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19 Aprile 2024

Le memorie d'Italia ai tempi del Covid

di Stefano Maria Pantano
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Le memorie d'Italia ai tempi del Covid

Presentato in diretta Facebook e Zoom dalla sede storica di Associazione Civita in piazza Venezia a Roma, l’e-book: ‘Racconti e immagini. Memoria e testimonianza del vissuto al tempo del Covid-19’, pubblicazione edita da Marsilio che raccoglie gli elaborati del concorso letterario #tiraccontodacasa, lanciato lo scorso anno in pieno ‘lockdown’

Magari non è una guerra, la condizione di cattività alla quale, ormai da più di un anno, ci costringe l’emergenza pandemica. Non lo è anche al netto del carico di lutti e di dolore costato a un occidente che, da oltre settant’anni, non era costretto a rivivere l’orrore della ciclica lotta collettiva per la conservazione della vita. Almeno, non come fu per i tanti giovani che dovettero affrontare le trincee del conflitto ’15-’18. Verrebbe da sorridere amaramente, al compagno che giaceva massacrato con la “bocca digrignata” accanto al poeta Ungaretti e descritto nei versi di ‘Veglia’, se oggi assistesse all’inconsapevole candore con il quale troppi intellettuali stanno accomunando esperienze come la sua a quella che ha colpito la nostra molle civiltà. È un fatto, tuttavia, che questo virus dai mille volti, nato a quanto sembra per errore del comportamento umano nel mercato del pesce di una città cinese, abbia ridisegnato completamente le nostre esistenze, rispetto a un ‘prima’ in cui restavamo più o meno indifferenti alle atrocità del mondo ‘di fuori’. Se di metafore belliche vogliano parlare, potremmo farlo a giusto titolo, semmai, osservando la macelleria sociale alla quale sono sottoposti tanti lavoratori, ridotti allo stremo dal tragicomico carosello di regioni colorate e paradossali restrizioni che sacrificano la libertà in nome della sicurezza; pare difficilissimo, a questo punto, smentire chi affermò, con non troppo mal posta sagacia: “L’Italia è un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte”. Musichette che suonano inquietanti nel sentir evocare una “nuova normalità” alla quale saremmo vicini, secondo alcune parole pronunciate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo scorso 14 aprile nella sede di Palazzo Firenze a Roma. L’occasione è stata la presentazione della piattaforma digitale ‘Dante.global’, realizzata dalla Società Dante Alighieri nell’ambito delle molteplici iniziative nate per celebrare il Sommo Poeta e la cultura italiana, anche attraverso le nuove tecnologie, nell’anno in cui ricorrono i 700 anni dalla morte. Una normalità a misura d’uomo si è ritrovata dopo secoli di pestilenze, due guerre mondiali, epidemie terribili come la ‘Spagnola’ e altre. Eppure, pare che quella che ci attende stavolta sia una ‘normalità’ un po’ diversa. ‘Nuova’, appunto. In base a quali modalità, tempi e per volontà o incapacità di chi, “lo scopriremo solo soprav-vivendo”, parafrasando il testo di una nota canzone di Lucio Battisti. Meno ambigua è parsa la dichiarazione del presidente della Società Dante Alighieri, professor Andrea Riccardi, che ha parlato di "bisogno di umanesimo, in un mondo che cambia sempre più velocemente, dove i rapporti sociali si rinnovano e ridefiniscono". La necessità di "nuove coordinate culturali e la conservazione delle relazioni umane sarebbero un nostro obiettivo non secondario", secondo Riccardi, nello scenario globale. Quanto al nostro Paese, il presidente dell’Istituto di cultura ‘dantesca’ ha rimarcato intenti auspicati da tanti e più volte, in circostanze simili: un rilancio basato sulla lingua, la cultura del libro, il sostegno all’economia e alle attività turistiche. Peccato che queste, insieme a tutta la grande industria culturale ed editoriale, al momento ci sembrino condannate a una sorte non troppo dissimile da quella toccata, durante il Medioevo, agli ultimi Catari, murati vivi nella grotta di Lombrives.

