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29 Marzo 2024

'Tradimenti': Pinter a Ostia con la compagnia Manhattan

di Cristina Peretti
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'Tradimenti': Pinter a Ostia con la compagnia Manhattan

Tra le calde mura del Teatro Pegaso si è consumata l’intima storia d’amore e tradimento degli amanti dell’opera ‘pinteriana’, diretta dall’attrice protagonista, Francesca Romana Cerri

Realtà che si consuma da sempre, il tradimento. Un fatto umano raccontato, analizzato, demonizzato in tutte le salse: letterarie, cinematografiche e teatrali. Banale, dunque ridondante, potrebbe sembrare la trama del dramma ‘Tradimenti’ (1978) in cui il premio Nobel della Letteratura, Harnold Pinter, denuncia il perbenismo borghese attraverso la narrazione della storia clandestina di due amanti, all’ombra dei loro matrimoni apparentemente perfetti. Ma l’abilità drammaturgica di Pinter, si sa, non è tanto nel contenuto, quanto nell’artificio stilistico con cui simbolici spaccati di vita vengono proposti al lettore-spettatore. Una tecnica, quella di ‘Tradimenti’, che vede la narrazione scorrere a ritroso.
Il racconto inizia dalla fine della relazione amorosa, ripercorrendo all’indietro tutte le tappe che hanno portato alla rottura definitiva, dal 1977 al 1968, terminando con il primo bacio dei due durante il primo incontro segreto, in un climax di tensione discendente dal distacco alla passione. Climax perturbante e suggestivo che la compagnia Manhattan, nella sua rappresentazione dell’opera, andata in scena al Teatro Pegaso, nel litorale ostiense, dal 14 al 16 aprile, ha abilmente ricreato, regalando attimi di incisiva, crescente, suspence, tale da catturare e non perdere mai l’attenzione del pubblico.
Emma (Francesca Romana Cerri), donna altolocata sposata con l’editore Robert (Rodolfo Maria Bonucci) e Jerry (Tommaso BaTradimenti_una_scena.jpgrbato), migliore amico di Robert, si rincontrano dopo anni dalla fine della loro storia d’amore segreta. Sorseggiano vino, si guardano, sorridono, discutono amaramente, ricordando il loro vissuto segnato da bugie, sotterfugi e desideri irrealizzati. Vedendoli, sentendoli parlare, cresce sempre più la voglia di sapere come e quando si sono innamorati: curiosità ‘spettatoriale’, che a poco a poco viene soddisfatta scena dopo scena, dialogo dopo dialogo. Lo sguardo della platea entra delicatamente - e sempre più profondamente - nell’intimità delle coppie, Emma/Jerry ed Emma/Robert, ne conosce i punti di forza, le debolezze e gli si svelano le ragioni di un formalismo e un convenzionalismo socio-borghese che, come veleni, hanno soffocato l’esprimersi libero di sentimenti e, da parte di Robert, anche di risentimenti.
La messinscena è un teatro di parola, alla cui ermetica potenza comunicativa si equilibra una scenografia essenziale ma caratteriale, identificativa della freddezza e dell’appianarsi dei sentimenti, in nome degli appetiti d’apparenza convenzionali e tradizionali. Lo sguardo registico della Cerri, attento e curato, scava nel testo di Pinter, mettendo in luce, analizzandoli con cura e con un taglio fedelmente moderno, i sentimenti che uniscono apparentemente e distruggono interiormente il 'triangolo'. Egual peso viene dato al mare emotivo di ogni personaggio, che con un elegante dizione accademica, gli attori personificano e trasmettono efficacemente. La rappresentazione scorre liscia, senza creare confusione nel saltare da un anno all’altro, rendendo godibile un testo difficile ed eternamente veritiero.
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