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29 Marzo 2024

Bookabook, dove i libri sono nelle mani dei lettori

di Gaetano Massimo Macrì - gmacri@periodicoitalianomagazine.it
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Bookabook, dove i libri sono nelle mani dei lettori

Mettete un gruppo di persone amanti della lettura. Unite la loro passione alle recenti possibilità offerte dal crowdfounding di finanziare un progetto. Questa è la base della nuovissima piattaforma italiana nata per far incontrare autori e lettori: tu scrivi un libro, gli altri te lo finanziano 

È il ‘semplice’ giochino del crowdfounding, con il quale il finanziamento diventa ‘collettivo’, quasi una colletta. Un processo che, dal basso, mobilita le persone a investire un po' denaro per realizzare un progetto altrui in cui credono. Bookabook è un’idea nata e portata avanti da due giovani imprenditori digitali - Tomaso Greco ed Emanuela Furiosi - e degli agenti letterari Claire Sabatié-Garat e Marco Vigevani. Sfruttando il principio del microfinanziamento collettivo, gli ideatori hanno creato un sito (www.bookabook.it) in cui gli autori presentano le proprie opere. Per 30 giorni, il libro è al centro di una campagna di finanziamento. La community di lettori può versare da un minimo di 3 euro per finanziare l’opera. In questo modo, come evidenziato già dal sottotitolo del progetto: “Leggere diventa un gioco”. Un gioco che ridà al lettore la sua importanza nel successo di un’opera editoriale, contrastando la pirateria con dei prezzi davvero contenuti. E se qualcuno pensa che, in questo modo, ci potremo trasformare in tanti piccoli talents scout ha sbagliato valutazione. Come precisa Tomaso Greco: “Il pubblico si trasforma sempre in tante cose. Poi, in realtà, rimane un pubblico di lettori”. Insomma, Bookabook si presenta come una novità imprenditoriale degna di considerazione e di riflessione. E proprio Tomaso Greco è il personaggio al quale abbiamo voluto rivolgere alcune domande, per capire meglio il progetto nel suo vero significato.


Tomaso Greco, il mercato elettronico, stando agli ultimi dati ufficiali, è in continua ascesa, al contrario di quello cartaceo: da un appassionato di libri come lei, un progetto del genere non toglie ulteriori risorse al mercato ‘tradizionale’? Che fa? Rema 'contro'?
“Sicuramente c’è una crisi dell’editoria e sicuramente in questa crisi il digitale rappresenta un segno positivo. L’idea di Bookabook, però, ci è venuta per la grande passione per il libro. La sua crisi, a dire il vero, non è stata determinante. Volevamo far sentire ai lettori che i libri sono nelle loro mani. Non nasciamo come risposta alla attuale difficoltà del mercato del libro di carta”.

E come vi ponete allora in questa situazione?
“Al piacere della lettura, offriamo un’esperienza nuova, quella del crowfounding, della community, del sentirsi ed essere protagonisti. Questo è uno stimolo in più per i lettori”.

Ok, supponiamo che un libro abbia ottenuto il finanziamento. Cosa succede? 
“Chi ha sostenuto il libro, riceve l’ e-book. O, se ha fatto offerte più alte allora riceve il libro cartaceo o altri premi che ha scelto, in corrispondenza del valore dell’offerta. Il libro dunque viene dato ai suoi sostenitori”.

Si, ma che libro è quello che esce? Quello deciso insindacabilmente dai lettori? 
“Tenga presente che quel libro, esce dopo tutta una serie di attività editoriali necessarie. Dall’editing, alla revisione, all’impaginazione. Per cui è un prodotto finito.  A quel punto l’autore può scegliere se andare negli store digitali oppure se affidarsi a una casa editrice tradizionale e andare nelle librerie. Noi offriamo anche la versione cartacea, a chi ha magari sostenuto offerte più grandi. Si tratta di pochissime copie, però. L’autore che voglia uscire in maniera tradizionale in libreria, si ritrova comunque un prodotto finito, ‘lavorato’ pronto per essere stampato.  In tal caso si aggiungeranno ulteriori costi per la casa editrice.Ma si consideri che a questo punto è un libro che già esiste, vivo, che ha già attirato l’interesse di molti lettori. La scommessa di andare in libreria non è più un’incognita”.

Ma il rapporto pubblico/autore come si sviluppa. I lettori diventano talents scout di giovani promesse? Corriamo il rischio di coltivare finti esperti? 
“In realtà il pubblico coltiva il suo piacere di leggere e quindi decide di scommettere e di investire su un libro o meno. Non lo definirei un talents scout. Alla fine è sempre un lettore. Questa è una community di lettori”.

