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19 Aprile 2024

Chiara Becchimanzi: "Felice di tornare sul palco dopo due anni difficilissimi"

di Emanuela Colatosti
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Chiara Becchimanzi: "Felice di tornare sul palco dopo due anni difficilissimi"

L’attrice, originaria di Latina ma residente a Ostia, è il ‘talento’ di cui molto si sta parlando, nella capitale d’Italia e non solo, per come ha saputo resistere alla lunga pandemia planetaria con il coraggio di una ‘tigre’, riadattando un ‘classico’ di Moliere oggi trasformato, grazie anche ad alcune intuizioni di Augusto Fornari, ne: ‘Le intellettuali di piazza Vittorio’

‘Le Intellettuali di piazza Vittorio’ è un riadattamento di Chiara Becchimanzi de ‘Le intellettuali’ di Moliere. La famiglia di mecenati descritta dal celebre drammaturgo francese risulta trasformata in una famiglia italo-iraniana, trasferitasi nel 'Belpaese' dopo la rivoluzione islamica del 1979. Un evento di cui ci giunse, per alcuni anni, solo una eco confusa, mentre invece si trattava di un ‘atto instaurativo’ di enorme portata, considerando gli ultimi accadimenti internazionali relativi al ritorno al potere dei Talebani in Afghanistan. In sostanza, le due sorelle descritte dal drammaturgo parigino, Henriette e Armande, si trasformano in Laleh (in italiano: Tulipano, interpretata da Giorgia Conteduca) e Azadeh (ovvero: Libera, interpretata da Chiara Becchimanzi), la zia Bèlis diventa Pareesa (‘Fatata’, Giulia Vanni) e il giovane innamorato Clitandre Khodadad (‘Dono di Dio’, Teo Guarini). L’artista Trissotin diventa Trissottani e si trasforma in un cineasta pomposo e scroccone (Claudio Vanni) mentre la cameriera Martine, che nella traduzione italiana di Molière è veneta, diventa la ciociara Tina, interpretata da Monika Fabrizi. I genitori delle sorelle diventano Ulrica e Kourosh (Ciro, con un chiaro riferiLe_Intellettuali_di_Piazza_Vittorio_sorelle.jpgmento a Ciro di Persia) e sono interpretati da Cinzia Leone e Vittorio Hamarz Vasfi, apparizioni ‘straordinarie’ grazie ad affascinanti soluzioni tecnologiche e una scenografia proiettabile. L’ultimo componente di questa bizzarra famiglia, Daryush (Dario, il successore di Ciro) è un inserto drammaturgico del tutto originale reso possibile dall’amichevole partecipazione in videochiamata di Stefano Fresi. Uno spettacolo corale, divertente ed emozionante, messo in scena dalla compagnia Valdrada Teatro e diretto da Augusto Fornari, andato in scena con grande successo lo scorso 7 e 8 dicembre 2021 presso il Teatro Tor Bella Monaca di Roma e, attualmente, in tournée sui principali palcoscenici del Lazio, tra cui il Teatro ‘Ugo Tognazzi’ di Velletri (Lt), il ‘Moderno’ di Latina e un atteso ritorno, a fine anno, al ‘Garbatella’ di Roma. Per avere ulteriori informazioni e approfondimenti riguardanti ‘Le intellettuali di piazza Vittorio’, una rappresentazione che sta diventando, sia per pubblico, sia per la critica, lo ‘spettacolo del momento’, abbiamo voluto incontrare la vulcanica attrice e drammaturga, Chiara Becchimanzi.

Chiara Becchimanzi, ‘Le intellettuali’ di Moliere si tinge di contemporaneità ne ‘Le intellettuali di Piazza Vittorio’, fra nuovi e antichi conflitti: come ti sei approcciata alla riscrittura di questo testo?
“L’attualità del testo originale sta soprattutto nell’aver individuato il conflitto dicotomico tra ‘ragione’ e ‘sentimento’, tra ‘angelo del focolare’ e ‘artista e intellettuale’ da un punto di vista femminile; il nostro adattamento allarga la questione a tutto ciò che riguarda le pressioni sociali e le aspettative familiari, che spesso ci portano a non saper individuare i nostri stessi desideri, perché “desideriamo i desideri altrui”. Ecco allora emergere una complessa riflessione sul senso dell’autodeterminazione, femminile ma non solo: il conflitto tra ‘desiderio’ e ‘principio’, tra mondo delle idee e quello delle ‘cose’, genera più di un cortocircuito, nei personaggi come nella vita, dando inizio a flussi emotivi di volta in volta paradossali, esilaranti o struggenti”.

