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28 Marzo 2024

Il futuro? Un ritorno al passato

di Gaetano Massimo Macrì gmacri@periodicoitalianomagazine.it
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Il futuro? Un ritorno al passato

Immersi e ‘bombardati’ dal nuovo che avanza, alcune invenzioni ci cambieranno la vita, altre ce le lasceremo alle spalle: ma la vera novità sarà reinventare il 'vecchio', che grazie alla tecnologia ci renderà più consapevoli e informati

C’era una volta il registratore di cassa: si pagava in contanti, il resto eventuale si calcolava ‘a mente’ o alla buona, con carta e penna. Vecchi ricordi di un tempo. Finché i calcolatori hanno semplificato i passaggi, trasformandoci in cassieri razionali, funzionali e sistematici. E oggi? Nell’incedere battente del progresso, siamo andati oltre. Per esempio, il colosso Amazon ha sviluppato un progetto (Amazon Go) grazie al quale è possibile pagare senza l’utilizzo dei contanti o carte di credito. La merce si deposita direttamente in borsa e il ‘bello’ è fatto. Attraverso un sistema di sensori, si salta la fila alla cassa, per la qual cosa non si chiede scusa, ma si esce dallo ‘store’ senza essere tacciati come ‘ladruncoli ammestierati’. Entri, vedi e porti via. Una vera rivoluzione del concetto di negozio, che presto diventerà parte della nostra quotidianità. E non è che uno dei tanti esempi del 'nuovo che avanza'. Ci siamo chiesti, allora: quale sarà il mondo che vivremo nei prossimi anni, tra vecchie abitudini che lasceremo nel dimenticatoio e idee che semplificheranno la vita, oppure creeranno nuovi, impensabili contesti? Ci siamo accorti che forse non è tutto riducibile al ‘chi entra’ e ‘chi esce’, come quando l’Istat calcola il 'paniere dei prezzi'. Qualcosa, ancora, si potrà reinventare. Anzi, sarà proprio la tecnologia, spesso accusata di ‘spersonalizzarci’, a dare risposta ai semplici bisogni, facendoci recuperare una dimensione più umana del vissuto. Ne è una prova il nuovo supermercato ‘Coop’ aperto a Milano, all’interno del ‘Bicocca Village’. La scansione del codice a barre dei prodotti rivela ogni informazione sugli stessi, come la provenienza, i valori nutrizionali o la percentuale di sostanze contenute, che potremmo non desiderare. Uno schermo interattivo permette di visualizzare i dati in tempo reale. Immaginate un banco di zucchine, monitorate come un paziente sul lettino di ospedale. In effetti, ci ‘azzecca’ pure la scienza medica: volendo, su quegli schermi ‘plasmosi’ che fanno molto ‘ER: medici in prima linea’, si può effettuare una ricerca per escludere tutto ciò a cui siamo allergici. La nuova declinazione della spesa, grazie ai supporti ‘high-tech’, ci vedrà consumatori sempre più informati e responsabili. Sollevando un pomodoro e avvicinandolo allo schermo, ‘intelligentemente’ il software ci spiegherà come smaltire il rifiuto nella spazzatura, una volta consumato. Per gli amanti dello ‘shopping on line’, la start up ‘InVRsion’ ha progettato ‘ShelfZone’, un simulatore virtuale che potrebbe far ricredere anche coloro che preferiscono fare la spesa entrando realmente in negozio. Grazie a questo software, gli acquisti si effettuano stando comodamente seduti nel salotto di casa, ma l’esperienza esplorativa che consente è ‘simil vera’. Con un gioco di realtà virtuale, il supermercato entra nella nostra stanza in stile Matrix, ma senza le edonistiche acrobazie di Keanue Reeves/Neo. L’acquirente si ritrova tra gli scaffali, con vista a 360 gradi e può ‘prendere in mano’ gli oggetti. In più, il programma registra le preferenze del consumatore, quanto tempo ha sostato e dove, costituendo un vantaggio e una guida, prima impensabile, per il venditore che saprà come meglio posizionare un dato prodotto. Saremo più spiati? Sì: è il prezzo da pagare per la trasformazione del rapporto tra consumatori e produttori, che tenderà al recupero di fiducia tra le parti. Dall’idea di produrre in ‘massa’ sviluppatasi con la Rivoluzione industriale, stiamo passando a quella che oggi è ben rappresentata dall’espressione ‘peer to peer’, che potremmo definire come un libero scambio di informazioni, dati e quant’altro tra