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24 Aprile 2024

Santarcangelo Festival 2019: tutti gli highlights

di Valentina Cirilli
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Santarcangelo Festival 2019: tutti gli highlights

Si è da poco conclusa l’ultima edizione del festival ‘Slow and Gentle’ di Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino: al via alle celebrazioni per il 50esimo anniversario, che tornerà sotto la guida dei Motus

L’invito a un nuovo sguardo autentico e rilassato, libero da canoni e restrizioni. Uno sguardo che si sottragga ai filtri mediatici che, oggi più che mai, separano l’individuo dalla realtà che lo circonda, in un divario insormontabile che produce terrore e, solo nel migliore dei casi, indifferenza. Con un’edizione tutta ‘unplugged’ del Santarcangelo Festival, la direzione artistica, condotta da Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino, a conclusione del triennio 2016/2019 ha deciso di salutare la sua comunità. Il 50esimo anniversario di una delle esperienze più longeve del teatro internazionale è, dunque, alle porte. Per il 2020, il Santarcangelo Festival tornerà sotto la guida di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, gli storici fondatori dei Motus - già alla direzione dell’edizione del 2010 - compagnia che figurava tra gli artisti associati al progetto triennale appena conclusosi. Un progetto, quello di Neklyaeva e Gilardino, che si è mostrato pressoché in prossimità e in evoluzione al precedente, di durata quinquennale, di Silvia Bottiroli. Gli artisti, attraverso residenze, ricerche e creazioni ‘site specific’, hanno continuato a sperimentare un lavoro duraturo grazie a un’insolita progettualità a lungo termine, cui si è affiancata una più accentuata apertura alle esperienze artistiche internazionali. Sempre maggiore è stato l’impegno nell’educazione e nella formazione del pubblico, trovatosi di fronte a opere di grande complessità, come dimostrano i progetti ad hoc ‘WashUp’, il percorso laboratoriale rivolto ai ragazzi e ‘Umarell’: una serie di appuntamenti tra i curatori del festival e la comunità degli anziani di Santarcangelo. Dopo ‘Cuore in Gola’ dello scorso anno, l’edizione ‘Slow and Gentle’ ha indagato orizzonti performativi multidisciplinari e poetiche profondamente diverse. Lo sport è stato un fil rouge che ha fatto la sua comparsa sin dall’apertura del festival: nella performance di nuoto sincronizzato ‘Dragon, rest your head on the seabed’, dei madrileni Pablo Esbert Lilienfeld e Federico Vladimir Strate Pezdire, si è reso il mezzo espressivo per l’evocazione di magiche visioni e fantastiche creature, per divenire pretesto e fondamento della narrazione autobiografica e romantica alla base del lavoro del coreografo Marco D’Agostin, dMarco_DAgostin.jpgal titolo: ‘First Love’. E' il racconto della nascita di un amore, in cui l’artista traccia un parallelo tra il proprio percorso professionale e quello della campionessa di sci di fondo, Stefania Belmondo. Una vera e propria telecronaca live della celebre gara dell’atleta piemontese, nella quale i toni ironici lasciano pian piano spazio a uno scenario esultante e, al tempo stesso, nostalgico e sospeso, ben reso dal fondale bianco sul quale agisce un sapiente disegno luci.
Il coreografo e performer Alessandro Sciarroni, con la sua ultima creazione, ‘Save the last dance for me’, ha indubbiamente conquistato uno degli highlights di questa edizione. Una performance che s’inserisce nel percorso di ricerca e di recupero delle danze popolari del passato, portato avanti dall’artista vincitore, ricordiamolo, del Leone d’oro alla carriera de La Biennale di Venezia 2019. Questa volta si tratta della ‘Polka chinata’, una danza dalle origini misteriose tipica di Bologna, ma in via d’estinzione, che ha fatto irruzione in diversi momenti del festival. Indimenticabili rimangono le repliche nella terrazza del centro sociale Francolini all’ora del tramonto e quella notturna al centro della pista del dj setting di Imbosco. Ancora una volta, torna l’elemento del corpo spinto fino all’estremo delle sue possibilità fisico-acrobatiche ed estetiche. Sono i corpi di Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini: due anime danzanti, le cui fisicità, profondamente dissimili, dialogano in modo rigoroso, creando un effetto di contrasto interessante tra una parte più angelica, infantile e gioiosa del primo e quella più matura, passionale e impetuosa del secondo. Due figure che ruotano vorticosamente, arrivando, talvolta, quasi a sfiorare il suolo in una danza che sfida le leggi della gravità.
