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25 Aprile 2024

Milleproroghe ai limiti della legalità

di Vittorio Lussana
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Milleproroghe ai limiti della legalità

A poche settimane dalla pubblicazione in “Gazzetta Ufficiale” il famigerato decreto, che ha scontentato molti italiani, ha messo in moto l'azione dei tribunali a difesa e tutela dei consumatori. Nell'occhio del mirino c'è la norma “salva banche”

Il centrodestra italiano, anche sotto il profilo della politica economica, continua  a non voler comprendere il proprio principale difetto di approccio alle diverse questioni che si pongono di fronte al Paese: quello di non riuscire a rimanere negli ambiti della correttezza costituzionale, ponendosi continuamente ai margini della legalità in ogni questione e in qualsivoglia situazione. Si tratta di un presupposto sottoculturale che oltre ad avanzare mediante una precisa quanto discutibile metodologia di ‘cuneo’ nell’affrontare i problemi, rende assai debole il perseguimento di effettive finalità di interesse collettivo. Ecco dunque perché il tribunale civile di Benevento ha deciso di promuovere un provvedimento di ricorso teso a sollevare una questione di legittimità costituzionale del cosiddetto decreto ‘Milleproroghe’, il quale ha reintrodotto l’anatocismo, violando gli articoli 3, 24, 41, 47 e 102 della Costituzione. Si tratta del primo di numerosi ricorsi che saranno presentati innanzi alla Corte costituzionale nei confronti di una normativa ampiamente contestata da più parti. Alcuni emendamenti introdotti dal Governo hanno infatti prodotto una variante in virtù della quale la prescrizione decennale per far valere il diritto del correntista a ottenere la restituzione di quanto indebitamente corrisposto alla banca decorre dal giorno dell’annotazione dell’operazione e non dalla data di chiusura del conto, come invece aveva ribadito la Corte di Cassazione con una sentenza del 2 dicembre 2010, nella quale era stato stabilito che i correntisti hanno diritto a ottenere la restituzione delle somme trattenute dalle banche per interessi illegittimamente addebitati sul conto corrente a titolo di anatocismo dalla data di apertura del conto e per tutta la durata dello stesso, mentre la prescrizione decennale per chiedere la restituzione deve decorrere dal giorno di chiusura del conto. Il principio evidenziato da questa sentenza è infatti il seguente: se dopo la conclusione di un contratto di apertura di credito bancario regolato in conto corrente il correntista agisce per far dichiarare la nullità della clausola che prevede la corresponsione di interessi anatocistici e per la ripetizione di quanto pagato indebitamente a questo titolo, il termine di prescrizione decennale cui tale azione di ripetizione è soggetta decorre, qualora i versamenti eseguiti dal correntista in pendenza del rapporto abbiano avuto solo funzione ripristinatoria della provvista, dalla data in cui è stato estinto il saldo di chiusura in cui gli interessi non dovuti sono stati registrati. Il ‘Milleproroghe’, al contrario, inserisce un articolo che recita: “In ordine alle operazioni bancarie regolate in conto corrente, l’art. 2935 del codice civile si interpreta nel senso che la prescrizione relativa ai diritti nascenti dall’annotazione in conto inizia a decorrere dal giorno dell’annotazione stessa. In ogni caso, non si fa luogo alla restituzione di importi già versati alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto legge”. Ed ecco perciò comparire all’improvviso un Governo ‘maggiordomo’ dei banchieri, dimostrando finalmente come certe polemiche indirizzate contro le logiche burocratiche interne di molti istituti di credito fossero solamente apparenza, un modo come un altro per ‘depistare’ l’opinione pubblica a larga parte dell’informazione economica. Nella sostanza, questa norma dell’esecutivo comprime i diritti dei correntisti al fine di arginare una ‘falla’ nel ‘monte di bilancio’ della banche italiane, risolvendo in tal modo ogni conflitto fra banche e cittadini a danno dei secondi. Come ampiamente dimostrato dal sottoscritto in numerose sedi – e anche in qualche importante convegno di studi - le banche continuano ad avere ‘santi’ in paradiso e a operare in maniera discutibile, creando rapporti differenziati tra gli operatori, ormai divisi in cittadini e imprese di serie ‘A’ e di serie ‘B’, con una larga parte del mondo politico che colpevolmente si presta a rendersi complice di un sistema ingiusto, soffocante, economicamente recessivo in termini di circolazione monetaria.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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