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23 Aprile 2024

Emilio Spataro: "La mia 'Regina' porta alla luce un fenomeno nascosto"

di Stefania Catallo
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Emilio Spataro: "La mia 'Regina' porta alla luce un fenomeno nascosto"

L’attore romano è il protagonista di una performance maiuscola, finalizzata a far emergere quella spietata rivalità che spesso serpeggia tra le donne: un fenomeno di minor impatto statistico, che tuttavia dev’essere anch’esso affrontato e combattuto senza ipocrisie

Nell'Inghilterra di Elisabetta I della dinastia Tudor e lungo tutto il puritanesimo, la legge proibì alle donne di recitare. Le pièce teatrali vennero perciò interpretate esclusivamente da attori uomini, fino a quando, nel 1660, l'attrice Margaret Hughes salì, prima donna dopo lunghi decenni, su un palcoscenico, per interpretare Desdemona ne l’Otello di William Shakespeare. Tornando ai nostri giorni, nelle arti teatrali e in quelle cinematografiche si è notata una certa elasticità di genere, con la produzione di lavori come ‘Priscilla’, oppure ‘American Horror Story’, dove alcuni personaggi femminili sono stati interpretati da uomini, diventando delle vere e proprie icone moderne di libertà di espressione personale.
‘La Regina’,
il corto ‘cine-teatrale’ interpretato da Emilio Spataro e presentato al pubblico lo scorso 10 ottobre 2020 presso la Galleria d'arte ‘Spazio 40’ in Roma, unisce l'impegno dell'attore in favore delle donne vittime di violenza al teatro di qualità, rappresentando la ferocia e la mancanza di scrupoli di una delle donne di malavita più tristemente famose nella capitale. “Ho deciso di recitare en femme esclusivamente per il centro antiviolenza ‘Marie Anne Erize’, quale segno tangibile di vicinanza al lavoro svolto per le donne che lo frequentano”, ha dichiarato l'attore.

Emilio Spataro, come nasce, secondo lei, un attore di teatro?

“Diciamo che ogni attore ha una sua storia, ma sono convinto che il richiamo del teatro sia qualcosa  di innato, presente già alla nascita. Per quanto mi riguarda, ho iniziato da molto piccolo, recitando in piccole produzioni e interpretando dei ruoli marginali, per poi formarmi come attore professionista. L'incontro con Vittorio Gassmann, avvenuto quando avevo 18 anni, è stato illuminante e importantissimo per la costruzione della mia carriera teatrale. Ho conosciuto il Maestro al Teatro Quirino di Roma. Dopo aver assistito a un mio provino per entrare nella sua compagnia, il suo consiglio fu quello di lavorare in maniera autonoma, interpretando personaggi scomodi per i quali, a suo dire, ero tagliato e che mi avrebbero portato il successo. E così è stato”.Emilio_Regina.jpg

Non le sembra una provocazione presentare un personaggio femminile negativo come Regina, in una serata dedicata al lavoro di un centro antiviolenza?
“Questo è stato uno degli interrogativi che mi sono posto, ma ho ritenuto doveroso mostrare, attraverso il teatro, che esiste anche un fenomeno nascosto, seppur di minore impatto statistico, che è quello della violenza delle donne su altre donne. Pensiamo alle ‘maman’ africane, che sfruttano la prostituzione delle loro connazionali; alle donne di mafia e di camorra; alle donne manager che impediscono la carriera ad altre donne, magari perché madri. Credo non si possa ignorare questa forma di sopruso. E Regina, nel suo racconto, esplora quanta parte di violenza la agita contro le altre donne”.

Come nasce il personaggio di Regina?
“Per creare Regina ho preferito non attingere alle fonti mediatiche, attraverso le quali avrei potuto osservare la criminale, perchè volevo dar vita a un personaggio unico e scabroso per la sua violenza, anche emotiva. Ovviamente, recitare al femminile ha comportato un grosso lavoro esteriore, dalla scelta del trucco a quella del costume di scena, ma nonostante la fatica sono pienamente soddisfatto del mio lavoro, perchè sono riuscito a trasmettere tutta la carica negativa di questa donna attraverso la recitazione”.

Quale prevede che sarà il futuro per il teatro, in questa recrudescenza della pandemia?
“Quando speravamo di poter assistere a una nuova stagione teatrale, i numeri del contagio sono risaliti in maniera decisa. Ho avuto notizia della chiusura del Salone Margherita e del Teatro dell'Angelo di Roma, come di altre realtà ‘Off’, che sono state le prime vittime delle conseguenze della pandemia. Credo che una modalità praticabile potrebbe essere quella del ‘cine-teatro’, ossia della trasmissione di pièce teatrali, anche dal vivo. La proiezione di ‘Regina’ è stata la dimostrazione che è possibile. Sono convinto, altresì, che il teatro sarà più forte della pandemia e torneremo in sala. E, per un attore, quale cosa sarebbe più bella, se non questa”?

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