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28 Marzo 2024

'Fronte del porto': l'equità distributiva del cinema sbarca a teatro

di Emanuela Colatosti
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'Fronte del porto': l'equità distributiva del cinema sbarca a teatro

Dal 3 al 15 dicembre, Gassmann ha riletto Kazan all'Argentina, non perdendo niente per strada e acquisendo una rinnovata energia espressiva, che senza l’intermediazione della cinepresa arriva diretta al pubblico

Un 'colpo grosso' per Alessandro Gassmann, che muovendo dalla sceneggiatura originale di Budd Schulberg, riadattata da Enrico Iannello, ha reso 'italianissima' la diciannovesima pellicola più importante della filmografia americana: ‘On the waterfront’, o ‘Fronte del porto’. L’ambientazione originale, che riprendeva l’inchiesta giornalistica di Malcom Johnson, vincitore del premio Pulitzer nel 1951, doveva essere d’Oltreoceano. Ma lo ‘sfondo mafioso’ dell’intreccio ha reso la trasposizione sui porti di casa nostra non bisognosa di forzature. La scenografia, intelligente, essenziale e funzionale, porta la firma del figlio di Vittorio Gassman. Le quinte – in grado di scorrere, aprirsi e piegarsi su se stesse – sono nutrite da videoproiezioni curate da Marco Schiavoni. L’ambientazione realistica rende senza sforzo spazi chiusi e spazi aperti, intrigando il pubblico grazie alla colonna sonora di Pivio e Aldo De Scanzi, prodotta e resa collimante con gli ambienti da Alessio Foglia. La toponomastica scorre con la trama e si arrotola su se stessa con la metrica musicale, accompagnando i disinvolti cambi di scena sotto gli occhi vigili degli spettatori. Probabilmente, il fatto che il nucleo originale di ‘Fronte del porto’ sia pensato e sviluppato fronte_del_porto_2.jpgper il cinema degli anni ’50 del secolo scorso, consegna nelle mani del regista un copione estremamente dialogato. Inoltre, eredita da quell’epoca una certa lentezza nella disegnatura del quadro iniziale, per poi risolvere le linee bianche in nere in un’esplosione cromatica repentina, tipico della filmografia di quegli anni. Di certo un 'toccasana' per gli amanti del ‘vintage’, ma se si fosse eventualmente scelto di snellire la parte iniziale, l’alta caratura di questo spettacolo sarebbe rimasta assolutamente invariata. La trasposizione sul palcoscenico di miniature come fossero un quadro nel quadro, smussano le tensioni tra mafia e velleità di gestione autonoma da parte dei lavoratori, con intensi quadretti sentimentali, passionali o amorosi che non solo dà un’accelerata al movimento dell’intreccio, bensì permette di approfondire, gradualmente e in modo efficace, la psicologia dei personaggi. Anche le scelte di verbalizzazione restituiscono stratificazioni linguistiche, che designano differenze sociali attraverso l’utilizzo più o meno marcato dell’accento. Lo studio da parte di Iannello e Gassmann ha reso il napoletano una lingua 'franca', in grado di dipingere le persone insieme ai personaggi. È strano il rapporto tra cinema e teatro – che reagiscono l’uno all’altro contaminandosi e contagiandosi reciprocamente – drammatizzato sul palco del Teatro Argentina. Una recitazione che fugge ogni realismo cinematografico, che comunica anche sulle grandi distanze, fusa con il ritmo dei thriller americani degli anni ’50. Sono ‘tic fisici’ a contraddistinguere i caratteri, prima ancora che i vestiti: nessun operaio si trascina in modo identico a un altro. La delimitazione dell’identità passa attraverso il corpo, ancor prima che dalla parola e dal costume. Un punto di forza insostituibile, in grado di diffondere la novella senza alcun ritardo dall’origine. Un teatro, infine, civile, come il film originale, che segnò la ‘redenzione’ del ‘maccartista’, Elia Kazan. Uno spettacolo che si mostra giusto nei confronti del pubblico, per le prime poltrone quanto per le ultime e che non poteva sottacere la solidarietà da parte del cast alle ‘sardine’ di piazza San Giovanni.

fronte_del_porto_3.jpg

NELLA FOTO QUI SOPRA: L'IDILLIO TRA FRANCESCO ED ERICA

AL CENTRO: LA MACCHINA DELL'OMERTA' CERCA DI RADDRIZZARE IL TITUBANTE FRANCESCO GARGIULO

IN ALTO A DESTRA: DANIELE RUSSO, PROTAGONISTA DELL'INTRECCIO DI 'FRONTE DEL PORTO'


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