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25 Aprile 2024

Il teatro delle contraddizioni

di Francesca Buffo
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Il teatro delle contraddizioni

‘Addio, porca!’, scritto e diretto da Mario Biondino, è un lavoro stratificato che, pur nella complessità delle agnizioni psicologiche, esterna pulsioni ironiche ed erotiche che diventano passaggi fondamentali per descrivere il masochismo culturale di una società finta e infelice

Tra le rappresentazioni teatrali capitoline dell’ultimo scorcio del 2016, è necessario spendere due parole nei confronti di una ‘pièce’ andata in scena nelle prime sere di dicembre presso il piccolo, ma accogliente, teatro Abarico in Roma (quartiere San Lorenzo), dal titolo ‘Addio, porca!’. Scritto e diretto da Mario Biondino e prodotto dalla compagnia teatrale ‘Phi’, si tratta di uno spettacolo nello spettacolo: un regista cerca di convincere sia le autorità politiche e intellettuali, sia la propria prim’attrice, interpretata con personalità da Alessia Di Fusco, a produrre uno spettacolo sulla vicenda psicologica di ‘Cappuccetto rosso’. La favola rappresenta il pretesto, o lo ‘spunto’, per descrivere storicamente e, al contempo, ironicamente, il tema dei conflitti di coppia e, più in generale, la lunga guerra di genere tra i due sessi. Ciò al fine di far emergere quel sadomasochismo a cui, inevitabilmente, la tirannìa della cultura ‘media’ ci obbliga tutti quanti a sottostare. Lo spettacolo rende, per ampi momenti, il senso del dominio storico del maschio, attraverso il tentativo del regista di plasmare artisticamente la propria partner tramite la messa in scena. Ma in ‘controluce’, si legge assai di più: c’è un rapporto tra l’autore e la sua stessa opera teatrale; c’è la fotografia di un ‘sistema-teatro’ che proprio non riesce a liberarsi dai suoi problemi economici e strutturali; c’è poi il tema dello ‘schiacciamento’, che l’uomo/Pigmalione cerca d’imporre alla sua attrice/Galatea, in scena come nella vita privata; infine, quello della noia all’interno dei moderni rapporti di coppia, ingabbiati in una serie di schematismi, che impediscono ogni tipo di accesso a quel mito di felicità collettiva frutto del razionalismo illuminista, costringendoci invece a retrocedere verso i consueti e dolorosi recinti delle convenzioni sociali. Un lavoro piuttosto stratificato, dunque, che pur nella complessità delle agnizioni psicologiche esterna pulsioni ironiche ed erotiche, le quali divengono passaggi fondamentali nel descrivere quel masochismo culturale che zavorra ogni reale istinto artistico e qualsivoglia propensione umana alla sincerità. La critica sociale è ben presente e si articola su distinti livelli: il retaggio di dominio patriarcale sull’universo femminile, che proprio non riesce a concepire il punto di vista della donna in maniera ‘paritaria’; un continuo misurarsi con la presenza ossessiva di una bestialità che sembra un elemento distante, quasi arcaico, ma dal quale nessuno riesce a liberarsi; numerosi elementi di critica sulle condizioni del teatro e di chi vi lavora; infine, momenti ironici di indiretta contestazione di una realtà ormai divenuta grottesca, come la consumazione di un amplesso sado-maso che avviene in un vagone della linea 'B' della metropolitana di Roma, lungo il tragitto tra l’Eur e Rebibbia. Una 'traversata' talmente lunga, nelle sue assurde tempistiche romane, da rappresentare momenti completamente distinti tra loro. “Ricordi come eravamo felici all’Eur”? Questa è la battuta che rende pienamente il senso dell'immobilismo conservatore della nostra società, contrapposta a una bestialità dei rapporti che, alla fin fine, ‘appiattisce’ ogni cosa trasformandola in squallore. E’ questa la vera ‘chiave di volta’, secondo noi, dello spettacolo di Biondino: la descrizione metaforica di una contraddizione che spiega tutte le altre. Le quali rendono stridente la contrapposizione tra la consumazione momentanea di un amplesso erotico, rispetto allo statico marciume del mondo esterno. L’opera teatrale non basta a risolvere il conflitto di potere tra una donna, che chiede effettiva libertà ed emancipazione e un maschio che percepisce il rapporto di coppia esclusivamente in quanto forma di possesso o, al limite, come 'divertissement'. Lo spirito della rappresentazione, alla fine, è amarissimo: proprio non c’è modo per riuscire ad accedere a quegli ‘scampoli’ di felicità che l’arte e la cultura promettono, poiché noia e tristezza hanno sempre il sopravvento sulla realtà oggettiva, che a sua volta ricade a ‘peso morto’ sulle singole persone. Uno spettacolo coraggioso e interessante, insomma, in cui la bravura degli attori in scena risulta ben intrecciata con la complessità concettuale e strutturale del testo, in un equilibrio, ironico e artistico, quasi funambolico.

 

Addio porca!

di Mario Biondino

Regia: Mario Biondino

Interpreti: Alessia Di Fusco, Mario Biondino, Edoardo Katsimbas

Assistente tecnico recitante: Flavio Marigliani

Teatro Abarico

via dei Sabelli 116 – Roma (San Lorenzo)

Ufficio stampa e promozione: Massimiliano Palombi



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