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29 Marzo 2024

Darkplay: una storia ‘dannata’ di cine-teatro

di Marta De Luca
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Darkplay: una storia ‘dannata’ di cine-teatro

Un  lavoro interessante, incorniciato da una buona scenografia d’impatto, interpretato da artisti ‘freschi’, frizzanti, che ce l’hanno ‘messa tutta’, come si dice in questi casi

Va dato atto al Teatro Trastevere in Roma di aver affrontato quest’inizio di stagione 2015/16 con un certo ‘piglio’. Lo dimostra anche la scelta di portare in scena, dal 20 ottobre al 1° novembre 2015, l’innovativa e provocatoria commedia noir ‘Darkplay’, realizzata dal gruppo teatrale ‘Darkside Lab Theatre company’. Cominciamo subito col chiarire di esserci trovati innanzi a una compagnia coraggiosa, che ha cercato di varcare la soglia dello sperimentalismo d’avanguardia attraverso un noir in cui teatro e cinema vengono mescolati tra loro, inserendo alcuni elementi della settima arte, alle volte ben confezionati, altre volte meno. Tuttavia, risulta evidente come tali ‘innesti’ abbiano comunque ampliato la narrazione scenica, rendendo bene l’idea di ambienti ‘altri’, alternati a sequenze recitative incrociate, esattamente come nel cinema. Una buona ‘pensata’, che necessita soltanto di esser messa a punto secondo ‘tempistiche’ più efficaci. In secondo luogo, il regista di ‘Darkplay’, Matteo Fasanella, anch’egli interprete di una parte in commedia, si segnala per serenità e naturalezza recitativa. Il suo ruolo non era affatto semplice: quello dell’amico ‘grillo parlante’ del protagonista - a sua volta interpretato da Riccardo Eggshell, autore di questo buon testo - che presentava il rischio di apparire inutilmente pedante o, addirittura, ininfluente, nello sviluppo della trama. Così non è stato. Al contrario, la morale conclusiva della storia finisce col dargli ragione, nel suo sforzo di avvertire il protagonista a smetterla di inseguire amicizie e amori che non meritano la sua sensibilità artistica e umana. Una sensibilità a lungo ‘mascherata’ da giornate di divertimento, sesso e ‘sballo’, rappresentato secondo modalità un po’ ingenue e ‘giovanili’. Eggshell, in una prima fase non sembra neanche al centro della scena. E la sua personalità fatica a emergere, rispetto al ‘piattume’ che lo circonda. Ma si tratta di un effetto voluto: man mano che ci si addentra nella storia, l’attore assume sempre maggior sicurezza, anche con buoni momenti recitativi. Nell’economia complessiva della piéce bisogna sottolineare come il secondo atto sia di maggior livello rispetto al primo, guadagnandosi, in più di qualche caso, alcuni applausi a ‘scena aperta’ da parte del pubblico, che evidentemente ha apprezzato i molti spunti e le tante ‘buone idee’ portate in scena. Compito della critica è comunque quello di dover vagliare le diverse gradualità di recitazione espresse. Su tale versante, è opportuno osservare come questo gruppo di attori sia piuttosto numeroso e come alcuni ruoli, soprattutto quelli femminili, quasi si confondano tra loro. La parte della ‘bella’, o della ‘pupa’ della situazione, dato che stiamo parlando di un noir ambientato in una Hollywood decadente, è stato affidato alla gradevole Priscilla Muscat. L’attrice, pur con indiscutibile eleganza, ha dato l’impressione di essere alle prese con un ruolo, quello di un’affermata fotografa di attori e vip americani, alquanto adatto alla proprie caratteristiche estetiche, benché non sempre sia riuscita a ‘centrare’ antropologicamente il proprio personaggio, come se faticasse a riconoscere la tipologia di donna da interiorizzare. Invece, la sinuosa spogliarellista di locali notturni, interpretata da Rachele Studer, oltre a cimentarsi in una danza con la palla piuttosto impegnativa, soprattutto per gli angusti spazi concessi dalla ‘location’ del Trastevere, ha evidenziato un’armoniosità fisica e una recitazione credibile, che nel complesso le hanno dato modo di ritagliarsi uno spazio incisivo nella mente degli spettatori. Buona anche la resa dell’amico ‘Lucignolo’, interpretato da Antonio Coppola, il quale, nonostante una fisicità apparentemente poco adatta a una figura generalmente appiattita sul ‘cliché’ del ‘bello e dannato’, è riuscito a comunicare pienamente le molteplici contraddizioni non risolte del proprio personaggio. Simpatica, infine, la ‘teen’ tutte curve interpretata da Gloria Luce Chinellato, un ruolo probabilmente ritagliato ad hoc dal regista tra le svariate ‘pieghe’ del testo. Insomma, ‘Darkplay’ si è dimostrato un lavoro interessante, incorniciato da una buona scenografia d’impatto - realizzata da quel ‘geniaccio’ di Paolo Carbone - benché tecnicamente non sempre supportato nei suoi ‘passaggi’ sperimentali più innovativi. In ogni caso, si tratta di un gruppo di artisti ‘freschi’, frizzanti, che ce l’hanno ‘messa tutta’, come si dice in questi casi e che, forse, rappresentano la vera nuova ‘covata’ di talenti della piazza romana. Una piéce, dunque, che prevede una serie di repliche al Trastevere di Roma e che, pertanto, merita di essere vista, al fine di apprezzarne la freschezza di idee e l’indubbio impegno messo in campo, pur tra qualche ingenuità. Buono.

Dal 20 ottobre al 1 novembre al Teatro Trastevere, Via Jacopa de’ Settesoli 3
DarkPlay
regia di Matteo Fasanella
con Matteo Fasanella, Riccardo Eggshell, Priscilla Muscat, Antonio Coppola, Rachele Studer, Michele Prosperi, Gloria Luce Chinellato, Caterina Taccone, Mavina Graziani, Luigi Sturniolo, Paola Rosa, Leonardo Iacuzio
Partecipazione straordinaria in voce di Ennio Coltorti
Light designer e live streaming Francesco Meliciani
Scenografia Paolo Carbone,
Assistente alla regia Caterina Taccone
Costumi e make up Costanza Boncompagni
Musiche Lorenzo Pesci
Collaborazione di Teatro Stanze Segrete – Teatro del Sogno


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