E dal punto di vista dell’autore? Da un lato è vero che si potrebbe abbreviare il percorso per la pubblicazione, ma un autore deve pagare dazio, sottoponendosi al giudizio immediato dei lettori. Che mi dice?
“L’autore che sceglie di partecipare a un’operazione di crowdfounding come Bookabook, è consapevole di sottoporsi al giudizio della Rete, che è un giudizio democratico, proveniente dal basso, anche se può essere negativo. Certamente noi prima facciamo una selezione col nostro team. Poi sarà la nostra community a fare quella finale. Però non è che chiunque possa mettere il suo libro su Bookabook. Abbiamo dei requisiti di qualità (per l’italiano, la trama, di genere).  Poi, il successo dipenderà dai lettori. E l’autore vede questo come una sfida appassionante. Certo è un’altra cosa rispetto a mandare manoscritti alle case editrici”.

Non sente concorrenza in questo senso?
“C’è sicuramente una dicotomia tra mercato elettronico e digitale. Ma, un po’ per tornare al discorso iniziale, noi ci presentiamo come qualcos’altro. Offriamo un’esperienza diversa, fatta di coinvolgimento, di partecipazione e di interazione tra lettore e autore. Sia che il libro uscisse negli store digitali che in libreria. Non metterei Bookabook  nel dibattito tra cartaceo e digitale. La nostra è, almeno in Italia, un’ esperienza ‘sociale’ che non ha pari”.

Se la campagna di finanziamento non andasse a buon fine?
“I soldi vengono restituiti ai lettori”.

Un consiglio per attrarre autori?
“Agli autori emergenti direi che qui farebbero esperienza ‘vera’. Qui il libro, a parte il rischio di giudizi negativi, ha la possibilità di uscire e di essere letto. A differenza di esperienze di ‘self publishing’ (che la Rete offre attraverso vari siti, ndr) dove manca poi la circolazione e rimane fine a se stesso. Agli autori noti, che non avrebbero in realtà bisogno del crowdfounding, essendo addirittura contesi spesso dagli editori, direi: provateci. Intanto perché è un modo per rimanere aperti verso la Rete, confrontandosi con un pubblico nuovo. E poi, ovviamente, sarebbe come un loro investimento per sostenere l’idea che ci possa essere uno strumento di promozione dal basso, autorevole, di uno spazio culturale aperto e partecipativo”.
A proposito di promozione, siete nati da poco. Avete una strategia pubblicitaria per farvi conoscere?“Noi pensiamo, in realtà, che la migliore strategia sia offrire dei libri di qualità. Siamo convinti che la persona che ha provato questa esperienza nuova con successo, poi possa coinvolgere altri a parteciparvi in prima persona”.

Perché il nome ‘Bookabook’?
“Si tratta di un gioco di parole. Nel senso di ‘prenotare’ un libro: ‘book a book’. Ma ricorda anche un altro giochino di parole che molti bambini in diverse parti d’Europa conoscono e fanno: ‘peekaboo’ (l’equivalente del nostro ‘bubusettete’, che, se scomposto in peek a boo(k), significa ‘sbircia il libro, ndr).E poi, amando il libro, ci piaceva l’idea di poterlo ripetere più volte. Non c’è alla fine una spiegazione ufficiale. Ci piaceva così”.

Facciamo tanti auguri a Tomaso Greco e ai suoi compagni di avventura e un altro in bocca al lupo lo mandiamo agli autori che in questo momento hanno iniziato la loro ‘campagna di finanziamento’. In particolare, poi, ci rivolgiamo a Lidia Ravera, volto noto del giornalismo italiano, che appartiene a quegli autori conosciuti che hanno deciso di provare questa esperienza, avallandola e sostenendola col loro prestigio. In bocca al lupo Lidia!
Appassionati lettori di libri e autori in cerca di pubblicazione, da oggi avranno una concreta possibilità in più per coltivare la propria passione: il libro. Un oggetto che, al di là dei formati, è preferibile che resti ‘nelle nostre mani.


Tomaso_Greco.jpgChi è Tomaso Greco
Milanese, 33 anni, una laurea in Giurisprudenza alla Statale di Milano. Oggi insegna sociologia della pubblica amministrazione all’Università dell’Insubria. Si occupa di tematiche legate al mondo del lavoro e coltiva l’interesse per tutto quello che concerne innovazione e digitale. Ha all’attivo la pubblicazione di alcuni libri e diverse collaborazioni con quotidiani. Nel 2011 ha ‘rifatto il look’ alla piattaforma online de Il Riformista. Bookabook è il suo recente progetto di crowdfounding in cui crede molto.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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