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28 Marzo 2024

Il 'Big brother' ha finalmente un volto: quello di un 'nerd'

di Andrea Termini
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Il 'Big brother' ha finalmente un volto: quello di un 'nerd'

Sempre più chiara appare la necessità di un costante e crescente impegno per la regolamentazione e la sorveglianza degli ‘spazi virtuali’ e una maggior consapevolezza riguardo a queste problematiche da parte del pubblico

Poche settimane fa, Donald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti, ma le polemiche non accennano a placarsi. Dopo le proteste ‘antipresidenziali’ che si sono susseguite dalla ‘West’ fino alla ‘East coast’, un altro terreno di gioco comincia a ‘scaldarsi’: quello di internet e dei 'social media'. Sono infatti ‘piovute’ accuse, di recente, nei riguardi del ‘colosso’ di Mark Zuckerberg, Facebook, il quale avrebbe favorito l'elezione del candidato repubblicano mediante la diffusione di notizie false e fuorvianti. Accuse prontamente respinte dallo stesso ‘magnate’, che già all'inizio dell'anno era stato accusato di favorire, all'interno del proprio ‘portale’ i democratici, riservando loro più visibilità rispetto ai repubblicani. Colpiscono e aiutano ad afferrare il nocciolo della questione altre due notizie di questi ultimi tempi: la prima, è quella relativa all'acquisto, da parte di Facebook, della piattaforma di analisi ‘CrowdTangle’ (il costo dell'operazione non è trapelato, ndr), uno strumento utilizzato, da quel che risulta, dai maggiori gruppi editoriali mondiali capace di mostrare in tempo reale il ‘trend’ più significativo, dove sarebbe ‘indirizzato’ l'interesse dell'utente medio; la seconda notizia riguarda, invece, la presa di posizione di Facebook contro i ‘profili’ o le ‘pagine’ che diffondono ‘fakes’ e notizie false: un modo per aumentare la propria visibilità e trarre un guadagno immeditato con le pubblicità associate ai relativi siti di disinformazione. Tutto questo può servire, tuttavia, a porre l'accento su una questione attualmente molto rilevante. Sono in tanti, oramai, in politica e non, ad aver dichiarato guerra ai ‘mass media’, ai canali di informazione per così dire ‘classici’, affidandosi a fonti genericamente ‘parallele’. Con l’avvento dei ‘social’ vi è stato un vero guadagno, in termini di libertà e di affidabilità delle ‘fonti’? Decisamente no. A sostegno di questa critica, portiamo due dati fondamentali: il primo è che i due terzi degli 'utenti-internet' nel mondo sono soggetti a censura, che in 38 Paesi sono stati disposti arresti a causa di contenuti pubblicati sui ‘social’ e che circa un quarto di questi vivono in regimi nei quali si può essere arrestati a causa di un ‘like’; il secondo dato che vogliamo porre in evidenza riguarda i crescenti investimenti da parte dell'industria informatica nei confronti della cosiddetta ‘intelligenza artificiale’. Risale a poche settimane fa l'intesa raggiunta tra ‘Microsoft’ e ‘OpenAi’, società specializzata, per l'appunto, in tale campo e facente parte del ‘portafoglio’ di Elon Musk. Per capire quali progressi siano stati raggiunti in questo campo, basti pensare che poco meno del 20% dei ‘tweet’ legati alla campagna elettorale di Trump sono stati generati da ‘bot’, ossia da ‘profili non-umani’, frutto di algoritmi molto evoluti. Fatti dai quali si evince come il flusso di notizie sul web sia facilmente controllabile e manipolabile da parte di terzi. Si profila, insomma, un futuro non troppo distante, se non già presente, nel quale il lavoro dell'intelligence sarà concentrato in questa direzione. Gli ‘account’ falsi, gestiti da computer, potrebbero rivelarsi uno strumento molto utile per il reperimento di informazioni riservate, o per indirizzare il pensiero delle masse verso determinate idee. La sempre maggior ‘dematerializzazione’ delle relazioni interpersonali conduce al dubbio costante se effettivamente ci si stia trovando di fronte a un altro essere umano o a una macchina. Sembra quasi materializzarsi la vecchia profezia di Isaac Asimov, a lungo considerata puramente fantascientifica, di una guerra tra l'uomo e le macchine. Appare chiara, pertanto, la necessità di un costante e crescente impegno per la regolamentazione e la sorveglianza degli ‘spazi virtuali’ e una maggior consapevolezza da parte del pubblico riguardo a queste problematiche. Sempre più ‘pesanti’ potrebbero infatti rivelarsi i ‘furti di informazioni’ da ‘database riservati’, che non includano soltanto nomi e coordinate bancarie, ma anche impronte digitali, ‘scan facciali’, voci e via dicendo, riproducendo persone virtuali per ‘clonazione’. Perchè a ben rifletterci, il tanto temuto ‘Big brother’ potrebbe già esistere, ma non avere un volto. O, forse, sì?

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