Un monologo drammatico di rara delicatezza quello proposto, nei giorni scorsi, al pubblico del Teatro Testaccio da questo giovane attore originario del Togo: una prova di grande precocità attoriale
Una performance intensa ed emozionante, quella di questo ragazzo ventiduenne, Guaniou Ibrahim, che ha raccontato l'Africa in lungo e in largo, dalle tradizioni del suo Paese d'origine, il Togo, fino ai suoi sogni di giovane adulto, mutuati dallo shakesperiano 'Re Lear'. E' il racconto di un'infanzia felice, che partendo da un gioco per bambini, fatto con la sabbia e un bastoncino, all'improvviso si trasforma in un incubo, costringendo il protagonista a un viaggio assurdo attraverso il continente nero, passando per il Burkina Faso e il deserto sahariano, fino a raggiungere la Libia. Paesi in cui il ragazzo ha vissuto privazioni, estorsioni, torture, lavori forzati, lunghi periodi di vera e propria schiavitù. Un viaggio periglioso, in cui molte volte il giovane non sapeva neanche in quale parte del mondo si trovasse, completamente disorientato dall'immensità degli spazi africani. Ma la forza del suo sogno, quello di "fare teatro", non lo ha mai abbandonato, dandogli la forza di resistere a tutto, fino ad approdare in Italia per poter recitare. Lo spettacolo visto in scena al Teatro Testaccio di Roma, aveva già debuttato al Teatro Europa di Parma, dove ha riscosso un convincente successo di pubblico e critica. Al termine della rappresentazione romana, Guaniou Ibrahim è stato festeggiato e a lungo abbracciato dagli spettatori, commossi per il modo in cui questo ragazzo è riuscito a concretizzare il suo sogno. Attori importanti come Cristiano Vaccaro ed esperti critici teatrali come Monica Maggi, al termine della perfomance hanno abbracciato a lungo il giovane attore togolese, mossi a commozione dai suoi racconti molto intensi. Non si tratta di uno spettacolo totalmente autobiografico: alcuni spunti e molte improvvisazioni, dirette con genialità registica da Ennio Trinelli, provengono dalle esperienze anche di altri ragazzi africani che, purtroppo, risultano ancora oggi detenuti nelle terrificanti carceri libiche, oppure sono diventati "cibo per i pesci" nel Mediterraneo. Ma quel che più conta, alla fine, è che l'amore profondo per il teatro di questa giovane promessa si sia visto confermato da un talento indubbio, oltreché da una perfomance toccante. Una prova di rara efficacia e grande precocità attoriale. Al termine della piéce, lo abbiamo pertanto avvicinato per porgli qualche domanda.
Ibrahim, questo tuo debutto attoriale con ‘Jeux du sable’, già avvenuto presso il Teatro Europa di Parma, seguìto dalle recenti serate al Teatro Testaccio di Roma, racconta di molti giovani del tuo Paese, il Togo, costretti a un drammatico esodo per riuscire a raggiungere l’Europa: cosa è accaduto? Qual è stata la causa principale che ha prodotto una migrazione così imponente?
“Ho lasciato il mio Paese non per mia volontà, ma perché non avevo più la libertà di vivere una vita serena, essendo costretto dalle contraddizioni sociali a vivere una situazione problematica, senza aver fatto nulla per meritarmela”.
In questo lavoro racconti anche molti episodi avvenuti durante il viaggio per raggiungere il Mediterraneo: perché si è disposti ad affrontare la schiavitù, lo sfruttamento e le torture fisiche pur di fuggire dall’Africa?
“Perché nei nostri Paesi esistono dittature terribili e corruzione a tutti i livelli. Perché quando finiscono di rubare al popolo non vogliono più lasciare il potere, perché altrimenti verrebbero giudicati. Cambiano le leggi a loro favore per rimanere al potere finché muoiono, per poi lasciarlo ai loro famigliari”.
Qualche domanda personale: cos’hai provato, l’altra sera, mentre stavi finalmente realizzando il tuo sogno, cioè quello di fare teatro? E’ vero che hai affrontato tutto quel che hai affrontato per questo motivo?
“Ho affrontato quello che ho affrontato, perché volevo avere la libertà di realizzare i miei sogni: il teatro è uno di questi. Ma senza libertà non ci possono essere sogni, né realizzazione”.
In Italia, hai conosciuto nuovi amici e grandi appassionati di teatro come te? Sapevi, quando hai lasciato il Togo, che li avresti incontrati? Oppure era solo una vaga sensazione?
“Sì, ho conosciuto appassionati di teatro. Ho anche incontrato molti amici, che mi hanno insegnato la cultura, le abitudini e i modi di fare dell’Italia”.
Dopo questo lavoro, così delicato e così bello, cos’hai intenzione di proporre al pubblico?
“Per ora, ci concentriamo su questo lavoro. E voglio ringraziare il pubblico che è intervenuto, perché non è venuto solo a vedere uno spettacolo, ma anche per riflettere con me e interrogarsi sul perché delle cose”.
'Jeux du sable'
di e con: Guainou Ibrahim
Organizzazione artistica delle improvvisazioni: Ennio Trinelli
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