Il grasso intraviscerale, cioè quello che si forma tra gli organi e che è molto pro-infiammatorio, si combatte con il lavoro intenso in palestra attraverso la metodologia ‘interval training’ o in sala pesi
La 'pancetta' non è quella che si usa in cucina, ma quella pancia un po' gonfia che rende il fisico 'non perfetto'. Intanto, specifichiamo subito che la cosiddetta 'pancia' altro non è che l’insieme di diversi fattori, da affrontare separatamente e con strategie diverse. Partendo dall’interno verso l’esterno, la nostra 'pancetta' potrebbe dipendere da problemi intestinali. A cominciare dal gonfiore dato dal tipo di alimentazione, per l'utilizzo di cibi che talvolta possono provocare rigonfiamenti addominali per il loro contenuto in zuccheri semplici, che favoriscono solo alcune specie di 'microbioti' particolari su altre, portando a uno squilibrio. Tali problematiche si possono sistemare facilmente, cambiando il tipo di 'probiotici' e 'prebiotici'. In particolare, consigliamo sia i fermenti lattici, sia le fibre. Viceversa, il grasso intraviscerale, cioè quello che si forma tra gli organi e che è molto pro-infiammatorio, si combatte con il lavoro intenso in palestra, attraverso la metodologia 'interval training' o in sala pesi, oppure ancora con entrambe. Bisogna infatti raggiungere, ovviamente con gradualità, delle intensità tali da produrre 2 ormoni importanti: le catecolamine (adrenalina e noradrenalina, ndr). Quest’utime sono dei veri martelli pneumatici nel rompere il grasso ostinato, perché nell'addome le nostre cellule adipose hanno una struttura diversa dalle altre, con recettori diversi. Questi meccanismi non consentono una facile perdita di grasso in questa zona, ma si può tentare: basta avere pazienza, L’importante è allenarsi con costanza, essere s
eguiti da uno specialista del settore e avere la pazienza di comprendere che per raggiungere e migliorare un parametro fisiologico, bisogna aspettare almeno 8/12 settimane, cioè 2/3 mesi. In ultimo, ma non meno importante, bisogna affrontare il grasso sottocutaneo. Qui s’interviene con una dieta ipocalorica. Anche in questo caso, l’importante è farsi sempre seguire da un nutrizionista, che permetterà di effettuare da una dieta normocalorica con il giusto 'taglio' calorico, in modo che, con una progressione giusta, il corpo scendendo troppo velocemente di peso, vada in 'stallo'. Una discesa lenta e un 'taglio' dietetico sopportabile, circa 250 calorie in meno al giorno, consentirà alla fine del primo mese, la perdita di circa 1 chilogrammo (7mila calorie, ndr): vi sembra poco? Ebbene, dopo 3/4 mesi parliamo di 3/4 chilogrammi, che esteticamente hanno il loro perché. Tuttavia, è necessario ricordare che, quando si fa una dieta ipocalorica, essa dovrà essere iperproteica, per non perdere massa magra e ottenere una buona ricomposizione corporea. Ricapitolando: a) attenzione a cosa si mangia ed evitatere cibi che portino al gonfiore addominale; b) allenarsi in modo costante e intenso; c) iniziare una dieta con un deficit calorico non eccessivo.