Quali sono le principali differenze di contesto, o di ‘sfondo’, rispetto al copione originale?
“I percorsi emotivi e drammaturgici dei personaggi si inseriscono in un contesto del tutto nuovo, rispetto all’originale: la nostra famiglia di intellettuali è italo-iraniana, nata dall’unione del mercante d’arte Kourosh (Vittorio Hamarz Vasfi) e la letterata e attivista Ulrica (Cinzia Leone), dapprima sposatisi in Iran e poi fuggiti in Italia dopo la rivoluzione islamica del 1979. Con grande rispetto per la Storia e la cultura di questo Paese meraviglioso e l’aiuto di consulenze fondamentali (lo stesso Vittorio Hamarz Vasfi e la comunità iraniana residente in Italia) ho cercato di raccontare l’addio di Kourosh all’Iran e la possibilità concreta di realizzare un’osmosi culturale piena di sfaccettature, senza dimenticare la portata enorme di un evento come la rivoluzione islamica, di cui a lungo abbiamo percepito un’eco lontana e poco frequente. Nel riscrivere il testo ho cercato, inoltre, di mantenere pressoché intatte alcune scene cardine dell’opera, così da avere più di un’occasione di sperimentare una prosa classica immersa nella contemporaneità, costellando la drammaturgia di inserti totalmente inediti, di volta in volta lirici o più incollati alla quotidianità del parlato, trasformando anche i personaggi. Per esempio, ho inserito il personaggio di Daryush, il terzo fratello, irresistibile e improbabile ‘trapper’ interpretato da Stefano Fresi in videochiamata, mentre la vicenda personale di Ulrica è una crasi tra Azar Nafisi (‘Leggere Lolita a Teheran’) e Shirin Ebadi, il cui emozionante ‘La gabbia d’oro’ ha ispirato anche uno dei motori drammaturgici fondamentali per l’adattamento. Da ‘Il meccanico delle rose’ di Hamid Ziarati ho tentato di riproporre l’atmosfera e la sacralità. E, infine, ho cercato di interrogarmi sul senso profondo dell’hijab, ascoltando con gratitudine il racconto di Vittorio Hamarz Vasfi, che ha vissuto la rivoluzione iraniana e ci ha regalato la sua esperienza, da cui ho tratto una delle scene. Il tutto, senza dimenticare l’ironia, che è la nostra cifra da sempre e che utilizziamo come ‘chiave di volta’ per raggiungere la ‘pancia’ del pubblico e spargere sulle scene un po’ di satira, ove possibile”.

Anche la scenografia - con installazioni, performance, videoproiezioni, pittura, scultura e musica - ha un ruolo particolarissimo in questa messa in scena: come è stata strutturata?

“La scenografia di Fabio Pecchioli riproduce l’interno di una ricca casa di mecenate senza mai essere didascalica e, anzi, lasciando spazio al ‘vuoto’, inteso come profondità possibile. Oggetti, porte e superfici proiettabili sono concepiti come opere d’arte in sé, il cui significato viene veicolato, di volta in volta, per astrazione, sintesi o iperbole: persino il televisore, fondamentale per le apparizioni in videochiamata, diventa un’installazione artistica. Il bianco dominante viene continuamente ravvivato dalle macchie di colore dei costumi e delle proiezioni; il ‘mapping’ è esso stesso parte della drammaturgia; le performance, diverse per ogni location, sono inserite nella quotidianità della famiglia e sono state possibili grazie alla preziosa collaborazione con artisti/e internazionali, dalla danzatrice di flamenco Giorgia Celli alla violinista Marialuce Cecconi, dalla soprano Adriana Laespada alle pittrici Emanuela Serini e Maryam Pezenshky”.

Il testo nasce da un’intuizione di Augusto Fornari, che ha curato anche la regia dello spettacolo: qual è il prodotto degli stimoli provenienti da questa collaborazione?
“L’intuizione di Augusto è stata illuminante: è stato lui a visualizzare, nel litigio tra le due sorelle con cui iniziano l’opera originale e il nostro adattamento, l’immagine che poi abbiamo utilizzato per la locandina – una sorella con l’hijab e l’altra no. Da lì in poi, è stata una cascata di stimoli diversi provenienti da ambo le parti, che ho cercato di tradurre nella drammaturgia e che, in seguito, hanno preso pieghe ancora diverse durante l’allestimento e il percorso registico. Il tutto, senza mai giungere a una verità assoluta o a giudizi di sorta: in un’epoca in cui chiunque pretende di avere un’opinione certa e semplicistica su qualsiasi questione, anche quelle innegabilmente irrisolvibili o estremamente sfaccettate, il senso principale del nostro lavoro è forse un grande tributo alla complessità. Lavorare con Augusto Fornari è una grande opportunità per tutte noi: le sue ‘suggestioni’ sono preziose a tutti i livelli del lavoro”.

Dopo un periodo difficile per il teatro, come quello degli ultimi due anni, la compagnia affronterà una tournée: cosa vi aspettate?
“Dopo due anni così difficili, è stata per noi una gioia incredibile incontrare l’entusiasmo degli spazi teatrali regionali, che ci hanno accolto in programmazione praticamente a ‘scatola chiusa’. Alcuni sono per me, veri e propri ‘luoghi del cuore’: il Teatro del Lido, che ha ospitato i nostri debutti sin dal periodo dell’occupazione, che ci ha viste coinvolte in prima persona; il Teatro Tognazzi di Velletri; il Teatro Tor Bella Monaca e il Teatro Garbatella, che hanno accolto i miei monologhi nelle stagioni passate; il Teatro Moderno di Latina, luogo del nostro primissimo debutto nel 2010. Il ‘Caesar’ di San Vito Romano e il San Michele Arcangelo di Montopoli Sabina (Rieti) sono state due belle novità che ci hanno dato modo di incontrare nuove platee. Ci aspettiamo una ripartenza che sia quasi terapeutica, per noi e per il pubblico: emozionarci insieme, con la sala piena, solamente qualche mese fa sembrava un miraggio”.

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QUI SOPRA: L'ATTRICE E DRAMMATURGA, CHIARA BECCHIMANZI

AL CENTRO: LE DUE SORELLE PROTAGONISTE DELLO SPETTACOLO

IN APERTURA: IL CAST DE 'LE INTELLETTUALI DI PIAZZA VITTORIO'


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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