Nel suo spettacolo 'Mi sveglio già pettinata' Manola Rotunno ci regala un'ottima interpretazione imperniata sulla grande forza morale di un’esistenza breve ma intensa
Presso il piccolo teatro ‘Duse’ di Roma, nel cuore del quartiere San Giovanni, è andato in scena nei giorni scorsi il monologo scritto e interpretato da Manola Rotunno: ‘Mi sveglio già pettinata’, per la regia di Leonardo Buttaroni. Questa volta, dobbiamo proprio spendere parole di elogio per quest’attrice, la Rotunno, che per l’ennesima volta ha dato prova di versatilità artistica ed egregie capacità recitative. La piéce tratta la storia di una ragazzina, probabilmente abruzzese, che a un certo punto della propria crescita viene colta da un’insonnia perenne. Il problema viene gestito in maniera originale: avendo del tempo in più a disposizione, la giovine imposta una propria visione della vita e del mondo carica di valori e consuetudini che, probabilmente, non esistono più, ma che lei intende continuare a coltivare e a proteggere. Un’altra delle sue passioni sono le liste, di tutti i generi e tipi: cose da fare; piatti e cibi preferiti; pensieri e ricordi da mantenere ben vivi nella memoria. La vita notturna della protagonista diviene, dunque, uno strano equilibrio, che poggia su abitudini e fissità apparentemente illogiche. Ma questa è l’esistenza di chi proprio fa fatica a dormire, di chi vive il doppio del tempo constatando con impeto, ma anche con profondità, la doppiezza di una realtà che confligge con i valori più elevati della vita. Non riuscendo a dormire, la ragazza ha tempo per spazzolarsi i capelli e riflettere, parlare, ricordare, amareggiarsi, essere felice. Al mattino, ella si ritrova già in ordine e ben pettinata, pronta ad affrontare il mondo e i suoi paradossi. Una vita costretta a camminare sulle uova delle proprie fragilità che, tuttavia, valorizza e affina un sentimento di grandissima forza morale, in un mondo sempre più lercio, animato da personaggi senza senso, né anima. La commedia si chiude con la notizia di un tumore destinato a uccidere la protagonista, che però si rifiuta di fare la chemioterapia per non perdere i propri capelli e mantenere un ricordo tutto sommato positivo e felice del proprio transito terrestre. Perché ci vuole un gran coraggio anche nel rassegnarsi, a prendere atto che la propria esistenza si è sviluppata in un determinato modo e che non vi era alcuna alternativa a disposizione. In fondo, si tratta di un percorso non banale, che non ha avuto necessariamente bisogno di qualcuno o di qualcosa. Un monologo, insomma, decisamente adatto alle ‘corde’ recitative della Rotunno: un’artista ormai conosciuta sulla piazza romana per le ottime doti d’intelligenza personale, di memoria e di elevata qualità professionale. A prescindere dalla ‘traccia’ narrata nella rappresentazione, alcune parole di elogio per quest’autrice e attrice sono necessarie, poiché siamo di fronte a uno di quei classici ‘casi’ che meriterebbero una corretta valorizzazione. La Rotunno è perfetta: carina; intelligente; naturalmente selettiva; rigida e malleabile al tempo stesso; severa con il prossimo esattamente come lo è con se stessa. Una ragazza che merita pienamente la qualifica di autentica professionista, in grado di lavorare con chiunque, interpretando qualsiasi ruolo. Un talento artistico ben formato, ormai giunto a una piena maturazione, adatta ad interpretare sia ruoli drammatici, sia quelli più leggeri o comico-brillanti. Infine, la regia di Leonardo Buttaroni merita anch’essa un plauso per l’equilibrio e la capacità di avvolgersi, quasi perfettamente e con sicuro affetto, sulle qualità artistiche della Rotunno.
'Mi sveglio già pettinata' di e con Manola Rotunno, Regia Leonardo Buttaroni (info sullo spettacolo)