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26 Aprile 2024

Violenza sulle donne: un ‘medioevo’ duro a morire

di Ilaria Cordì
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Violenza sulle donne: un ‘medioevo’ duro a morire

Come ogni anno, si celebra la 'Giornata mondiale della violenza sulle donne', un dramma che la nostra società post moderna cerca di combattere, ma oltre a qualche iniziativa di solidarietà quali sono i veri ‘numeri’ di questa tragedia?

L’intera popolazione mondiale ha visto in questi giorni l’universo femminile posto al centro dell’attenzione. Come sappiamo, infatti, il 25 novembre si è celebrato il Giorno contro la violenza sulle donne, iniziativa internazionale istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite tramite la Risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L’Onu, pochi giorni prima della ricorrenza, ha tenuto una conferenza stampa, svoltasi a New York, intorno a una giornata che pone al centro le barbarie che le donne, sempre più spesso, sono costrette ad affrontare. Nel luglio 2010, l’organizzazione internazionale ha creato l’Entità per l’uguaglianza di genere e l’empowerment (senso di legittimazione, ndr) delle donne, presieduta da Michelle Bachelet, Vicesegretario generale e direttore esecutivo di tale ‘agenzia’, la quale, in quest’ultima conferenza, ha confermato che vi sono stati importanti progressi nelle distinte politiche nazionali di molti Stati volte a ridurre il numero dei casi di violenza. Ma molto c’è ancora da fare: attualmente, più di cento Paesi sono privi di una legislazione ad hoc e ben mirata contro la violenza domestica, subita dal 70% delle donne nel corso della loro vita sottoforma di abuso fisico, psicologico o sessuale da parte degli uomini, siano essi mariti, fidanzati o soggetti sconosciuti. Il direttore Bachelet ha inoltre sostenuto che subire repressioni di questa portata influenza negativamente i risultati lavorativi, scolastici e/o sociali della donna, allontanandola dalla vita pubblica e dalla progressiva uguaglianza di genere. Niente di nuovo, insomma. Ma riferendoci al nostro Paese possiamo rifarci ai dati Istat pubblicati nel giugno 2015 e aggiornati al 2014, secondo cui, negli ultimi 5 anni, le violenze sulle donne sono passate dal 13,3% all’11,3% rispetto ai 5 anni precedenti. Si ritiene che ciò sia frutto di una maggior consapevolezza e informazione data dagli ambienti lavorativi e scolastici, o da una maggiore capacità delle donne di prevenire e combattere il terribile fenomeno, ma anche da una un clima sociale differente e da una pena maggiore per chi commette il reato. Sempre secondo il nostro istituto nazionale di statistica, è in calo la violenza fisica dei partner, ex partner e non partner (dal 9% al 7,7%) ed è in calo anche la violenza psicologica che una donna può subire (dal 43,3% al 26,4%). Dati positivi che, però, fanno da ‘alibi’ ad altri che non accennano a migliorare: i numeri di stupri o tentati stupri sono praticamente gli stessi dal 2006 al 2014, ossia pari all’1,2%. Il 62,7% di questi viene commesso dal partner attuale della donna o da quello precedente. Le molestie sessuali, invece, continuano a segnalare cifre molto alte: il 76,8% delle donne italiane ha denunciato problemi di questo tipo. In ragione di ciò, ogni anno sono numerose le manifestazioni e gli appuntamenti per una giornata di lotta e di rivalsa della figura femminile: una bella iniziativa, per esempio, è il progetto messo in atto dalla città di Fondi, nell’Agro Pontino, la quale, mediante l’aiuto di alcune associazioni consorziatesi tra loro ha creato una differente campagna di sensibilizzazione, che usufruisce della nuova arte che sta spopolando nelle città italiane: la ‘Street art’. Il comune di Fondi ha infatti organizzato un’operazione di ‘crownfounding’ tra le diverse attività commerciali, per finanziare l’originale iniziativa. Tra lo scorso 19 e 25 novembre, l’artista francese Sema Lao ha realizzato in quattro località differenti, a cavallo tra la provincia di Latina e quella di Caserta - Fondi, Mondragone, Gaeta e Terracina – una serie di rassegne dedicate ai volti delle donne che hanno lottato contro questa ‘bestia’ nascosta. Da segnalare, inoltre, anche l’iniziativa presa dall’amministrazione comunale di Parma, che ha organizzato una serie di eventi destinati alla sensibilizzazione insieme ai rappresentati delle associazioni promotrici dell’evento e il vicepresidente del Centro antiviolenza della città emiliana. Vi è, oggi, una maggiore consapevolezza delle donne e una miglior capacità di riconoscere l’inizio o un ‘continuum’ prolungato di maltrattamenti da parte di persone che possono essere sconosciute, o con le quali, viceversa, si condivide l’ambiente familiare. Si ha una maggior percezione del problema anche grazie alla svolta giuridica del giugno 2013, quando quest’arretratezza medioevale è diventata reato: sempre secondo dati Istat, infatti, vi è stato un aumento delle denunce dal 6,7% nel 2006, all’11,8% del 2014. Ciò che viene messo in evidenza da questi numeri è che, per fortuna, molte donne, specialmente quelle più giovani, sono capaci di reagire e fermare la violenza prima che essa degeneri, gestendo il ‘conflitto’ uomo-donna alla pari. Rimane, tuttavia, piuttosto alto il numero delle donne (21%) che decidono di non rivolgersi né alle autorità competenti, né a gruppi di supporto psicologico, per paura di una successiva violenza. È dunque necessario che le donne riescano a trovare la forza di raccontare la propria storia, poiché ciò aiuta in primis loro stesse e, soprattutto, permette di avere una maggiore consapevolezza di questa realtà violenta.


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