28 Maggio 2023
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Tableau ravenant29 Giugno 2013
di Ilaria Cordì
Si tratta di un’interpretazione alquanto ‘libera’ degli ‘Spettri’ di Ibsen - il grande drammaturgo norvegese - messa a punto dalla compagnia ‘Il picchio’ che, tuttavia, di spettrale non possiede, o non dimostra, un granché e che, a malapena, riesce a rappresentare il disastro familiare di una madre e un figlio costretti a ripercorrere il controverso rapporto con un ‘marito-padre’ oppressivo e crudele. Tra le opere presentate quest’anno al Fringe festival di Roma non poteva mancare anche un ‘giallo’. Ed ecco dunque questo ‘Senso unico’, diretto e interpretato da Andrea Quintili. Si tratta di un lavoro che dimostra una buona strutturazione scenica, interpretativa e di regia, anche se il contesto di sfondo trascende, involontariamente, da quello di una Roma popolare a una realtà periferica o di borgata. Felicissima l’interpretazione di questi 4 ‘guitti’ della compagnia T(i)LT, che giocano con l’improvvisazione teatrale come solo dei veri ‘ladri’ di atteggiamenti, linguaggi ed estemporaneità popolari sono capaci di fare. L’arte è anche questo: prendersi giuoco della recitazione stessa, dei suoi svariati stili e delle sue molteplici forme espressive, creando ogni sera un nuovo spettacolo nello spettacolo. Lo spagnolismo del titolo, incistato nell’idioma partenopeo dal quale proviene, già di per sé rende l’idea di come questo lavoro rappresenti un viaggio interiore tra i meandri infernali di terribili traumi vissuti nell’infanzia. Sotto la grotta si nascondono, infatti, i segreti inaccettabili per la morale dominante, le cose di cui si preferisce non sapere, non conoscere, non capire, i momenti di violenza psicologica, prima ancora che fisica, che si continuano ipocritamente a rifiutare. |