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29 Marzo 2024

Il presente è lavorare per l’Europa del futuro

di Vittorio Lussana
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Il presente è lavorare per l’Europa del futuro

Il nostro futuro è indissolubilmente legato a un’idea ben precisa: metterci al lavoro per costruire nel presente le fondamenta culturali di una futura unione politica dell’Europa. Essa dovrà diventare un’entità sovranazionale in grado di proporre agli Stati membri un nuovo modello valoriale di società, più aperta e inclusiva. Questa è la vera sfida che ci impone la costruzione di un futuro in grado di valorizzare le più autentiche radici di laicità dell’Europa, aprendosi alle novità e agli interrogativi della modernità. Memoria e futuro possono infatti intrecciarsi in un fecondo scambio all’interno di un ‘tessuto vivo’, in cui le aspettative delle nuove generazioni possano dilatare gli spazi di accoglienza e di valorizzazione delle differenze e delle peculiarità, vero motore propulsivo di comunione, convivenza, piena democrazia realizzata. Un processo multiculturale e interetnico, dunque, in grado di inserire nelle nostre vite il fermento del progresso più autentico, quello capace di cogliere e valorizzare le potenzialità del singolo individuo, dei popoli, dell’intera umanità. Europa è una parola dal sapore antico e forte. A essa, il linguaggio dei media ha purtroppo conferito un’immagine di burocrazia ‘pachidermica’, astratta e lontana. Ma la domanda di un’Europa politica non riguarda solamente l’eventuale permeabilità di un nuovo tessuto culturale, sociale, etnico e religioso rispetto ai valori di cui essa è storicamente portatrice, bensì - e ancor più - raggiunge il cuore della cultura occidentale stessa, affinché questa non perda il proprio slancio creativo e possa misurarsi con la realtà della Storia, nella misura in cui riesca a radicarsi sulla roccia dell’illuminismo e dello spirito di razionalità e laicità. Ciò significa che l’istruzione e la formazione rappresentano lo strumento principale di coesione sociale, poiché il traguardo di una definitiva unione politica dell’Europa passa dal miglioramento della qualità degli insegnanti e degli addetti all’educazione, riservando uno sforzo particolare all’acquisizione di quelle competenze tese a rispondere a tutte le esigenze di sviluppo di una ‘società della conoscenza’. Al contempo, però, si dovrà puntare a migliorare l’attitudine dei cittadini a leggere, a scrivere e a comunicare, segnatamente per ciò che riguarda le tecnologie dell’informazione e della comunicazione - le cosiddette ‘competenze trasversali’ -  come per esempio imparare a lavorare in ‘equipe’. Migliorare la qualità dei sistemi di istruzione e di formazione significa, infatti, migliorare la corrispondenza tra risorse e bisogni, consentendo al mondo scuola, della cultura e delle università in generale di realizzare nuove partnership, che possano aiutarle nello svolgimento del proprio ruolo, il quale in futuro dovrà essere maggiormente diversificato rispetto a oggi. Questo nuovo modello di coesione sociale dell’Europa potrà consentire a tutti i cittadini di accedere ai sistemi di istruzione e di formazione formali e non formali, facilitando il passaggio da un settore d’istruzione a un altro (per esempio dalla formazione professionale all’insegnamento superiore), dall’infanzia all’età matura. L’apertura dei sistemi di istruzione e di formazione, accompagnata da uno sforzo per rendere più invitanti tali sistemi, al fine di adattarli ai bisogni dei diversi gruppi sociali destinatari, svolgerà un ruolo importante per la promozione di una cittadinanza europea ‘attiva’, imperniata sulla parità delle opportunità e una coesione sociale durevole. L’economia della conoscenza è insomma destinata a diventare più competitiva, maggiormente dinamica, in modo da favorire una crescita economica duratura, accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione. Dobbiamo aver fiducia sul fatto che un rinnovato radicamento politico dell’Ue in aperto confronto con le ambivalenze dei nostri tempi possieda la medesima prospettiva di fecondità che ne segnò il cammino sin dai giorni dei Trattati di Roma. Tale speranza potrebbe rivelarsi luce e guida per un confronto realistico e critico il quale, nei prossimi anni, saremo tutti chiamati a sviluppare intorno alla complessa realtà di un’Europa che mantiene in sé tutte le potenzialità, valoriali e culturali, in grado di aprirci in modo creativo a un futuro inedito, sempre più pluralista ma non rescisso e, anzi, alimentato dalle sue più autentiche radici culturali di laicità e democrazia.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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