internauti. E’ la fine del modello piramidale, in cui ‘uno’, il produttore, distribuisce a ‘molti’. E quei molti tendono a rivolgersi all’uno. Siamo nella rete, dove è possibile trovare libere aree di scambio e condividere proprio come si faceva una volta nei mercati e nei piccoli negozi. La vecchia economia dello scambio, con la differenza che consiste nella qualità e quantità delle informazioni, spesso a costo zero. Il famoso economista Jeremy Rifkin ha usato con grande efficacia l’espressione “prosumers”, per definire i nuovi consumatori, che sono a loro volta anche produttori di informazioni che mettono in condivisione. Uno strumento, per esempio, che basa la sua specificità proprio nella condivisione e nella collaborazione è la stampante 3D. Una tecnologia ancora non giunta a piena maturazione, sul piano amatoriale, viene già utilizzata in relazione all’hobbistica, intesa come un nuovo fai da te. Tra qualche anno, però, i suoi utilizzatori si scambieranno i prodotti stampati, che avranno costruito con software gratuiti (anche quelli derivati dallo ‘scaricamento’ condiviso on line). Questo sistema è architettato in modo tale da essere in grado di abbassare il costo marginale del singolo prodotto, rendendolo molto vicino allo zero. Un’autentica rivoluzione, insomma. Qualcosa di simile sta già avvenendo con l’energia solare, i cui pannelli hanno trasformato le abitazioni private in piccole centrali in grado di redistribuire l’energia in eccesso. In Italia, i suoi utilizzatori attualmente sono all’incirca 8 milioni. Questa filosofia del sostenibile è da anni applicata anche alla mobilità: Il ‘car sharing’ è un successo ormai ben radicato nelle abitudini quotidiane. E sempre a proposito di auto, le quattro ruote sono state le protagoniste al salone di Las Vegas, dedicato alle novità tecnologiche: il Ces (Consumer electronic show international). Computer di bordo come sugli aerei, telecamere e sensori che sostituiscono o, per meglio dire, integrano il retrovisore renderanno sicura la guida. Gli esperti parlano di sicurezza attiva e passiva integrata delle auto: il Caps (Combined active and passive safety). L’idea è della ‘Bosch’, la casa cui si deve il sistema di sicurezza frenante ‘Abs’. Le prossime automobili si prevedono, dunque, sempre più ‘attive’ e consapevoli dell’ambiente in cui si trovano: meglio, molto meglio, di ‘Herbie, un maggiolino tutto matto’. Segnaliamo, infine, un utilissimo sito che è anche un’App: si chiama LastMinuteSottoCasa. Il negoziante dà avviso quando ha alimenti in scadenza che sa già che non venderà facilmente. Il cliente riceve l’offerta e decide se approfittarne o meno. Un sistema ingegnoso per ridurre gli sprechi alimentari che, solo in Italia, rivela il sito, ammontano a 1,9 miliardi di euro. Una domanda, a questo punto, nasce spontanea: serviva tutta questa tecnologia per farci sentire più umani e responsabili e per rispolverare in chiave moderna il rapporto diretto, uno a uno, tra chi acquista e chi vende? Probabilmente, sì. Anche se, in realtà, c’è molta voglia di ‘antico’ nell’aria. Un esempio proviene dai dati Nielsen sulla vendita dei supporti musicali negli ultimi anni: in calo cd e album digitali, in forte aumento il vinile (nel 2015 ha registrato un’impennata del 30%). L’unica azienda italiana rimasta a stampare dischi in quel formato è la ‘Phono Press’, a Settala, in provincia di Milano. Un tempo, nella stessa zona erano in dieci. Lo stesso ‘packaging’ con cui sono confezionati molti prodotti di varia natura (specie le bevande analcoliche, come la cola, la gazzosa e simili) ricorda volutamente ‘quelli di una volta’. Il marketing lo sa e, naturalmente, ci va a nozze. Si può giustificare questa tendenza imputandola al solito anticonformismo, che ritorna sempre - e aggiungiamoci un pizzico di collezionismo - ma perché non scorgervi anche una sorta di ribellione dovuta al continuo essere invasi e stressati dalla tecnologia digitale? Quella stessa tecnologia che, in altri campi, come abbiamo visto, ci sta ‘riportando indietro’, affinché tutto nel futuro cambi. Forse un nuovo umanesimo tecnologico ci attende.

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