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26 Aprile 2024

Emolacria: lacrime e sangue di donne che rigenerano il mondo

di Vittorio Lussana
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Emolacria: lacrime e sangue di donne che rigenerano il mondo

Uno spettacolo di danze elaborato e prodotto da Stefania Biffani, coadiuvata dalle innovative coreografie di Carmen De Sandi, ha offerto una personale e intima interpretazione del coraggio femminile, un prisma che si scompone rivelando le molteplici sfaccettature di una donna che rappresenta tutte le donne: una fenice, una guerriera, un animale che difende i suoi cuccioli, che protegge il suo ventre anche se in esso si conserva e cresce il frutto di un amore malato o imposto

Si è tenuto di recente, presso la sala Orfeo del Teatro dell’Orologio in Roma, lo spettacolo di teatro-danza ‘Emolacria: una donna è tutte le donne’. Si tratta di una lodevole e sentita elaborazione concettuale di Stefania Biffani, per la regia e le coreografie - splendide e assai innovative - di Carmen De Sandi, una professionista, quest’ultima, che si pone all’attenzione del panorama capitolino per intelligenza, capacità creativa e indiscutibile tasso di qualità professionale. L'opera è stata interpretata dalla stessa Stefania Biffani con la collaborazione di Manuela Cirfera, Melania Pallini, Francesca Zavattaro e la partecipazione del ballerino Marco Purcaro. Le scenografie sono firmate da Stefania Savioli e le luci da Gabrio Contino. Le musiche sono imperniate attorno all’ipnotico ma originale progetto musicale, in genere ‘dubstep’, di Violet Monkey. Una rappresentazione di danze che ha offerto una personale e intima interpretazione del coraggio femminile in cui ogni donna rappresenta tutte le donne, un prisma che si scompone rivelando ogni sua sfaccettatura: una fenice, una guerriera, un animale che difende i suoi cuccioli, che protegge il suo ventre anche se in esso si conserva e cresce il frutto di un amore malato o imposto. Perché le donne amano comunque. E nonostante tutto. L’opera è dunque dedicata alle tantissime donne che urlano in silenzio ogni giorno, alle paladine di pace, a quelle che chiedono aiuto, che si prodigano per la famiglia e la cura degli altri, che plasmano i propri sogni, che sanno mutare le loro lacrime in una danza meravigliosa. L’esibizione del corpo di ballo della Biffani e delle sue bravissime ragazze ha prodotto un risultato artistico decisamente di livello, seguito con molta partecipazione dal pubblico, il quale ha riempito con entusiasmo il piccolo Teatro dell’Orologio come fosse una discoteca all’ultimo ‘grido’. Nel solco culturale dell’emergenza per la condizione femminile nel nostro Paese, si colloca anche quest’opera di tendenza indiscutibilmente interessante, frutto di un pensiero vibrante e di una passione che riesce, nonostante le difficoltà strutturali ed economiche del mondo della cultura italiana, a scaldare il cuore di tantissime persone. L’universo femminile continua a inviare messaggi e richiami assolutamente intellegibili intorno al tema del nuovo ruolo che la donna sta via via assumendo nella società moderna. Alcuni cominciano a scomporsi, a definire l’argomento una sorta di ‘moda’, come se l’intento di questo fruttuoso ‘filone’ fosse quello di rappresentare in via esclusiva una serie di drammatici appelli finalizzati al mero compatimento della figura femminile. Le cose non stanno affatto così. Il mondo dell’arte e della cultura sta invece cercando di inviare una serie ininterrotta di avvisi alla collettività, annunciando i continui cambiamenti in atto, in lento ma inesorabile divenire. Non c’è solamente il grido di allarme contro il femminicidio o la violenza, bensì un intero mondo che sta per aprirsi innanzi a noi, nonostante le arretratezze di mentalità della società italiana, cristallizzata attorno a schematismi sessisti, ideologici e tardo-dogmatici che stanno ormai per ‘saltare’. Finalmente, aggiungiamo noi, poiché sarà proprio questo nuovo potere femminile a rieducarci attraverso l’incredibile contrappasso di un’umanità che ha storicamente relegato il ruolo e la figura della donna in un ‘ghetto’ assurdo di inferiorità biologica e schiavitù materiale. Il ventennio di ‘machismo’ che sta alle nostre spalle ci sta portando, per riflusso, al definitivo avvento del potere femminile. Saranno le donne a guidare i nostri passi nella Storia, facendoci abbandonare la Storia stessa nella schiuma della nostra scia. Un esplicito riferimento alla ‘dopostoria’, dunque, in cui dolore, violenza, dogmatismi e volgari luoghi comuni risulteranno banditi. Tutto ciò non rappresenta affatto una condanna per il tradizionalista e ‘cattolicissimo’ maschio latino: nel concettualismo della Biffani non vi è alcuna colpevolizzazione, non si esalta affatto un’idea di vendetta ‘shakespeariana’, da consumarsi nel tempo come fosse un piatto ‘freddo’. Al contrario, nell’Ave Maria conclusiva, espressa attraverso il ‘sistema di segni’ dei sordomuti, è presente un nettissimo intento antidogmatico, una formula areligiosa che cerca di spiegare al pubblico la pena multisecolare delle donne, quell’aureola ‘rovesciata’ che le ha costrette a portare il peso di una colpa atavica come fosse una catena eternamente saldata ai loro piedi. Siamo di fronte all’annuncio di una donna disposta ad assumersi la piena responsabilità di critica e denuncia, in favore di un messaggio d’amore in grado di distruggere anche le mura del ‘Tempio’, se necessario. Perché vivere per l’amore vale ogni pena, ogni condanna, anche la più pesante. In ‘Emolacria’ c’è, insomma, una ricerca di nuova armonia tra i generi, il tentativo di indicare la non semplice strada dell’apertura mentale, psicologica, sentimentale e persino passionale, nell’incessante bisogno di evoluzione dell’umanità, al fine di sconfiggere quella carestia valoriale e umana che è il vero nemico presente nella nostra società. Un male che si è spesso annidato e nascosto proprio all’interno delle religioni. Questo è il contenuto più ‘universale’ della Biffani, in un’accezione pienamente culturale e tutt’altro che ideologica. Al contrario, è proprio la contrapposizione ideologica ciò che rischia di frenare il cammino evolutivo dell’umanità, cristallizzando la guerra tra generi come se questi fossero due fazioni politiche distinte, in perenne conflitto tra loro. Non si tratta di una rievocazione della ‘lotta di classe’ in versione femminile, bensì della ritrovata consapevolezza di un mondo che desidera profondamente rimettersi in cammino, nel bisogno e nella ricerca continua di nuove concezioni, sociologiche e di costume, più dinamiche e moderne. L’uomo, nello specifico, dovrà saper dare uno sguardo sincero sul proprio abisso, sull’orrore del proprio dominio multisecolare: solo così potrà rinnovare e, al contempo, ritrovare se stesso, ricostruendosi una nuova identità antropologica.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
EDITORE: Compact edizioni divisione di Phoenix associazione culturale