L’accorpamento tra Nue 112 e Protezione civile regionale non sembra garantire la sicurezza del territorio e delle persone
 
Molti Partiti del Consiglio regionale di via della Pisana s’interrogano se 'burocratizzare' possa significare rallentare la prontezza di intervento nei casi di emergenza. L'agenzia della Protezione civile, infatti, era stata istituita nel 2014 tramite una legge regionale ed è guidata da Carmelo Tulumello, 51 anni, che ha assunto l'incarico nel 2016, per essere riconfermato nel 2021. Avrebbe dovuto concludere il proprio mandato solo nel 2026. Ma l’assessore al bilancio della Regione Lazio, Giancarlo Righini, è convinto che, al di là delle varie contestazioni politiche, l'agenzia avrà solo che dei vantaggi se verrà accorpata con il Numero unico per le emergenze (Nue 112), diventando un'unica direzione centralizzata. Per quanto riguarda Spazio Lavoro, che supporta tutti i centri per l'impiego del territorio laziale, essa confluirà nella Direzione lavoro della Regione Lazio. Per Righini, assessore bilancio e per il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, creare una direzione che si occupi della questione emergenziale, vuol dire semplificare sia il Nue, sia la Protezione Civile. La domanda sorge, dunque, spontanea: l'amministrazione di Francesco Rocca è burocratica o di pronto intervento? Siamo certi che un ‘serrate le fila’ aumenti la qualità degli interventi in una fase storica di emergenza e non crei una sovrapposizioni di competenze? Le verie agenzie regionali dal totale attuale di 24 verranno ridotte a non più di 16. E la Protezione civile, in qualità di agenzia, non esisterà più: le sue competenze e funzioni vengono trasferite a una direzione regionale. La scelta viene giustificata dando fiducia alla pubblica amministrazione che investe nel “capitale umano”, cioè nell’insieme delle conoscenze e delle competenze delle persone che vi lavorano. L’utilizzo di tutti gli altri capitali, soprattutto quelli economico-finanziari e strumentali, dipendono unicamente da questo. E quando si dice che “sono le persone a fare la differenza” non è uno slogan, ma la verità. Inoltre, la riduzione di un certo policentrismo decisionale riduce la possibilità di ‘scariabarile’ per giustificare se qualcosa è andato storto o vi sono dei ritardi negli interventi di emergenza.
Per questa ragione, fra tutti gli investimenti che si possono e si devono fare, quelli nella formazione sono i più importanti. Senza competenze e conoscenze che permettano di innovare, di fare cose che gli altri non fanno o nel fare meglio ciò che gli altri già fanno, non c’è crescita. Si spera, insomma, che non si tratti di un’ulteriore ‘compressione’, viste le numerose pensioni in arrivo e un carico maggiore su chi resta, oltre alle scarne assunzioni. Certamente, quando ci si trova nell’esigenza di dover affrontare una transizione, si può anche razionalizzare. Ma in generale, sono proprio i momenti di trasformazione qielli che richiedono una maggior formazione, proprio per poter essere meglio affrontatati. E una riduzione degli investimenti in un comparto fondamentale per la tutela dell’incolumità territoriale e della salute pubblica non sembra andare verso questa direzione. Una volta, un docente rispondeva così all’osservazione che la formazione fosse troppo onerosa: “Avete mai paragonato l’investimento in formazione con i costi dell’ignoranza”? Il tempo saprà dirci se sia davvero una buona idea.