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24 Aprile 2024

Mario Antinolfi e la fortuna che tutti vorremmo

di Marcello Tamasco
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Mario Antinolfi e la fortuna che tutti vorremmo

Ottimo exploit al Teatro 7 di Roma de "La fortuna con la effe maiuscola" di Eduardo De Filippo, con regia di Mario Antinolfi. Tra intrighi piccanti, macchiette e colpi di scena, un classico del teatro napoletano reinterpretato dal nutrito cast della compagnia teatrale Attori & Company  

“Sentite puzza?”, domanda l'aristocratico Sandrino. "Barone siete voi che puzzate di profumo, noi qua puzzammo sulo ‘e fame!” risponde il 'povero' Giovanni Ruoppolo, alias Mario Antinolfi, protagonista della vicenda. Con sguardo ilare, in un progressivo gioco di battute, attraverso le vicende e la vita di un piccolo condominio, la commedia descrive la realtà sociale della città del Vesuvio ante guerra. Un’umile stanza con finestra che 'guarda' sulle scale, tre pentolini, una cesta appesa in parete: è la ricostruzione di una casa di povera gente della Napoli anni Quaranta. “Io so’ malato mica son scemo!” dice il tonto Erricuccio, alias Filippo Valastro, con aria parodiante e beffarda, provocando grandi risate in platea. I diversi personaggi, tra battibecchi, colpi di scena e gag comiche, esprimono la platealità tipica del sud, quella leggerezza intrisa di tragicità, fulcro della commedia eduardiana. È un teatro farsesco, una trama maliziosa, con ridicoli ‘qui pro quo’. Che fa sorridere, ma anche riflettere. “Statte zitto! Mo’ vado sopra sparo a mia moglie poi torno e sparo pure a te!” esclama furibondo Don Vincenzo, alias Davide Bellofiore, a Erricuccio. Sono il marito ‘tradito’ e lo ‘stupidotto’ che capisce solo ciò che gli fa comodo capire. Una comicità che trae spunto dal grottesco della quotidianità. Dalle sue ipocrisie e ingiustizie. “E dove lo trovavo uno che per 100 mila lire rischiava la galera? Giusto nu’ fetente, un morto di fame” afferma l’avvocato Manzillo, alias Stefano Lopez al barone Sandrino. L’intero cast si distingue per gestualità e mimica comica di tipica matrice partenopea e nel vicendevole sovrapporsi di voci volto a creare il contesto del “Basso” di Napoli. Buono il ritmo da commedia a braccio che dona spontaneità all’azione. Accurata, nella sua essenzialità, la scenografia: basata su un’unica ambientazione, con elementi che suggeriscono altri luoghi, altre situazioni e l’insieme di vite che costituiscono il ‘corpo’ della vita condominiale. Con una regia efficace e un adattamento del dialetto napoletano, Mario Antinolfi ci ripropone con naturalità l’atmosfera del tempo puntando sull’effetto sorpresa nel contrasto dinamico tra i personaggi. Convincenti Antinolfi, nel ruolo di Giovanni Ruoppolo, il povero passaguai e Lucia Pigliasco, nel ruolo di Cristina, la rassegnata moglie del protagonista, per la loro recitazione istintuale.
Effervescente il cast: Filippo Valastro nei panni di Erricuccio, il fratello ritardato di Cristina che giocherella sempre con la marionetta di pulcinella, per il suo stile estremamente caricaturale; Stefano Lopez, nel ruolo dell’affarista avvocato Manzillo; Giuseppe Farina nel ruolo del diligente notaio Bagliulo; Rossella Visconti nel ruolo di Concetta la portinaia e Francesca Muoio nel ruolo di sua sorella Assunta; Luca Cardillo nel ruolo del barone Sandrino e Stefano Paolini nel ruolo di Pietruccio. Simpatica l’interpretazione dei due coniugi - solo in scena - Davide Bellofiore e Lianna Lipani rispettivamente nei panni di Don Vincenzo e Donna Consuelo, l’uno per la sua burbera e nel contempo ridanciana smorfia l’altra per l’esagerazione caricaturale della passionale sciantosa spagnola. Due ore da trascorrere in allegria, fino all’11 dicembre al Teatro7 e, in replica con il nuovo anno prima al Teatro Manfredi di Ostia (dal 10 al 15 gennaio 2012), poi al Teatro San Paolo di Roma (dal 17 al 22 gennaio 2012).


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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