorientato chi ancora sentiva la necessità di affacciarsi fisicamente a uno sportello, eliminando, di fatto, numeri di telefono e centralini in favore di un collegamento via e-mail. Una Roma tecnologica e dell'informazione, insomma, che sta provocando mutamenti anche nella sua organizzazione sociale e urbanistica. Proprio a causa del biennio pandemico, buona parte delle comunicazioni si è sviluppata a distanza e non è più importante la relazione interpersonale tra singoli individui. E molte cose ormai si espletano attraverso i computer. Si sta creando davvero un nuovo 'uomo digitale': una realtà fatta di individui, influenzata non tanto da una loro esperienza diretta, quanto da un prodotto divulgato dai media, in particolar modo dalla televisione. Ma Roma è sempre stata anche un 'salotto a cielo aperto', definito con occhi disincantati da grandi artisti come Alberto Sordi, Gigi Proietti ed Ettore Petrolini. Un’identità che, negli ultimi anni, sembra aver lasciato il posto allo scempio di gabbiani, corvi, cinghiali e topi, che strappano le buste della spazzatura; ad alberi carichi di rami pericolanti; buche divenute voragini; cespugli ai lati delle strade; disagi, disarmonie e gravi trascuratezze. La violenza verbale, il menefreghismo e il degrado hanno raggiunto livelli preoccupanti. Per tali motivi, è bene ricordare personaggi come Theodor Mommsen, che sin dal 1871 aveva avvertito il ministro delle Finanze di allora, Quintino Sella, con il seguente monito: “A Roma non si vive senza propositi cosmopoliti”. Soltanto una decina di anni prima, il ministro dell’Istruzione e filosofo, Francesco De Sanctis, aveva immaginato una 'città dei 7 colli' come luogo in cui “edificare la terza civiltà, per farla una terza volta regina del mondo civile”, definendola “ben degna di essere la capitale del mondo civile”. Come ha scritto di recente Donato Tamblé, presidente del 'Gruppo dei Romanisti', "la vocazione culturale di Roma è universale. In tal senso, essa deve tornare a dettare la sua missione politica e sociale, che può avvalersi anche dei progressi della tecnologia e dell’informatica", dedicando, tuttavia, maggiore attenzione al riconoscimento della persona, dei suoi diritti e dei suoi doveri, da far rispettare attraverso una maggior partecipazione civile, per sconfiggere l’indifferenza e il qualunquismo. "La pandemia", spiegaDonato_Tamble.jpg il professor Tamblé, "ha reso Roma, per due lunghi anni, una città di lavoro a distanza, di lezioni da remoto, di eventi telematici, dando un forte impulso all’uso delle tecnologie digitali perdendo, però, il contatto col territorio e la socialità. Le capacità tecnologiche acquisite e/o incrementate in questo periodo possono essere utili anche in futuro, permettendo una modernizzazione di tutte le attività, oltre che della vita quotidiana". Attraverso una modernizzazione di tutte le attività capitoline, oltre che una partecipazione da intensificarsi tramite le varie associazioni culturali e di volontariato, si possono infatti creare strutture alternative ai servizi comunali, tali da portare a un alleggerimento dei carichi e delle spese sociali, favorendo nuovi punti di contatto con la memoria e la tradizione, prevedendo altresì il futuro della città attraverso politiche sociali e urbanistiche più sostenibili. La sfida è, dunque, quella di trovare nuove modalità per coinvolgere il maggior numero di persone: prima di tutto, gli stessi residenti della 'città eterna'. In particolare, coloro che fanno vita di quartiere, spesso in luoghi periferici e strutture anonime: 'non luoghi' contornati unicamente da grandi centri commerciali e poche piazze con giardini, in situazioni ormai prive di botteghe artigianali, dove si è perso il contatto con luoghi storici anche per via degli impegni di lavoro, sempre più pressanti e dai tempi esasperati, persi nel traffico e nei parcheggi, se non nell’abbandono dovuto alla sempre più dilagante disoccupazione. La lontananza dal 'bello' conduce, perciò, al degrado psichico e fisico. E’ dunque necessario formare un nuovo tessuto sociale, più attivo e partecipativo, dove le persone possano trovare maggiori centri di interesse e di socialità per le famiglie e gli anziani. Una Roma più inclusiva, tale da ricreare una 'buona società' nei confronti dei suoi abitanti. Come romani, ci siamo affacciati al periodo 'postpandemico' senza più il desiderio di far parte della vita cittadina e delle sue manifestazioni culturali, come imporrebbe l’identità culturale una vera capitale dell’Impero più imponente della Storia, il cui centro storico è stato riconosciuto dall’Unesco come 'Patrimonio mondiale dell’umanità'. La necessità è perciò quella di aprirsi, per riformulare uno sguardo più attento al nostro patrimonio millenario, stratificato in una Storia da riscrivere attraverso i suoi cittadini, affinché aggiungano pagine di nuove emozioni e attività urbanistiche. Il volontariato