Un concorso letterario per raccontare la pandemia
Ma lo stato di salute dei libri è davvero così poco incoraggiante, come è per certo quello del mondo dello spettacolo, degli eventi e dei musei costretti a lunghe chiusure? Il tema, insieme a quello degli effetti che la prima pandemia del mondo globalizzato sta generando sulla vita materiale ed emotiva dei singoli, per lo più costretti fra le mura domestiche, è stato argomento di dibattito di un altro importante evento, svoltosi in remoto poco più di due settimane fa. Nella mattinata del 31 marzo 2021, in diretta sulla pagina Facebook di Associazione Civita e sulla piattaforma Zoom, si è tenuta infatti la presentazione di un emozionante e-book, intitolato ‘Racconti e immagini. Memoria e testimonianza del vissuto al tempo del Covid-19’, edito da Marsilio Editori. Il volumetto raccoglie i racconti brevi e i pensieri inviati nei mesi scorsi dai numerosi partecipanti al contest di scrittura #tiraccontodacasa, promosso un anno fa dalla direttrice di Civita, Giovanna Castelli, durante la fase critica del primo lockdown nazionale. Non sarà certo bastata la portata epocale dello stato emergenziale a rendere la maggior parte di noi degli scrittori degni di far figurare un giorno il proprio nome accanto a quello di Dante nei manuali scolastici e universitari. Ad ogni modo, la straordinaria partecipazione riscossa dall’iniziativa culturale ha dimostrato il bisogno diffuso, per moltissime persone di ogni fascia d’età, di comunicare all’esterno di quell’isolamento che è stato il più grande atto di solidarietà nazionale. Oltre 200 gli elaborati in concorso, sottoposti al vaglio di un’illustre giuria composta dagli scrittori Iacopo Barison e Ginevra Lamberti e dai giornalisti Andrea Vianello e Giorgio Zanchini. Il tempo trascorso alla finestra, l’incontro tra le vie del quartiere, i pranzi a casa, i momenti in famiglia o, peggio, la solitudine estrema di coloro che sono rimasti completamente soli… Tante testimonianze si fanno eco l’una dell’altra, in un unico circuito ermeneutico e narrativo contemporaneo. Elemento costante ne è la (stra)ordinarietà dell’ordinario di cui è fatto il nostro microcosmo domestico, forzato confinamento e confine ‘kafkiano’ fra noi e un mondo interconnesso, che i confini diceva di averli abbattuti tutti o quasi. L’e-book ‘Racconti e immagini’ è un viaggio tra sensazioni ed emozioni che divengono memoria, a pieno titolo letteraria, di un anno che resterà nella storia, fra grandi restrizioni, paure e ritmi dilatati. Corredano i testi della raccolta, inoltre, le immagini selezionate dal concorso fotografico #contestmostriamoci che, tramite un’altra forma d’arte, ha anch’esso raccontato il lockdown. A moderare la tavola rotonda durante l’incontro, dopo i ringraziamenti ufficiali di Simonetta Giordani, segretario generale dell’Associazione Civita, è stato Andrea Vianello, che prima di entrare nel vivo della premiazione dei vincitori ha evidenziato tre temi principali ricorrenti negli elaborati pervenuti. In primis la pausa, che impostasi in un primo momento su tutte le nostre attività pareva dover essere solo una parentesi, salvo trascinarci, come tutte le ‘guerre-lampo’ della Storia insegnano, in una lunga esperienza alla quale nessuno di noi era preparato. Poi la casa, che ha finito per essere il nostro unico guscio e cornice esistenziale, tanto da essere anche fulcro anche di libri candidati al Premio Strega 2021, come ‘Il libro delle case’ di Andrea Bajani (Feltrinelli, 2021). Terzo elemento è costituito dai vicini di casa, perché pur nella nostra nuova solitudine abbiamo capito, per la prima volta, che i palazzi in cui vivevamo erano abitati da persone come noi, non soltanto da volti anonimi a cui dire “buongiorno” e “buonasera” sul pianerottolo. È nata una complicità.

