Al Teatro Trastevere, per la rassegna ‘Trastestorie – Frammenti di  vita’, è andata in scena il 21 e il 22 febbraio scorso una favola  civile in cui maschere allegoriche interagiscono con le vite ‘fagliate’  dal sisma degli aquilani
“Spacca la pietra e leggi”. La fredda pietra che  calpestiamo ogni giorno è viva e parla. Geologi e sismologi sono gli  addetti alla traduzione del linguaggio con cui la Terra ci avverte, sussurrando i suoi movimenti. Il sottosuolo fa continuamente atti di ‘gentilezza’, confidando i suoi segreti più intimi a chi ha orecchie per coglierli. Questo è lo spirito con cui Giorgio Cardinali ha scritto ‘Uomini Terra Terra’: un testo che vuol rendere rappresentazione teatrale la relazione tra una terra, l’Abruzzo e i suoi ‘coinquilini’. Ci sono secoli, anni e giorni densi di fatti a precedere il tragico terremoto che, il 6 aprile 2009, ha distrutto L’Aquila sp egnendo 309 vite. La narrazione di Giorgio Cardinali si  sviluppa con analogie semplici e immediate, che arrivano precisamente  dove devono arrivare. I re Magi, lo sciamano, il pagliaccio col naso  nero, Cyrano: sono tutte metafore che alleggeriscono la drammaturgia  civile di ‘Uomini Terra Terra’, senza privarla di profondità. Non  c’è compito più difficile che rendere onore a una memoria dolorosa  senza sfociare in patetismi. Le interazioni di Cardinali con Mauro Tiberi, solida  spalla attoriale e abile cantastorie, non risultano irrispettose:  riavvolgere il nastro è fondamentale per conservare la memoria di una  città nata tra i sismi. Si contano tre ritornelli: il primo, che colloca  L’Aquila nella grande Storia; il secondo, che racconta i mesi precedenti il 6 aprile 2009; e il terzo, infine, che sottolinea come la saggezza fondata sulla  memoria diventi un abito stretto, che neanche gli scricchiolii rendono  elastico. Insieme allo sdegno che l’articolata drammaturgia dell’autore  riesce a suscitare nel pubblico, resta un velo di amarezza per alcune  corde emotive, che non riescono a essere ‘pizzicate’. La regia di Sara Greco Valerio, con movimenti di scena e corporei che lavorano sulla longitudine, dà  una vaga caratterizzazione alle figure che popolano la narrazione di ‘Uomini Terra Terra’. Una peculiarizzazione che non restituisce molto con la  rappresentazione, ma tanto con le parole. Con la sua recitazione sobria  rende allegorie favolistiche i personaggi ‘istituzionali’ della narrazione. In secondo luogo, cerca di donare individualità in  carne e ossa agli uomini e alle donne che hanno visto la propria città  sgretolarsi sotto i loro occhi.
egnendo 309 vite. La narrazione di Giorgio Cardinali si  sviluppa con analogie semplici e immediate, che arrivano precisamente  dove devono arrivare. I re Magi, lo sciamano, il pagliaccio col naso  nero, Cyrano: sono tutte metafore che alleggeriscono la drammaturgia  civile di ‘Uomini Terra Terra’, senza privarla di profondità. Non  c’è compito più difficile che rendere onore a una memoria dolorosa  senza sfociare in patetismi. Le interazioni di Cardinali con Mauro Tiberi, solida  spalla attoriale e abile cantastorie, non risultano irrispettose:  riavvolgere il nastro è fondamentale per conservare la memoria di una  città nata tra i sismi. Si contano tre ritornelli: il primo, che colloca  L’Aquila nella grande Storia; il secondo, che racconta i mesi precedenti il 6 aprile 2009; e il terzo, infine, che sottolinea come la saggezza fondata sulla  memoria diventi un abito stretto, che neanche gli scricchiolii rendono  elastico. Insieme allo sdegno che l’articolata drammaturgia dell’autore  riesce a suscitare nel pubblico, resta un velo di amarezza per alcune  corde emotive, che non riescono a essere ‘pizzicate’. La regia di Sara Greco Valerio, con movimenti di scena e corporei che lavorano sulla longitudine, dà  una vaga caratterizzazione alle figure che popolano la narrazione di ‘Uomini Terra Terra’. Una peculiarizzazione che non restituisce molto con la  rappresentazione, ma tanto con le parole. Con la sua recitazione sobria  rende allegorie favolistiche i personaggi ‘istituzionali’ della narrazione. In secondo luogo, cerca di donare individualità in  carne e ossa agli uomini e alle donne che hanno visto la propria città  sgretolarsi sotto i loro occhi.

 NELLA FOTO AL CENTRO E QUI SOPRA: GIORGIO CARDINALI
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