1 Dicembre 2023
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L’arte della fuga6 Luglio 2013
di Vittorio Lussana
Ava Loiacono presenta la propria abilità da ventriloqua elaborando una sorta di principio filosofico ‘neokantiano’ della fuga, tesi che si contrappongono ad antitesi sino a trovare una sintesi al termine di un processo artistico ‘circolare’. Apprezzabile il tentativo, un po’ meno il risultato, che non sempre trova quella soluzione ‘centrata’ teorizzata come principio originario della creazione artistica: la fuga dalla banalità. È uno spettacolo che ha il merito di informare. La vicenda è quasi uno spunto per trattare il tema dell’obesità: due ragazzi si conoscono ai tempi della scuola e si innamorano. Negli anni dell’infanzia, il ‘ciccione’ che subisce discriminazioni è lui, che tuttavia, in età ormai adulta, finalmente riesce a dimagrire. Un reading che prova a mescolare le due culture teatrali più grandi di sempre: quella greco-omerica e quella shakespeariana. Dunque, non potevano mancare riflessioni sull’eroe antico e sull’antitesi tra libero arbitrio e destino, o fatalità. Il mondo mitologico di Achille prende forma attraverso le due interpreti, che rievocano con essenzialità, ma senza astrattezze, tutti i principali protagonisti dell’epica, da Priamo a Teti, da Ulisse allo stesso Achille. La compagnia teatrale ‘Banda Kurenai’ porta in scena uno spettacolo dissacrante e protestatario nei confronti della società moderna. Una società in cui le persone vivono, si muovono e agiscono credendo di allineare le loro scelte (standardizzate) con lo ‘status’ dell’individuo che, in quanto tale, è unico, irripetibile, libero e originale. |