I premiati: secondo e terzo posto
La prima tipologia di testi premiati è stata quella dei pensieri, forma espressiva che diversi concorrenti hanno preferito per meditare la propria esperienza, quasi influenzati dagli spazi virtuali da cui è delimitata la scrittura dei social. Terzi classificati ex aequo: ‘Quarantena’ di Matteo Bianchi e ‘Due intenzioni’ di Andrea Muratore. Al secondo posto, ancora ex aequo, Simona Isacchini con ‘Lezione di virus’ e Nicola Maiello, per il suo ‘Nel blu’. Primo premio, invece, per Rachele Mannocchi, autrice di ‘Cosa combino confinata?’ elaborato dalla particolarità formale di creare una sequenza di allitterazioni, grazie alla costruzione dell’intero pensiero con parole inizianti con la lettera ‘C’; la stessa con cui principiano il nome del virus e gli ambiti aCaterina_Guzzanti.jpgntitetici della casa, della comunità e del confinamento. È stata poi la volta dei racconti brevi, categoria che annovera anche il contributo della collega Silvia Mattina, autrice de ‘La casa della grande sorella’. L’ascolto degli elaborati premiati dalla viva voce dell’attrice Caterina Guzzanti ha fornito interessanti spunti di dibattito fra i relatori della mattinata. Il tema di una nuova quotidianità da imparare a gestire, ove predominino la pazienza e il silenzio, ispira i testi di Giulia Bartolini e Silvia Palombi, entrambe terze classificate, rispettivamente con 'Tempo cambiato' e 'Una normalità migliore'. Sulla scorta della riflessione di Bartolini, ci si è allora domandati con il sociologo Domenico De Masi, cosa pensare rispetto a queste sensazioni così poco affini alla contemporaneità a cui eravamo abituati sino a poco più di un anno fa. Soprattutto, a fronte dei malcontenti che cominciano a sfociare nelle piazze, ci si è domandati se l’Italia esasperata di questi giorni sia la stessa "dell’andrà tutto bene”, quella che cantava il proprio ottimismo dai balconi nei primi mesi di chiusura. “È lo stesso Paese”,  ha commentato De Masi, “che però ha partecipato a un grande seminario. Un seminario durato dodici mesi, full time, in cui siamo stati coinvolti notte e giorno, con un docente molto severo: questo pipistrello cinese che da remoto si è poi concretizzato a poca distanza da noi e poi perfino nelle nostre case". In riferimento alla raccolta dei testi edita da Marsilio, storico partner di Civita, il sociologo ha parlato di “opera postmoderna” in cui si alternano poesie, prose, pensieri e immagini che raccontano questo ‘seminario’ a cui abbiamo partecipato nostro malgrado. Ai temi evidenziati in apertura da Andrea Vianello, il professor De Masi ha aggiunto quelli del non avere più spazio, della consapevolezza dell’interconnessione tra causa ed effetto nel mondo globale, della ritrovata distinzione tra superfluo e necessario… Spazio anche ai soggetti che prima tenevamo ai margini: gli anziani, i precari, gli homeless e tutti coloro che nell’impero della produzione ad ogni costo non avrebbero voce se non grazie al welfare, presente nel nostro Paese grazie alle radici cattoliche e all’inclinazione comunista assunta dai governi per alcuni lunghi periodi. Altri temi importantissimi presenti nei contributi raccolti sono la quasi infatuazione per la nostra sanità, con i suoi medici, infermieri, tecnici e volontari, e Domenico_De_Masi.jpgle competenze. Soprattutto, la fiducia nella scienza, antidoto all’ignoranza cialtronesca e millantatoria, eppure mai esattissima. Ciò lascia spazio, secondo Domenico De Masi, "a un delizioso senso di tolleranza, figlio dell’antica cognizione greca del limite, dinanzi a ciò che vi è ancora da comprendere". Troppo spesso, infatti, abbiamo visto imperare sui media una pletora di giornalisti, opinionisti e pseudo-esperti vari che si accanivano su tutto quello che ritengono sbagliato. Loro soltanto avrebbero saputo come si fa e hanno potuto giudicare quelli che non hanno fatto bene.
Il testo di Silvia Palombi, presente in collegamento, ha suscitato interrogativi sull’altro mantra, da tanti belato per mesi con una smorfia ebete sul volto: “Saremo migliori”. Se millenni di Storia dell’uomo hanno già dato eloquente riscontro all’illusoria promessa che i momenti di disperazione possono strapparci, la vincitrice del terzo premio ex aequo ha espresso invece opinioni condivisibili, dettatele evidentemente dalla pratica buddista che da qualche tempo ha detto di aver intrapreso. La misura in cui potremo essere migliori risiederebbe nella speranza che le persone responsabili e di buon senso siano numericamente più degli sconsiderati, cosa che avremmo a suo dire ragione di credere. Sui giorni che stiamo vivendo, la Palombi ha poi dichiarato: "L’assedio di Sarajevo è durato quattro anni e sui tetti non c’erano i vigili che chiedevano l’autocertificazione, ma i cecchini. Tutto sommato non c’è da lamentarsi troppo". Anche secondo Ginevra Lamberti, la comunicazione asincrona, collettiva e trasversale dei partecipanti al concorso #tiraccontodacasa ha fatto convergere le diverse esperienze su elementi ricorrenti. Elementi e oggetti di uso domestico come le finestre, le quattro mura e il lievito, diventano simboli di una resistenza silenziosa ma coriacea, affiorando in una comunicazione sociale che trapela dagli avamposti. La scrittura è anche dialogo tra generazioni e senso di appartenenza alla catena umana. Non potevano darne immagine più rappresentativa i due vincitori ex aequo del secondo premio per la sezione racconti. In video-collegamento sono comparse due figure vicine: un distinto signore dai capelli di neve e un bambino che dall’emozione del momento ufficiale lasciava trasparire un’intelligenza vivace: Domenico Carro e Valerio Carro de Medici. Un nonno ex ufficiale di Marina e suo nipote, uniti da un rapporto speciale, ulteriormente rafforzato dalla pandemia. La loro quotidianità, fatta di piccole cose, viene raccontata nel testo: 'Valerio a casa affacciato sul mondo'. Il piccolo, è già autore del libro intitolato 'Assaggiavideo', nel quale, con precoce intuito sulla capacità dei nuovi mezzi di comunicazione, riassume l’attività che condivide attraverso il suo canale Youtube, dal titolo omonimo. Del resto, come faceva notare Andrea Vianello, la forma narrativa dei memoires privati e familiari è tornata molto in auge nel recente periodo, ma è legittimo parlare di una scia letteraria nel segno della pandemia da Covid 19? Secondo l’amministratore delegato del grande marchio editoriale Marsilio Editori, Luca De Michelis, l’iniziativa inaugurata da Civita avrebbe dato origine a un nuovo genere letterario: quello del diario collettivo. "Il diario", ha affermato De Michelis, "è tipicamente un’esperienza privata e intima di dialogo con sé stessi, che in questo caso è visto come un’esperienza collettiva di un tempo forse unico e spero irripetibile". Mai come ora, non solo l’Italia, ma gran parte del mondo ha vissuto la globalità insieme alla contemporaneità di uno stesso evento. In questo senso, non è eccessivo pensare che manifestazioni culturali come #tiraccontodacasa siano funzionali, come accade con la rassegna stampa nel caso dell’informazione o della collazione dei manoscritti per l’attività filologica, a rendere possibile una raccolta di tanti punti di vista contemporanei e, dunque, creare i presupposti per un vero e proprio genere letterario.