e le associazioni si sono già dimostrate indispensabili nel rafforzare le buone pratiche sociali e un’identità collettiva, capace di contrastare la malavita, le sacche di indigenza, la disorganizzazione e le tante difficoltà. Una sinergia tra queste realtà, in collaborazione con il Comune, ma al di fuori da ogni condizionamento politico, tese alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale della città, nel rispetto delle sue tradizioni e della sua funzione storica. Un esempio valido tra i tanti è proprio quello, per esempio, della già citata associazione 'Il Gruppo dei Romanisti', presente sin dal 1938, che di recente ha rievocato i punti salienti della sua esistenza con uno scritto pubblicato dall’editore Carocci, nella sua collana 'Biblioteca di testi e studi n. 1394/Studi storici'. Il volume, intitolato 'Il Gruppo dei Romanisti: ieri, oggi, domani. Una tradizione che si rinnova', curato da Tommaso di Carpegna Falconieri, Antonio Rodinò di Miglione e dal presidente dell’associazione, Donato Tamblé, comprende i contributi di diciotto ‘Romanisti’, illustrando l’attività del gruppo e dei suoi membri, italiani e stranieri, in diversi settori della cultura nazionale e romana: archeologia, architettura e urbanistica, archivi e biblioteche, arte e antiquariato, cinema e spettacolo, istituzioni ecclesiastiche, letteratura, giornalismo, storia, toponomastica. "Un impegno collettivo e individuale", afferma il presidente, Donato Tamblé, "dei componenti di un sodalizio, che si perpetua nel segno della continuità e del rinnovamento, coniugando passato e presente, memoria e identità, critica costruttiva e progettualità". Ricordiamo, inoltre, il volontariato di una realtà recente, attraverso la presenza di 'Tota Pulchra': un’associazione di promozione sociale già entrata in ottimi rapporti con altre importanti istituzioni sociali della capitale, quali la comunità di Sant’Egidio e altre, nata l’8 maggio 2016 da un’idea di monsignor Jean-Marie Gervais, presidente dell’associazione medesima e Prefetto coadiutore del Capitolo Vaticano. L'associazione 'Tota Pulchra', nel giro di pochi anni, è entrata in collaborazione con la Croce Rossa, gli Amici del ‘Salotto Tevere’, il Comitato giubileo cappellania della comunità congolese 'Artemisia', il 'Progetto Italia', le 'Eccellenze italiane' e altri sostenitori. Essa si è impegnata, in questi anni, a creare una rete sociale per sostenere l’arte e le persone in difficoltà. Soprattutto, dopo quasi 3 anni di chiusura forzata di archivi, musei e biblioteche. Tuttavia, Roma può e deve ritrovare la sua identità culturale, respingendo quasi retaggi provincialisti che fanno di ogni quartiere un satellite a sé stante. E ciò può esser fatto attraverso le sue sale di studio all’aperto, tra il verde dei prati e dei suoi pini mediterranei. Un’idea sorta durante l’estate del 2021, che ha stupito il pubblico e aiutato il già buon circuito delle Biblioteche di Roma Capitale a rendere le sue strutture sempre più accessibili, con sale di lettura e di studio all’aperto. Si richiede l’accesso, ovviamente, tramite prenotazioni on line e negli orari di apertura agli spazi esterni alle varie biblioteche. Luoghi di studio pubblici, in cui abbiamo trovato, sempre più spesso, studenti e 'smart worker', che hanno aderito ai vari progetti. Come, per esempio, quello del IV Municipio e della biblioteca 'Fabrizio Giovenale', organizzato all’interno di un complesso di casali riqualificati del Parco regionale urbano di Aguzzano. A sua volta, nel Municipio XII, il Villino Corsini ha riaperto il suo archivio-biblioteca, con una bella terrazza signorile affacciata su Villa Doria Pamphili. E nel I Municipio, quello del centro storico, che è riuscito con grande merito a incorporare anche il quartiere Prati, situato al di là del Tevere, si può accedere al magnifico chiostro borrominiano di 'Casa delle Letterature', a due passi da piazza Navona. Luoghi e 'sale di lettura' che si trasformano in teatri per eventi culturali, presentazioni di libri, reading, eventi musicali, laboratori e circoli di lettura. La cittadinanza romana sta cercando, insomma, quasi autonomamente, di rispondere alla profonda crisi che sta attraversando la capitale d’Italia, in un encomiabile impegno collettivo teso a ridare a Roma la sua dignità. La speranza è quella di una politica capitolina più attenta, in futuro, a sostenere questo sforzo dei romani, che amano profondamente la loro città e intendono valorizzarne la sua identità più autentica: quello di regina della cultura universale.

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NELLA FOTO QUI SOPRA: LA NUOVA BIBLIOTECA DI LABARO, ALLA PERIFERIA NORD DI ROMA

AL CENTRO: DONATO TAMBLE', PRESIDENTE DEL 'GRUPPO DEI ROMANISTI'

IN APERTURA: UNO SCORCIO DEL PINCIO VERSO PIAZZA DEL POPOLO


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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