Perdendosi tra le calli della città sospesa sull’acqua è piuttosto comune imbattersi nelle botteghe degli artigiani locali, custodi della tradizione manifatturiera della Serenissima
Veri e propri gioielli disseminati in lungo e in largo nella nostra penisola, le città d’arte italiane vanno vissute e scoperte abbracciando la realtà quotidiana dei luoghi, evitando e respingendo le artificiose proposte turistiche, che alimentano gli stereotipi preconfezionati, che riducono il fascino locale a un simbolismo effimero. Una premessa necessaria per apprezzare al meglio una perla rara come Venezia, l’eterna città lagunare che incanta da sempre il mondo intero. La meraviglia generata da questa città sospesa sull’acqua si riflette nel colorato folclore caratterizzato dal celebre carnevale, evocazione delle maschere per eccellenza, che da sempre vivono nell’immaginario collettivo. Perdendosi tra le calli di Venezia è piuttosto comune imbattersi nelle botteghe degli artigiani locali, custodi della tradizione manifatturiera della Serenissima. Le vetrine sono colorate, straripanti di maschere, diademi e creazioni originali. Scegliere un cimelio risulta un compito arduo. Proseguiamo la nostra ricerca, incerti e confusi da tanta bellezza. L’ennesima vetrina richiama la nostra attenzione e una voce, dall’interno del negozio, ci invita ad entrare: “Venga, le mostro le maschere e, se ha 5 minuti, le racconto una storia”. Accettiamo l’invito e il gentile signore si presenta: Mario, un mastro veneziano desideroso non di vendere l’ennesimo souvenir, ma di raccontarci la sua arte.
Signor M
ario, lei è titolare di questa attività storica artigianale qui a Venezia: quando è iniziata la sua storia?
“Nel 1890. Io, qui dentro, sono la quinta generazione. La passione trasmessa mi ha indotto a continuare la tradizione, proponendo prodotti realizzati a mano e rifiutando di trattare la merce d’importazione che si trova nei negozi delle stradine”.
Quindi, i suoi prodotti sono realizzati interamente dalla sua famiglia?
“Dalla mia famiglia e da un pool di artigiani presso cui mi rifornisco”.
Da quando lei ha intrapreso la sua attività, com’è cambiato il turismo a Venezia?
“Sono 54 anni che svolgo questa attività e ogni anno sento discorsi su come siano aumentati o diminuiti i turisti. Ecco, dalla mia esperienza, posso affermare, senza dubbio, che il numero è rimasto invariato negli ultimi anni”.
Invece, cosa può dirci circa le esigenze dei turisti? Sono cambiate nel corso degli anni? Si accontentano di souvenir d’importazione, oppure ricercano ancora la qualità?
“Dipende dalla conoscenza che hanno e dalla loro provenienza: se vengono da un Paese con una Storia richiedono il prodotto artigianale. Altrimenti, è possibile che si entusiasmino per una maschera di plastica importata”.
Lei teme che l’attuale situazione geopolitica possa influire sul numero di turisti a Venezia nel futuro prossimo?
“Non penso che oggi possa influire in maniera determinante, ma è anche vero che, nel corso degli anni, ho effettivamente constatato delle oscillazioni di presenza a causa di eventi internazionali. Per esempio, nel 1986, Gheddafi lanciò dei missili nei pressi di Lampedusa. L’eco dell’evento fu notevole e ricordo che, quell’anno, si registrò un considerevole calo di presenze straniere qui a Venezia”.
In virtù della sua esperienza, può fare previsioni sul futuro dell’artigianato veneziano? È una prospettiva positiva o negativa?
“Il problema sarà produrre seguendo ancora la tradizione. Gli artigiani sono magici, ma sono anziani. Purtroppo, non vedo un ricambio generazionale all’altezza, almeno per il mio palato delicato. Questo significa che la manifattura diverrà sempre di più una nicchia: aumenteranno i prezzi e diminuirà l’offerta”.