Come sta l’editoria, fra classici e best seller
Per quanto riguarda lo stato di salute del mercato editoriale e gli effetti che su di esso hanno avuto i mesi di i giorni del lockdown, De Michelis ammette di aver vissuto momenti di seria difficoltà, a causa della chiusura delle librerie e della necessità di riprLuca_De_Michelis.jpgogrammare tutte le attività in vista di una sempre incerta riapertura. Inoltre, l’Ad di Marsilio ha rilevato una vera e propria invasione di manoscritti da parte di aspiranti autori, che ormai da tempo superano tragicamente i lettori che abbiano anche solo memoria della forma convenzionalmente assunta da un libro. Dal che si evince l’aumento delle responsabilità degli editori nel 'filtrare' quanto viene scritto, tenendo fede alla prospettiva del mondo che in base alla propria identità e alla propria missione intendano offrire. Contrariamente a quanto si possa credere, il 2020 è stato un buon anno per i libri, che hanno guadagnato terreno insieme ad altri passatempi. Un fatto singolare testimoniato da De Michelis è il calo delle vendite dei cosiddetti best seller, i libri celebratissimi, a fronte di in incremento dei classici, testi già pubblicati e definiti “backlist”, che hanno più che compensato questa perdita. "Il motivo per cui i best seller funzionano", ha spiegato il dirigente dell’editore Marsilio, "è che le persone cercano il contemporaneo, cercano dei libri che parlino di loro e di cercano di ritrovare in essi le proprie esperienze, le proprie emozioni e la propria vita. In un momento in cui il contemporaneo è più difficile da leggere e da interpretare, un ritorno ai classici è un fenomeno che io leggo in modo molto positivo". E parlando di classici in tempo di pandemia, non può non venire in mente 'La Peste' di Albert Camus, le cui pagine, scritte nel 1947, appaiono oggi profetiche. Non ci sorprende, dunque, se il romanzo sia attualmente tra i più riletti. Domenico De Masi, che di Camus fu allievo quando giovanissimo studiava sociologia a Parigi, ha lucidamente chiosato sul nostro presente traendo spunto dal finale del libro. Ben più disilluso della signora Silvia Palombi sulla possibilità da parte della collettività di diventare migliore, il professore ha fatto notare come la pandemia abbia "spazzato via in un colpo l’irrazionale credenza di una parte dell’umanità di essere invulnerabile e che eventi simili possano ripetersi a causa della nostra incoscienza". Ben lo sapeva il dottor Rieux, protagonista del romanzo di Camus, che si tiene in disparte dai festeggiamenti degli abitanti della città algerina di Orano, felici per la fine della pestilenza. "Credo che noi", ha concluso De Masi, "da questa brutta avventura usciamo con la consapevolezza che è una sventura procurata da noi e che potrebbe non essere l’ultima, se nella parola “peste” riusciamo senza troppo sforzo a leggere tutte le forme che la cattiveria umana è in grado di assumere".

