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17 Aprile 2024

Gloria Hoffman Boemia: "Non attendete il limite estremo"

di Stefania Catallo
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Gloria Hoffman Boemia: "Non attendete il limite estremo"

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne abbiamo raccolto la dolorosa esperienza di una ragazza che, con grande coraggio, ha saputo reagire a un gravissimo tentativo di ‘femminicidio’, riprendendo in mano la propria vita e la sua libertà

Il senso del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è quello di rivendicare diritti fondamentali quali, per esempio, l'indipendenza, la libertà di scelta, l'accesso al mondo del lavoro, oltre che una maggiore azione di contrasto al fenomeno da parte delle istituzioni. Lo scorso 9 agosto è entrato in vigore il ‘Codice Rosso’ (Legge n. 69 del 19 luglio 2019), che ha aumentato di circa un anno le pene già previste per i reati connessi alla violenza di genere, introducendo quattro nuovi reati (revenge porn, matrimoni forzati, lesioni al volto, violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa per i maltrattanti), senza però introdurre l'educazione sentimentale nei programmi scolastici, dove peraltro era già scomparsa da tempo l'educazione civica, con conseguenze evidenti. Il 'Codice Rosso' non ha inoltre potenziato, né considerato, il lavoro dei centri antiviolenza, spesso privi di fondi e a rischio chiusura: nulla di cui stupirsi, visto che all'approvazione della Convenzione di Istanbul, avvenuta il 14 agosto 2013, il parlamento era semivuoto. Uno degli aspetti più discussi del 'Codice Rosso' è l'obbligo per il magistrato di ascoltare, entro tre giorni dalla denuncia, la donna vittima di violenza. Tutto ciò, se da una parte accelera i tempi di presa in carico, dall'altra parte inibisce le denunce: chi opera nei centri antiviolenza conosce bene i tempi e il percorso, spesso tortuoso, che le vittime di violenza di genere percorrono per decidere sul da farsi. Queste esitazioni non debbono però essere scambiate per debolezza, bensì sono il sintomo di una carenza di strutture di accoglienza e rifugio, nonché di reinserimento lavorativo di cui queste donne hanno bisogno, per affrancarsi da una relazione violenta e malata. Al fine di riflettere e nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al dramma vissuto da tante donne all’interno di una crisi sociale divenuta sempre più stridente e contraddittoria, abbiamo voluto raccogliere la dolorosa esperienza di Gloria Hoffman Boemia, sopravvissuta a un tentato di femminicidio. I fatti risalgono al 2014, quando a Sacrofano, in provincia di Roma, proprio nei giorni precedenti il 25 novembre, il suo compagno, pregiudicato e spacciatore, le ha sparato un colpo di fucile a distanza ravvicinata. Dopo un intervento delicatissimo alla testa, la ragazza è stata dichiarata fuori pericolo. Le conseguenze del gesto, tuttavia, sono gravissime e permanenti. Gloria, già indossatrice ‘curvy’, ha perso un occhio e l'udito da un orecchio; si muove su una sedia a rotelle; presenta parte del cranio ancora deformata dal colpo. Tuttavia, la ragazza non ha mai smesso di lottare e il 22 novembre scorso, a 5 anni dai fatti, è tornata a sfilare in una ‘Charity Night’ in favore del centro antiviolenza ‘Marie Anne Erize’. Per la cronaca, il suo ex compagno è stato coGloria_2.jpgndannato a soli otto anni di pena, oltre che al versamento di un risarcimento irrisorio in proporzione alle lesioni riportate dalla donna.

Gloria Boema Hoffman, prima dell'attentato alla ta vita, quanto conoscevi il fenomeno della violenza di genere?
“Ero molto poco informata al riguardo: sapevo di donne picchiate, uccise e maltrattate, ma non ne avevo la giusta conoscenza e non pensavo che sarebbe successo anche a me”.

Come e in quale modo è cambiata la tua vita, dopo il tentativo di femminicidio?
“La mia vita è cambiata sotto molti aspetti, viste le lesioni permanenti che ho riportato. Tuttavia, quanto accaduto mi ha liberata dalle incertezze che mi causava la relazione malata che stavo vivendo, dando vita a una nuova Gloria”.

Quale cambiamenti sono avvenuti in te, non solo dal punto di vista fisico?
“I cambiamenti sono stati tanti e graduali: oltre a quelli fisici, ho capito che non dovevo più lasciarmi trascinare dalla vita e ho forgiato la mia sofferenza e tristezza fino a farle diventare forza. Ho tirato fuori la mia volontà, che era sepolta. E ho capito di dover controllare la mia vita e modellarla come la volevo io. Anche se senza amici, ho capito che la mia sarebbe stata una nuova vita scritta da me. Il cambiamento più importante è stato, alla fine,  la consapevolezza di esistere”.

Cosa vorresti dire alle donne che stanno vivendo una relazione violenta?
“A loro vorrei dire di non lasciarsi sottomettere e neutralizzare da un uomo che le fa sentire inferiori. Voglio dire loro che un modo per uscire dal buco dell'oppressione: c'è, non è facile, ma un giorno, mentre prenderete l'ennesimo schiaffo o insulto, capirete che lui non si fermerà, che non cambierà per amore come sperate, perché certi esseri non provano nessun rancore e sentimento. Fatevi aiutare. Non aspettate il limite per cambiare. Aprite i vostri occhi e cogliete ogni segnale: la forza che è in voi non l'avete solamente per sopportare la violenza”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Uno è sicuramente la mia realizzazione personale e la mia completa rinascita. Un altro è cercare di sensibilizzare il più possibile la gente sul fenomeno della violenza di genere, aiutando le donne, le ragazze e la nuova generazione. Per questo motivo, ho deciso di frequentare il corso di ‘counselling’ a indirizzo metacorporeo che l'Istituto Oceano Sintesi tiene presso il centro antiviolenza Erize. Un altro obiettivo sarebbe quello di riuscire a vincere contro i canoni di bellezza dettati dalla società e, per questo, ho ricominciato a sfilare con la ‘Top Curvy Agency’ di Elisabetta Viccica. Inoltre, mi piacerebbe cambiare il modo in cui la gente guarda i disabili: può bastare”?


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