Le produzioni del Santarcangelo Festival hanno poi dato voce ai percorsi espressivi di tre artiste che, attraverso pratiche diverse, rileggono la complessità di un presente fatto di conflitti, contraddizioni, ma anche di nuove forme di emancipazione umana. È stato questo il caso di ‘Lighter than woman’ di Kristina Norman, artista estone che, su commissione del Festival, ha condotto un’indagine sulla comunità delle badanti presenti nelle città di Bologna e della stessa Santarcangelo. Il video-documentario s’intreccia alla lettura dal vivo e a intermezzi performativi della stessa artista; scava nei vissuti di tutte quelle donne che si trovano schierate nell’esercito silenzioso e sempre più in crescita di coloro che, spinte da emergenze diverse, sono costrette allo stravolgimento forzato della propria esistenza. Differenti per provenienza e background, le donne celebrate da Kristina Norman si trovano, però, a condividere uno spirito guerriero e uno slancio di rara umanità, che le eleva a creature di altra specie. Francesca Grilli in ‘Sparks’ costruisce un microcosmo alternativo la cui regolazione e conservazione viene riposta interamente nelle mani dei bambini: sono loro a tracciare le linee del futuro e a tenere insieme i fili dell’intero sistema. Nello spazio performativo, lo spettatore adulto affida la lettura del suo destino a un ‘piccolo oracolo’, il cui volto rimane celato dietro a una maschera: un ribaltamento della tradizionale gerarchia sociale posta a fondamento di una società, quella contemporanea, che si rivela agli occhi di tutti nella sua imperfezione. Da Tel Aviv sono poi giunti i Public Movement, un gruppo che indaga le posDries_Verhoeven.jpgsibilità politiche ed estetiche di una performance in un luogo pubblico. Israele si trova a fare i conti con un gap che affligge la memoria storica di una parte del patrimonio artistico moderno, appartenente al periodo 1909-1948, del quale non rimane traccia. Da qui si è aperta una ricerca ragionata, da parte del gruppo israeliano, intorno allo stretto rapporto tra sistema dell’arte e ideologia di Stato. In ‘Debriefing Session: Santarcangelo Festival’, un agente di Public Movement ha accolto ciascun spettatore in un diverso luogo di Santarcangelo: è la nascita di un contatto insolito, quello tra narratore-performer e spettatore, il motore di una relazione ravvicinata e intima. Il racconto sulla verità del caso di Israele non lascia spazio a giustificazioni, ma solo a un senso di rabbia profonda.
Il tema delle ‘fake news’ ha avuto, infine, un rilievo particolare in questa edizione del festival. Esso è stato, infatti, al centro dell’installazione dell’olandese Dries Verhoeven, intitolata ‘Guilty Landscape’. Un appuntamento individuale che porta il singolo a interrogarsi sulla propria posizione empatica, nei confronti dei protagonisti delle sgradevoli vicende che i telegiornali, in maniera spietata, ci sottopongono quotidianamente. ‘Guilty Landscape’ è un atto decostruttivo che svela l’anatomia della percezione di chi, dall’altra parte dello schermo, si siede inerme “davanti al dolore degli altri” (Susan Sontag). Ci si trova innanzi a una percezione malata, affetta da uno spirito quasi ‘voyeuristico’, ormai assuefatto alla violenza di immagini pensate appositamente per spettacolarizzare, piuttosto che per stimolare la riflessione e la conseguente coscienza di agire.
Quella di Santarcangelo 2019 è stata, insomma, un’edizione che ha avuto il merito di ricordarci, ancora una volta, l’importanza del valore profetico di cui la comunità degli artisti si fa portatrice. Una lente in grado di leggere in modo anticipatorio fenomeni sociali e politici ancor prima di vederli accadere.
Public_Movement.jpg

NELLA FOTO QUI SOPRA: I PUBLIC MOVEMENT (JERUSALEM PHOTOGRAPHER)

IN ALTO A DESTRA: EVA NEKLYAEVA E LISA GILARDINO

AL CENTRO: MARCO D'AGOSTIN (FOTO DI ALICE BRAZZIT)

PIU' SOTTO: DRIES VERHOVEN (FOTO DI KEVIN MCELVANEY)

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