La vincitriIlaria_Colasanti.jpgce
Meno angoscianti le atmosfere del racconto vincitore della prima edizione contest di Associazione Civita. In 'Dolores', scritto da Ilaria Colasanti, bibliotecaria di origini genovesi, le mura domestiche sono presenti insieme a tantissime altre suggestioni, che fanno individuare nell’autrice una vera e propria presenza letteraria. In qualità di giurato, Andrea Vianello ha espresso così le motivazioni del premio: "Dentro questo racconto c’è un po’ tutto: la memoria, la tenerezza, il futuro, la casa, la città e il maestrale come elemento naturale, che rappresenta anche il virus che ci ha cambiato la vita". Come spiegato dalla Colasanti durante l’intervista di Vianello, vero premio morale per tutti i vincitori, la protagonista Dolores è una figura immaginaria che emerge dai ricordi dell’infanzia vissuta a Genova. Ella rappresenta l’insieme di memorie familiari e storie raccontate, come quella della nonna di una ragazza genovese, spirito libero che in gioventù rifiutò il lungo corteggiamento di un importante e facoltoso armatore. L’apprezzamento al lavoro della premiata è giunto anche dalla scrittrice Ginevra Lamberti: "Ilaria Colasanti ha fatto qualcosa di assolutamente necessario, quando si decida di cimentarsi con una creazione letteraria, ovvero ha creato una finzione più verosimile della realtà. Questo è assolutamente necessario nel momento che stiamo vivendo, dato che esso è quanto mai inverosimile".

I ringraziamenti di Gianni Letta

Ad avviare alla conclusione della mattinata, l’on. Gianni Letta che, in qualità di presidente di Associazione Civita, ha manifestato soddisfazione per i primi risultati della manifestazione. Il pregio del contest lanciato un anno fa è stato infatti non solo quello di dare un segnale di presenza dell’associazione in un momento critico per la collettività, ma anche di indurre le persone a riflettere. "Forse non sarà un genere letterario nuovo", ha dichiarato Letta, "ma certamente una scia letteraria c’è". Il presidente di Civita ha poi proseguito evocando un’opera letteraria poco conosciuta, che dell’e-book 'Racconti e immagini' costituirebbe un precedente illustre nella letteratura europea. L’autore è Xavier de Maistre, fratello del più noto Joseph, passato alla storia per la sua teoria dello Stato e sulla legittimità degli ordinamenti. Xavier, che invece era un militare in armi nell’esercito sardo, nel 1794 scrisse un libello dal sapore filosofico intitolato: 'Viaggio intorno alla mia camera'. Il testo presenta interessanti analogie con i testi esaminati tra il 2020 e il 2021 dai giurati, poiché partendo dal medesimo, intimo ambiente, l’autore riesce a esaminare vizi e virtù umane, affrontando questioni etiche di notevole spessore. Il tutto, semplicemente ponendosi ogni giorno in angoli e posizioni diverse della sua stanza. Con una curiosa consonanza con le affermazioni sull’umanesimo che solo pochi giorni dopo sarebbero arrivate, in altra sede, dal presidente della Dante Alighieri, Andrea Riccardi, citato in apertura, Gianni Letta ha infine ringraziato i partecipanti al concorso e alla premiazione auspicando nuove edizioni per i prossimi anni: si spera, non più dall’isolamento. Solo la cultura, infatti, può essere il fulcro del nuovo Rinascimento di cui abbiamo bisogno. E, storicamente, i due termini sono praticamente sinonimi.

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